Bce, l’Egitto spaventa più dell’inflazione

Bce, l’Egitto spaventa più dell’inflazione

Tutto sotto controllo. Jean-Claude Trichet ha affermato che i tassi dell’area euro sono ancora “adeguati” e, anche se vi sono «pressioni al rialzo di breve termine», la Banca centrale europea continua ad aspettarsi stabilità dei prezzi nel medio termine. Niente rialzi a breve, dunque, anche se l’inflazione si manterrà sopra il 2% per gran parte del 2011. A preoccupare di più i vertici dell’istituto comunitario sono le tensioni in Egitto, che potrebbero avere un impatto rialzista sui prezzi petroliferi. Rigettata con fermezza dal numero uno di Eurotower anche l’ipotesi di una crisi dell’euro che, ha specificato Trichet, «come valuta ha assicurato stabilità per un decennio». Il presidente della Bce ha auspicato, in conclusione, un’ampiezza di utilizzo maggiore per il fondo permanente salva-stati, alla vigilia della discussione prevista per domani al Consiglio Europeo.

Il rialzo dei prezzi nell’Eurozona sta mutando l’atteggiamento delle autorità monetarie. Dopo il dato flash di gennaio, +2,4% su base annua, l’inflazione ha riconquistato i suoi spazi nel dibattito all’interno della Bce. Nell’ultimo bollettino economico, si è evidenziato come «nell’attuale scenario congiunturale i rischi per le prospettive di inflazione di medio periodo rimangono bilanciati ma potrebbero orientarsi verso l’alto». In altre parole, i pericoli non mancano. Inoltre, ha destato stupore la performance dei prezzi in Germania nel mese di dicembre. Il dato finale, più 1,9% anno su anno, rappresenta il più ampio incremento dall’ottobre 2008. La fiammata non è passata inosservata e sarà cruciale la riunione odierna per capire che direzione vorrà intraprendere Trichet.

A rincarare la dose ci ha pensato Lorenzo Bini Smaghi, membro del board della Bce. Secondo l’economista italiano, «l’aumento dell’inflazione globale non può essere ancora ignorato a lungo». I driver di questa tendenza sono due: i prezzi delle commodity e quelli del comparto energetico. L’analisi proposta da Credit Suisse nei giorni scorsi lascia poco spazio all’ottimismo. «L’Europa continua a ignorare il rischio inflazione, sebbene i valori dei prezzi al consumo siano in rialzo negli ultimi due mesi e il tasso d’interesse di riferimento sia fermo all’1% dal luglio 2009», spiegano gli analisti della banca elvetica. Nonostante ciò, nessun rialzo dei tassi è previsto per i prossimi tre mesi. «È improbabile un aumento dei tassi in questo periodo, anche se non è possibile escluderlo a partire da maggio», continua la nota di Credit Suisse. Ma c’è poi un ulteriore trend che non può essere tralasciato.

La liquidità iniettata nel sistema dalla Bce dal crollo di Lehman Brothers, settembre 2008, a oggi continua a preoccupare i vertici dell’Eurotower. Del resto non accenna a diminuire l’aggregato monetario M3, comprendente il circolante, fondi, depositi a vista, a termine, monetari e depositi all’estero. In dicembre la massa è cresciuta dell’1,7% su base annua, una leggera flessione rispetto al dato di novembre, più 2,1 per cento. Il drenaggio della liquidità in eccesso non è ancora iniziato e iniziano a sentirsi i risvolti negativi di ciò. In un recente report Morgan Stanley ha sottolineato che «la mole di stimoli forniti dalla Bce all’Eurozona rischiano di peggiorare le previsioni sull’inflazione nel caso non fossero completamente ritirati nel corso del 2011». Difficile però che le operazioni straordinarie di Francoforte possano esaurirsi prima della fine dell’anno.

Tuttavia, non sembra questo il principale focus della Bce. Nei giorni scorsi, Bini Smaghi aveva affermato che la Bce avrebbe potuto «rivedere al rialzo i target del tasso di inflazione, considerando l’aumento dei prezzi dei prodotti importati». Oppure, escludere dal calcolo dell’inflazione l’aumento dei prezzi dei prodotti d’importazione. Uno scenario inusuale: come ha fatto notare Ubs due giorni fa, «un aumento dei target della Bce avrebbe lo stesso significato di una svalutazione competitiva per i mercati finanziari, che non apprezzerebbero una mossa del genere».
Un ulteriore pericolo per la Bce può arrivare dagli squilibri dei Paesi periferici. Dopo i salvataggi di Grecia e Irlanda, continuano a rincorrersi le voci di un ampliamento del fondo europeo di stabilità finanziaria (Efsf), a oggi dotato di 440 miliardi di euro. Ampliamento che, dopo le parole di Trichet, potrebbe essere operativo in tempi brevi.

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