Il Datagate ancora una volta è all’origine di una revisione. La Presidente brasiliana Dilma Rousseff scaglia la prima pietra contro il dominio americano dell’impero on-line.
Il summit Net Mundial 2014 tenutosi a Sao Paolo dal 23 Aprile a ieri notte è stato un non-stop di proposte e dichiarazioni da tutti i paesi del mondo (o quasi): tutti pronti a contribuire alla stesura del testo finale per l’IG, l’Internet Governance. In fila, separati, hanno preso la parola le delegazioni governative, i rappresentanti aziendali e la società civile.
Gli interessi a dir poco divergono, non solo da un paese all’altro, dalla Russia agli USA, dalla Francia a Cuba, ma anche da una categoria all’altra, dal pubblico al privato.
L’idea ambiziosa di una “magna carta” di internet vuole essere una prima bozza verso uno standard globale.
Prima ancora che inizi il vertice, Wikileaks e La Quadrature avvertono che a Sao Paolo non ci saranno cambiamenti. Il cyberattivista francese Jeremy Zimmermam lancia il concetto di “Internet Bene Comune” proprio come l’acqua. Assange fa un’apparizione in streaming nel dibattito laterale Arena, critica il forum brasiliano partendo da un’analisi della terminologia ufficiale. Il giornalista antisorveglianza Appelbaum si mette invece in fila per rivendicare la paternità di Snowden e chiede di menzionarlo nel testo ufficiale.
Snowden c’è ovviamente, tra le righe, ma non viene menzionato da Dilma Rousseff nel suo discorso di apertura. Non lo nomina nessun governo. Il compito è lasciato alla società civile, e Snowden tutt’al più spunta su qualche manifesto per protesta.
Nessuna riabilitazione ancora, ma piano piano i tempi maturano. Ecco perché Snowden è molto cauto quanto ad apparizioni, non fa passi falsi, non ostacola la lenta (ma sicura) assoluzione.
A quanto pare un’apparizione con Putin è meno grave di una al Net Mundial.
Comunque, nonostante i contenziosi, ieri notte esce il rapporto finale del summit: 11 pagine lette con molta solennità dagli organizzatori. Incorporati i termini trasparenza, apertura e privacy ormai più che consensuali. Assente la formula voluta dagli attivisti: net neutrality. Ma era prevedibile, nel forum si tratta pur sempre di governare internet, il principio è chiaro.
I disaccordi quindi sono la facciata di una stessa battaglia, principalmente commerciale, che punta alla fine del monopolio statunitense e alla spartizione internazionale di internet. Tutti vogliono una fetta, avanti con la territorializzazione di internet. In politichese si dice “gestione multilaterale”.
Sul tavolo però resta l’arcano della partecipazione italiana, ufficializzata all’ultimo ieri (e solo dopo sollecitazione) dal MISE su Twitter qualche ora prima dell’intervento tardivo della rappresentante Maura Gambassi. Travolti dalla burocrazia? O profilo basso? Chissà, ma la Francia (con Axelle Lemaire) era presente già dai discorsi d’inaugurazione, nazione sempre battagliera sul fronte del copyright.
All’asse per ora tutto simbolico Dilma Roussef-Angela Merkel (ovvero Brasile-Germania) sul futuro di internet, possiamo aggiungere la grintosa Neelie Kroes della Commissione Europea figura della coordinazione europea: tre Iron Ladies dell’internet multilaterale?