MarginiIl Natale di casa Cupiello

Leggo che in atto una polemica sulla opportunità dell'ostensione del Greppio natalizio. Dico quello che penso. Non è questione di identità sbandierata come escludente. È questione di tradizione,...

Leggo che in atto una polemica sulla opportunità dell’ostensione del Greppio natalizio.

Dico quello che penso.

Non è questione di identità sbandierata come escludente.

È questione di tradizione, calore, simbologia. Noi siamo un paese culturalmente cattolico e quindi (secondo etimologia) universalista: il Natale significa famiglia, calore, dono reciproco, ospitalità.

Se temessimo che la nostra cultura umanista fosse escludente, non dovremmo insegnare i tre quarti dei programmi scolastici. Né Dante, né Giotto, né Michelangelo, né Pascal né Newton, né Manzoni, e neppure Leopardi, il cui rifiuto della religiosità non si comprenderebbe se non in relazione all’opposizione distintiva in cui si situa.

Quando si ospita qualcuno a casa sua si dà il meglio del proprio corredo, ci si presenta così come si è. Dunque nessuna paura.

Oltretutto, se vogliamo essere veramente filologici, nell’iconografia del Natale ci sono i re Magi, sicuramente pagani che rendono omaggio al profugo, al povero, al semplice, al rifugiato, Gesù il figlio dell’Uomo.

Colgo l’occasione per significare la mia tristezza per la morte di Luca de Filippo, ultimo di una grande progenie di artisti che hanno onorato la nostra cultura. Ricordo i molti natali passati in famiglia attorno al desco famigliare, e coronati dalla visione della bellissima opera di Eduardo.

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