Nei panni di una rossaHo provato Happn, e voi?

Dicesi serendipità "la fortuna di fare felici scoperte per caso, così come il trovare una cosa non cercata e imprevista mentre se ne stava cercando un’altra". A coniare il termine è stato Horace Wa...

Dicesi serendipità “la fortuna di fare felici scoperte per caso, così come il trovare una cosa non cercata e imprevista mentre se ne stava cercando un’altra”. A coniare il termine è stato Horace Walpole nel XVIII secolo.

Ad esempio passeggiare un sabato mattina nel proprio quartiere e intravedere la nostra potenziale anima gemella intenta a bere un cappuccino sfogliando il Corriere nel bar davanti al quale passiamo ogni giorno.

Che fare? Tornare indietro e ordinare espresso e brioche?

Certo che no: le coincidenze non andrebbero mai forzate, se devono accadere lo fanno da sole.

Puoi sperare fino all’ultimo che quel bel moro nel tuo stesso vagone della metro scenda alla tua fermata, ma quando si alza perché deve scendere a Cadorna anziché  a Cairoli, inutile pensare anche solo per un istante di seguirlo. C’est la vie.

Oggi, però, abbiamo la chance di arrivare con la tecnologia laddove il fato non ci fa andare.

Dimentichiamo Meetic, Match, Ok Cupid.

Dimentichiamo anche le più peccaminose Gleeden e Tinder.

Badoo? Preistoria.

E’ Happn la dating app più nuova. E’ appena arrivata in Italia, dopo il lancio a Parigi nel marzo 2014 e il successo ottenuto già a Barcellona, Madrid, New York e Londra. 

L’obiettivo è quello di permettere di ritrovare le persone interessanti che quotidianamente incrociamo in giro. Insomma: non  perdere più un colpo (di fulmine).


Happn, la nuova app per ritrovare chi incroci per strada

I dati dello scorso dicembre vedevano l’app utilizzata da 200.000 persone ogni giorno, a fronte di oltre un milione di utenti registrati. I tre fondatori, i francesi  Didier Rappaport , Fabien Cohen e Antony Cohen, in meno di un anno hanno moltiplicato gli investimenti e progettano di lanciare Happn ogni mese in tre nuove città. Oggi lavorano all’app 25 persone. 

Ho provato Happn, per capire se davvero avesse potenzialità così innovative o se invece non fosse una sòla ben markettizzata.

La prima curiosità era capire come funzionasse il riconoscimento.

Per ritrovare il mio vicino mattiniero dovrei forse tornare indietro e metterlo a fuoco di nascosto con la fotocamera dell’Iphone?

La seconda e consequenziale curiosità era capire se anch’io fossi potenzialmente identificabile da chiunque incrociassi per strada.

Niente di tutto ciò, come sospettavo: si cerca e si trova solo il popolo di Happn. Niente foto scattate di soppiatto a maschi da identificare, né timore di venire ‘schedati’ a nostra insaputa.

L’app richiede il permesso di geolocalizzarci e ci presenta i profili delle persone che passano nei nostri stessi luoghi nel nostro stesso momento, in un raggio di azione di 500 metri (praticamente l’estensione di un isolato).

Esempio: vedo il profilo di Edoardo, 35 anni, architetto, incontrato vicino a via Pontaccio oggi alle 10.07.

L’età degli iscritti a Milano (ma i dati sono simili anche per le altre città) è abbastanza bassa, pochi sono sopra i 40 anni.

Come in Tinder, in Happn ci si collega obbligatoriamente con Facebook, per evitare fake: nessuno può però accedere al nostro profilo Facebook né vedere niente a meno che noi non scegliamo esplicitamente di condividerlo (amici, interessi etc).

La maggioranza degli iscritti pubblica una o più foto, la propria posizione lavorativa o l’azienda per cui lavora. 

Gli inizi non sono incoraggianti, nonostante tante faccette carine che fanno capolino nella home: ricevo uno ‘charm’ da un personaggio improbabile, harley rider  tutto tatuaggi e catene. 

Lo charm è un po’ come la vecchia wink: si manda per mostrare esplicitamente il proprio interesse. Altrimenti si può mettere un like (un cuore) a un profilo: in tal caso, la persona saprà del nostro like se metterà un like a sua volta al nostro profilo. In caso di reciprocità, si può iniziare una conversazione.

Per testare il terreno e vedere se la situazione si dinamizza mando un po’ di charm io per prima.  A questo punto cominciano a messaggiarmi alcune persone vagamente interessanti. Andrea, il profilo che apparentemente mi sembra più in linea con i miei interessi, mi dice che è un buon conversatore ma che è pessimo con i messaggi, e mi invita a conversare davanti a un bicchiere di vino. Dico che stasera non posso.

Poi mi scrive Marco, 40 anni, fotografo. Belle foto, cavalletto piantato in luoghi esotici, citazioni appealing. Mi chiede di cosa scrivo, gli chiedo cosa fotografa, mi dice dei viaggi che sta organizzando. 

Sono onesta: dico che sto conducendo un esperimento antropologico (e ci tengo a specificare qua che i nomi citati sono inventati).

Poi faccio log out e mi metto a scrivere questo post, sospendendo il giudizio. Penso però con curiosità a chi mi proporrebbe Happn se non lo stessi utilizzando in pieno centro a Milano, ma piuttosto in un paesino sperduto nella campagna toscana…

Se anche voi volete vedere cosa succede con Happn, la potete trovare qui:

https://www.happn.fr/it/

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