Non è contestabile “a priori” un tecnico che non ha mai avuto un incarico amministrativo, ditelo ad Artribune che ricatta preventivamente Virginia Raggi sulla probabile scelta di Tomaso Montanari come assessore alla cultura di Roma. Contestabili – e quasi sempre impresentabili – sono invece quelli non tutti esperti promossi fin qui dai partiti tradizionali ed esauriti come il PD.
Altra cosa che non coglie Artribune: il dilettantismo dei grillini come quello della Raggi è l’unico principio e la vera forza del M5S, non il suo punto debole. Il movimento 5 Stelle non può e non deve avere idee, né politiche né tantomeno culturali, perché è un movimento (per ora) di cittadini indubbiamente – guaio a chi non lo è – sconosciuti e inesperti, e perciò garanti della ripresa del sistema attualmente bloccato dalla politica.
La validità del M5S non è da cercare nei contenuti, si propone anzi precisamente come contenitore vuoto per disinfestare l’amministrazione. Finita l’epoca dei commissari, messi simbolicamente a mo’ di deterrente nelle grandi opere pubbliche (che dovevano profittare a tutto il territorio) come l’Expo 2015 di Milano. L’immane corruzione, ormai tutt’una con il sistema italiano, non va limitata ma azzerata. È questa l’utilità del M5S oggi.
Tutti gli esperti culturali e perfino gli investitori devono subito sospendere ogni schieramento a Destra o a Sinistra e accettare gli incarichi del M5S, rendersi reperibili e disponibili. Soltanto loro, gli esperti, i tecnici, in base sì alle loro competenze, avranno il compito di effettuare (non più rappresentare o incarnare come prestanomi) servizi politici occasionali, come un lavoro a progetto non come poltrona, tutto a tempo determinato e per di più a breve termine. Solo così il movimento (l’unica avanguardia italiana oggi) evolverà: accogliendo competenze, non simulandole.
L’unica cosa che renderebbe Tomaso Montanari vulnerabile è il suo legame con la figura istituzionale Settis probabilmente all’origine del suo silenzio stampa sul murales di Kentridge sul lungotevere, una polemica che non può non aver toccato il direttorio romano del M5S. Nonostante sia sceso in piazza insieme a Montanari contro la riforma Franceschini, Settis faceva parte della commissione che ha approvato la realizzazione del murales sul Tevere. Come difensore dei monumenti e degli spazi pubblici, Montanari deve sciogliere la riserva su Kentridge prima del ballottaggio. Virginia Raggi ne guadagnerebbe in credibilità.
Raja El Fani