Non oso immaginare i tormenti dei cittadini (e gli elettori stessi di lega e cinquestelle) che devono sentire al mattino lo sparo di una promessa mirabolante e magari prima del tramonto il rinculo del colpo, ossia l’esatto contrario di quanto dichiarato in neanche un giro di sole, direbbe un poeta all’epoca dell’Alighieri (Dante per i grillini).
Tutto questo fa molta tenerezza pensando ai vari Di Maio, Salvini, Toninelli (gulp) e tutta la compagine dell’attuale governo poichè negli annali dei palazzi pagani del potere si è sempre narrato di manine malefiche, emendamenti che vanno e vengono come fantasmi; così come gli spifferi, i retroscena e le veline inviate ai giornali (adesso si mandano i “vocali” di Casalino) sappiamo che sono sempre esistiti per quanto deprecabili, fastidiosi. E poi in politica la bugia coesiste con la verità e spesso tendiamo a confonderle. Ma – perdonate un sano cinismo macchiavellico – in tutto ci vuole arte ed eleganza sopratutto nell’esercizio del potere. Sia chiaro, nessun elogio di queste manovrine del cosiddetto palazzo ma neanche avere quella finta ipocrisia delle vergini inesperte perchè non è credibile.
La qualità infatti di chi governa prendendo le redini di un paese sta proprio in questo sguazzare (per citare la profezia non realizzata dei grillini) nell’olio della scatoletta di tonno, e gestire con polso le questioni di una nazione; cose che la maggioranza di oggi fa fatica per un evidente deficit di competenza e una non sufficiente capacità di costruire negoziazioni, di intessere legami e magari arrivare a compromessi al rialzo sempre in ordine agli obiettivi prefissati.
Ma non è solamente una questione stilistica poiché quando si governa metodo e merito sono anzitutto interconessi, e perchè si premono i pulsanti della macchina e dunque non si è più in modalità gne-gne-gne. Governare è più complicato, è servizio di responsabilità per tutti i cittadini e poi – nel caso del potere esecutivo – ciò vuol dire essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della Nazione così come recita la formula di giuramento al Quirinale. E mi chiedo: questo governo sapeva della gravità di tale ufficio? Sapeva di quanto bisogna collaborare con altri poteri dello Stato a tal scopo?
Da qui parte l’Interessante prospettiva su cui avviare un dibattito per quanto si va procedendo per la tecnica retorica mutuata dalla tradizione musicale chiamata la litania ostinata, attraverso la quale ad ogni pensiero critico di entità garanti si risponde loro tacciandoli per forza di opposizione ( che sia l’inps oppure i tecnici dei ministeri, banca d’italia e non parliamo degli organismi economici internazionali). E tuttavia la sostanza delle cose fatte è che per stare alla prossima manovra economica, essa è composta (come l’acqua per il corpo umano) da una percentuale alta di condoni fiscali a chi ha evaso le tasse. Sussidi a chi non ha voglia di lavorare, né tantomeno di spostarsi da casa per cercare un lavoro. Carezze ai comuni coi bilanci in rosso. Tagli lineari alla spesa pubblica. Non un euro in scuola, cultura, tutela dell’ambiente, economia circolare, innovazione sociale.
Ma se provi a scriverlo, parte il merdone fotonico della rappresaglia contro i poteri forti, la critica menzognera. Le cose stanno così?
Non tutto il sistema paese si identifica con il governo tant’è che Sabino Cassese ha scritto recentemente che si può commette l’errore clamoroso di confondere il governo con lo stato nella sua complessa rete di poteri e contropoteri. Oltrettuto queste dinamiche squisitamente democratiche sono spesso la causa dell’alternanza di governo e del cambio di maggioranze, cosa che Di Maio e Salvini non dovrebbero mai dimenticare quando erano oppositori del centrosinistra. Entrambi poi sono vicepremier di un governo dalla natura contrattuale, nato dopo le elezioni e dalla sommatoria di elettorati diametralmente diversi e quindi di che parlano? Porebbero avere più rispetto e controllo di sè?
Ciò detto, prima di sfottere il presidente della commissione europea Jean Claude Juncker (oramai leader uscente e poco ricordato nel futuro) il governo rischia una sorta di ubriacatura del potere spacciata per sobria ebbrezza, una sorta di ipetrofia dell’autostima e delle proprie forze a causa della quale si perde il senso del reale e dei propri limiti. Per questo motivo gli osservatori (tanti) consigliano gli attuali leader a non alzare il gomito della loro presunzione e la prudenza in politica non è mai troppa.
Ci ricordiamo l’annuncite di Renzi così criticata dai cinquestelle? Ebbene, se leggete il primo bilancio del detto-e-contraddetto di Luigi Di Maio in questi primi mesi c’è da rimanere stupiti per la grossolanità del personaggio. Sulla gaffes di Toninelli basta Crozza mentre per Salvini i tetti di Roma vengono espropriati ai condomini e i cittadini della capitale rischiano di trovarselo in cucina a fare live contro qualcuno.
Dai miei alunni sento dire spesso l’spressione brutale “ma stai fuori”? e la cosa mi diverte perchè è come se avessi implicitamente chiesto loro – evocando una hit di anni fa – quel “dammi tre parole” per capire questo tempo.
Ebbene la sintesi è una domanda semplice: questi stanno fuori?