Il lutto è uno squarcio buio che, prima o poi, si apre in tutte le nostre vite. Come lo si affronta? Come si addomestica il dolore mentre la vita, roboante, ci investe di nuovo? Non esiste ricetta sentimentale cui attenersi. Gli ingredienti che le persone mettono in gioco sono diversi e il modo in cui si mescolano nella fragile pentola della quotidianità non è sempre uguale. Quelli con la scorza dura, anche con la morte che li lambisce, rispondono a muso duro, anche se magari dentro hanno un tumulto di emozioni. Chi è fragile si porta ovunque il viso impastato di lacrime e muco, ma neanche si accorge del barlume di forza che si irrobustisce a ogni uggiolio di dolore espulso.
Non dà quindi risposte univoche “Sorry For Your Loss”, una delle prime scripted-series di Facebook Watch, il canale di video-sharing e streaming legato al social network più popolare che la trasmette dal 18 settembre.
“Sorry For Your Loss” racconta la fatica che fa Leigh (Elizabeth Olsen) per accettare la morte del marito. Una morte che sulle prime appare metabolizzata, scesa, nell’ingorgo della coscienza, appena sotto la superficie dei dolori sopiti, ma che invece fa sentire i suoi effetti non appena un fumetto rispunta dal passato, non appena il cellulare bloccato getta una luce di mistero sulla vita che fu.
“Sorry For Your Loss” da brava serie moderna non si abbandona al fascino retrò del racconto lineare. Si parte dal nero pece del lutto e si risale verso la vita felice di un tempo, che prima viene elargita a spizzichi, in un affacciarsi timido e rispettoso in un’intimità calda e vivace, e che poi guadagna più terreno, fino a episodi interi, delineando meglio il compianto marito nel suo essere impacciato, nella sua lotta alla depressione, nella sfiducia nelle proprie capacità, nel suo arrendersi alle contingenze.
Più ci addentriamo in quel fascinoso puzzle che è la psiche di Matt (Mamoudou Athie) – man mano che viene rammemorata o disvelata a Leigh – più la sua morte, di cui nulla ci viene detto all’inizio, acquista i caratteri dell’enigma: l’incidente d’auto è stato una fatalità o nella morsa a tenaglia della depressione Matt ha deciso di cancellarsi col dolore anche la vita?
La serie, che fa eco alle nostre realtà, non sembra intenzionata ad assegnare risposte. La protagonista non conoscerà mai la verità. Noi non conosceremo mai la verità. Tutto quel che Leigh può fare è dare una forma al dolore che le permetta di trovare l’incastro perfetto con le sofferenze passate e future e rimettersi in cammino sulla strada perigliosa e accidentata del domani.
“Sorry For Your Loss” vive di sola scrittura. La regia è minimale. Serve solo a dare una cornice di credibilità al pacchetto intero. La responsabilità della storia pesa quasi totalmente sulle spalle di Kit Steinkellner, alla prima esperienza da showrunner. E’ lei che predispone i vicoli ciechi in cui la protagonista si tuffa e che dissemina luccicori di quieta, tiepida, felicità sulla strada verso la stabilità. E’ lei che nel ricco comparto di personaggi opera la matematica dei sentimenti, bilanciando ed equilibrando: aggiunge la nota di comicità attraverso la mamma eccentrica e dà spessore a quel personaggio secondario mettendogli addosso una lacrima e un aneddoto inatteso sul povero Matt.
“Sorry For Your Loss”, pur visitando gli angoli bui della nostra anima, pur scandagliando ogni anfratto del trauma senza mai offrire traccia di soluzioni, è un romanzo leggero e delicato. E’ una ricerca, puntata dopo puntata, del modo meno indolore per restare aggrappato alla vita. E’ un cocciuto, salubre attaccamento alla tragica bellezza del vivere cotidie. E’ la vita che chiama quando sotto si apre un burrone. E allora che si fa? Si vive o ci si butta? Niente risposte. Sorry.