PromemoriaLa manovra del popolo: e debito sia

Nella sfida del Duo Salvini-Di Maio contro il prudente ministro dell’economia Tria vincono i primi, quindi si alza l’asticella del deficit rischioso per i prossimi anni. Tutto si può dire del gover...

Nella sfida del Duo Salvini-Di Maio contro il prudente ministro dell’economia Tria vincono i primi, quindi si alza l’asticella del deficit rischioso per i prossimi anni. Tutto si può dire del governo gialloverde tranne che non abbia avuto coraggio – e a questo punto la responsabilità è di tutto l’esecutivo.

L’aggiornamento del documento di economia e finanza, propedeutico alla manovra di bilancio varca la soglia dell’azzardo e sfida Bruxelles a bollinare una legge di stabilità ambigua, per usare un eufemismo.

Provando con grande fatica a vederla nel modo più asettico possibile, la politica economica dell’esecutivo pentaleghista gioca su un potenziale distinguo rispetto agli anni precedenti e che assume i tratti di una svolta realmente “sovranista”: facciamo il deficit che vogliamo, abbiamo una ricetta tutta nostra e guai a chi parla se no sguinzaglio il Casalino di turno e ti rovino l’esistenza, brutto pezzo di m…. di competente in materia.

Ma finché siamo nella favola dell’autarchia, in questa finta narrazione dell’autosufficienza etica, economica e geopolitica nella quale l’attuale compagine di governo ci ha imprigionato il nostro paese può continuare semi-drogato dai sogni nella sua notte da leoni, come tanti lucignolo nell’euforia del paese dei balocchi. Non oso immaginare cosa accadrà se grazie a questo esecutivo e dopo aver dato credito messianico ai numeri strombazzati da Di Maio dal balcone di Palazzo Chigi (con tanto di attivisti cinquestelle al grido di Osanna, Osanna…) ci sveglieremo tutti come asini, sempre citando Collodi.

Sì perché si è passati dalle decine di miliardi da togliere ai vitalizi, ai poteri forti e altri ancora sparati a caso (del resto pensano che gli italiani sono ormai analfabeti funzionali, no?) alla vittoria della manovra del popolo costruita su altro prestito, altri soldi che non abbiamo e non per colpa dei governi precedenti. Non li abbiamo da molti anni, viviamo al di sopra delle nostre possibilità senza crescita, senza investimenti seri e di lungo periodo, senza un soldo per i giovani il merito e la competenza nell’istruzione e nella ricerca ma solo soldi (in deficit) per pensioni, ceto medio o sgravi a pioggia e oltretutto scriteriati. Da ieri sera, il cambiamento (sperato) si infrange nel più becero tentativo di fare cassa elettorale realizzando le promesse scaricando il debito sullo stesso popolo che si voleva risollevare. Una roba così demenziale, di una mediocrità così grossolana che si rimpiangono tutti i precedenti governi delle repubbliche di una volta poichè l’aggravante dell’arroganza pseudo-rivoluzionaria di questo esecutivo rasenta l’insulto all’oggettività dei numeri, alla totale scarsità di analisi economica, alla mai pervenuta presenza di spessore e buonsenso politico.

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Lo scaricabarile sull’Europa – peraltro non esente da responsabilità, anzi di tutta questo caos ne è in qualche modo la causa – è un’atteggiamento indecente, così come l’antifona dei guai del passato è inaccettabile. Con queste misure coloro che governano ci stanno portando al default per uno stoicismo stolto per cui si presume di poter fare a meno dei demoniaci “mercati” che poi altro non sono che il network di denaro prestato, ricevuto e che fluisce fino alla nostra vita reale (mutui, stipendi, investimenti etc ).

Sarebbe stato più onesto fare scelte radicali ma per leve differenti e non saziare la bulimia di promesse contraddittorie per definizione ma messe insieme solo per il gusto di farlo anche se facendo un deficit che non possiamo permetterci. E in questo gli ultimi governi di centrosinistra hanno la loro grave responsabilità se leggiamo alla voce debito pubblico che certamente non è mai sceso quando erano in campo. Ma da qui alla ubriacatura con i soldi degli altri ce ne passa e lancio (modestamente) una sfida al pensiero critico degli italiani i quali – dice la vulgata – sono più intelligenti di quanto si dica. Ebbene, leggiamo i numeri di questa potenziale manovra e magari fuggiamo dal paese dei balocchi prima che sia troppo tardi.

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