La bozza del disegno di legge bipartisan presentato al Senato sulla repressione delle notizie false, delle “fake news”, frutto della nuova era della “post verità” va nella direzione sbagliata.
Al di là del fatto che si occupa solo di quello che succede sul web – perchè sui giornali cartacei non ci sono mai fake news? – ma si parla di notizia “falsa, esagerata e tendenziosa” o di “champagne d’odio”.
Chi si ergerà a giudice delle notizie sul web? Chi sarà il giudice a decretare che una notizia è esagerata? Le multe previste non sono banali, fino a 10.000 euro, oltre qualche anno di carcere.
Il presidente della Camera Laura Boldrini ha firmato un appello #bastabufale contro le false notizie. Ha raccolto oltre 11mila firme sul sito www.bastabufale.it
Lappello, però, è diretto a migliorare la consapevolezza dei cittadini: “Credo – aggiunge Boldrini – che prima di adottare soluzioni legislative si debba dare ai cittadini l’opportunità di prendere coscienza del problema e fornire loro gli strumenti per agire”.
La soluzione legislativa non è quella giusta. Non desideriamo alcun tribunali del popolo. Come dice Boldrini, “il web stesso dimostra di poter sviluppare anticorpi per reagire e contrastare il fenomeno dell’hate speech“.
In tanti agiscono sulla rete di puro istinto. Non si rendono conto delle conseguenze delle loro azioni, della forza della parola. Il sociologo Alessandro Rosina sostiene che “un gruppo, seppur minoritario, di utenti social non abbia consapevolezza delle insidie che il web nasconde, non sappia formulare un giudizio critic e viva in modo deresponsabilizzato la sua presenza in rete”.
Nell’ottobre del 1944, sul Corriere della Sera, Luigi Einaudi, – straordinario statista, governatore della Banca d’Italia dal 1945 al 1948 – scrisse parole mirabili sull’obiettività del giornalista: “Esiste invero un solo criterio per giudicare se una affermazione o un principio o una notizia sia vera o falsa: la libertà di contraddirla. Chi afferma che può esistere un giudice delle verità, della tendenziosità, della capziosità, afferma necessariamente, trattandosi di sinonimi, che è lecita la censura della stampa. Dobbiamo dunque rassegnarci alle notizie tendenziose, se non apertamente false ed ai commenti capziosi, se non dichiaratamente calunniosi? Ebbene sì. La tendenziosità e la capziosità sono inevitabili in ogni notizia ed in ogni commento o giudizio. Chi si lagna della infedeltà dei rendiconti (giornalistici) dimostra di essere un uomo di cattivo gusto. Nove volte su dieci è un esibizionista, il quale pretenderebbe che i giornali si occupassero di luii e dei suoi cosiddetti pensieri, sebbene egli sia sia il signor “nessuno” ed i suoi pensamenti siano rifriggiture mal digerite”.
Avete inteso?