GloβKentridge, murales sul Tevere che deride Roma

La settimana prossima sarà quella di William Kentridge a Roma. L’artista americano di origine sudafricana moltiplicherà gli incontri pubblici in varie istituzioni romane prima dell’inaugurazione, i...

La settimana prossima sarà quella di William Kentridge a Roma. L’artista americano di origine sudafricana moltiplicherà gli incontri pubblici in varie istituzioni romane prima dell’inaugurazione, il 21 Aprile, del monumentale fregio appena completato sul Tevere. Ottanta grandi figure, scontornate con l’idropulitura, rappresentanti la Storia Romana faranno da sfondo allo spettacolo musicale Triumphs & Laments, unico grande evento artistico previsto nella capitale durante il Giubileo Straordinario e prima delle elezioni amministrative.

Ieri Kentridge ha accolto il ministro Franceschini sul lungotevere per una visita guidata. “E’ come se Marco Aurelio, Pasolini, Remo, Arnaldo da Brescia e Giordano Bruno fossero qui riuniti in conversazione”, così Kentridge spiega in anteprima il suo lavoro a Franceschini nel video del Messaggero.

Fra le figure scelte arbitrariamente da Kentridge per rappresentare la Storia Romana, ci sono anche in ordine non cronologico Cicerone, Giulio Cesare, Mussolini, i corpi morti di Aldo Moro e Pasolini, una Anna Magnani morente tratta dal film capolavoro di Rossellini, la coppia felliniana Marcello Mastroianni e Anita Ekberg finiti in una vasca da bagno invece che nella Fontana di Trevi. Una celebrazione piuttosto carnevalesca e beffarda della Storia di Roma interrotta agli anni Settanta. Dopo c’è Tangentopoli e Mafia Capitale, Storia recente ancora tutta da assimilare.

La lista completa delle figure non sempre riconoscibili sarà rivelata durante la conferenza stampa al Campidoglio fra pochi giorni ma intanto, su quel tratto di Tevere stretto tra il Cupolone di San Pietro e la grande Sinagoga del Ghetto, spicca una menorah, simbolo religioso ebreo ben riconoscibile fra vittorie alate, cavalli e carri, papi e lupe romane scarnificate, con il sostegno dell’Ambasciata americana e l’autorizzazione della Sovrintendenza capitolina.

Provate a chiedere al Comune di Roma come e perché è stato sbloccato il progetto di Kentridge adesso, cos’è cambiato dopo dieci anni di veto, vi diranno di scrivere al sovrintendente in persona non prima di dissuadervi dall’interessarvi a questioni amministrative giacché ormai il progetto è stato approvato.

Diffidate quindi dall’appellativo “street art” che oscilla (spesso per convenienza) tra legale e illegale: il murales di Kentridge sul Tevere è arte pubblica in piena regola poiché in questo caso ha ottenuto i permessi prima della realizzazione – e non dopo, come molte operazioni di street art.

Kentridge avrà e ha già l’onore esclusivo di avere il Tevere nel suo punto più strategico come vetrina (una prima), oltre a una piccola mostra al Maxxi in parallelo. Ma come s’inserisce il lavoro di Kentridge nell’identità artistica e la valenza storica di Roma? A prescindere dalla popolarità di Kentridge, vi sono forti indizi che la fretta di aprire – o di forzare? – l’amministrazione del fin qui tutelato Centro Storico di Roma non sia preceduta da una chiara politica culturale.

Raja El Fani

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