Torino, inverno 2011. Mentre in città si festeggia il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, uno spietato killer sceglie i musei cittadini come teatro per i suoi crimini. È il commissario Moretti a dare il via alle indagini. I sospetti si indirizzano subito su alcuni gruppi di meridionalisti e neo-borbonici dell’ultima ora, scatenatisi con tutta la loro ferocia sui social contro chi, da sempre, li addita come criminali. Ben presto si comprenderà che nulla è come sembra e l’atmosfera cupa diverrà ancora più impenetrabile alla scomparsa di un diario appartenuto all’antropologo Lombroso, nel quale lo scienziato era solito narrare le sue esperienze nel campo dell’occulto. Dipanandosi fra le suggestive vie della città sabauda, come in un lungo piano-sequenza cinematografico, Il diario Lombroso e il killer dei musei è un complesso thriller dal ritmo incalzante e coinvolgente, dalle mille sfumature scientifiche e filosofiche, che lascerà il lettore disorientato, senza fiato, fino all’ultima pagina.
Non poteva che essere un autore come Enzo Orlando, laureato in Architettura a Napoli e che si occupa di edilizia sportiva per il capoluogo piemontese, a raccontarci i mille volti di una Torino così magica e suggestiva, a partire dalla sua stessa urbanistica, dalle sue strade, dai suoi edifici e dalla Storia che ogni angolo della città, anche quello apparentemente più comune, contiene. La Torino di Orlando, infatti, non è un palcoscenico bidimensionale legato solo ad un glorioso passato di ricrescita economica e di boom dell’industria automobilistica, ma una vera e propria protagonista tridimensionale, ricca di sfumature. La “città magica”, così chiamata per la sua appartenenza ai vertici del triangolo della magia bianca assieme alle città di Praga e Lione, viene quasi vivisezionata dall’autore in tutte le sue affascinanti ed oscure leggende massoniche ed esoteriche tramandate nei secoli. La penna di Orlando affascina dalle prime pagine pagine e ci permette di immergerci, senza esitare, nel pittoresco folklore di una città unica.
Attraverso la piacevole dialettica dell’autore, mai boriosa ma sempre vicina, quasi amica, veniamo condotti per mano tra misteri e confronti umani tra mondi diametralmente opposti, come nel caso dell’agente scelto Luca Brero, torinese, e di Simone La Guardia, agente di Salerno da poco trasferitosi. Il Museo Lombroso o quello Risorgimentale sembrano quasi prendere vita attorno a noi, così come il commissario Moretti e la sua squadra: la storia ha un preciso timbro cinematografico nelle descrizioni, nei dialoghi taglienti ed incalzanti, nella scrittura fortemente evocativa.
Eppure, come dicevamo, Il diario Lombroso e il killer dei musei (Bonfirraro Editore) non è solo un giallo, non è solo un segreto, non è solo un mistero: tra le colonne portanti della storia, infatti, oltre alla voce maestosa di Torino, ciò che colpisce è l’indagine sull’Umanità. Alle volte integerrima, altre volte un po’ anacronistica, altre volte ancora incomprensibile, in alcuni casi perfino misera e tremendamente piccola. Nella storia di Orlando c’è tanta attualità, c’è tanto scontro sociale: un po’ come con i personaggi in movimento di Honoré de Balzac, l’autore studia e ci racconta con curiosità dell’essere umano, dei suoi sentimenti, dei suoi punti di rottura e dell’immenso “insieme di figure, di passioni, di eventi”, insomma, che è la Vita.