La casa vuota di Letizia

La casa vuota di Letizia

Mentre parla, circondata dalle telecamere, sugli schermi si vede l’immagine sorridente di Giuliano Pisapia. Letizia Moratti è da poco entrata in via Montebello 24, nella sede di Casa di Letizia. Per questo ballottaggio è stata scelta questa come base, e non la sede del comitato elettorale in via Romagnosi, dove aveva commentato il primo turno.

Fin dalle 15.00, nella sede dell’Associazione Casa di Letizia, c’è solo silenzio. I primi intention poll parlano di un vantaggio di 6 punti di Giuliano Pisapia. Qualcuno dei più giovani dello staff del sindaco uscente sussurra «Magari andrà come l’altra volta», quando le prime previsioni davano davanti Letizia Moratti, salvo poi essere smentiti da proiezioni e dati definitivi. Un membro più anziano, mentre accompagna delle persone nella stanza di poche decine di metri quadri che accoglie giornalisti e operatori, sentenzia: «Lei ha fatto tutto quello che poteva, era da sola».

Non si vede nessuno dei volti noti del centrodestra milanese. Una saletta riservata allo staff accoglie gli ex assessori Moioli e Terzi. A un certo punto arriva Red Ronnie e, dopo poco, si infila anche lui lontano dai giornalisti. Ci sono solo tre giovani della lista Giovani per L’Expo seduti dietro al tavolo in fondo alla sala, segnano su un foglio le proiezioni. Una sola è in controtendenza, la prima de La7 che dà i due candidati testa a testa, ma dura poco più di un giro d’orologio. In sala ci sono tante telecamere a riprendere gli schermi che mandano in onda i risultati, in uno strano cortocircuito.

Compare Edoardo Croci. È l’unico “politico” in sala, per quanto sia un accademico prestato all’amministrazione Moratti, da cui ha prima dato le dimissioni per poi fare una lista Progetto Milano Migliore a sostegno della Moratti. «Chiederei a chi è assente», sul fatto che non ci sono altri in sala. Parla dei risultati positivi di questa amministrazione dovuti alla sua azione: «Com Ecopass, su cui mi sono anche scontrato con alcuni settori della maggioranza». Rimane la campagna elettorale, dove la Moratti «non è riuscita a far capire di essere il sindaco di tutti. La campagna di scontro ideologico non ha giovato». Per l’ex assessore e docente alla Bocconi «i partiti hanno occupato troppo spazio». Il suo prossimo impegno «è per i referendum, che sono più importanti di chi sarà sindaco», mentre di Pisapia dice che «avrà difficoltà a governare, dal momento che la sua coalizione è fortemente eterogenea».

I militanti presenti, sono più legati al sindaco uscente che ai partiti che la sostengono, come Tiziano. «Lei è stata eccezionale, Expo è stato un traguardo locale e nazionale. La Moratti è stata penalizzata dalle liti del governo, ma non è lei a essere debole». Nei partiti «troppi generali, con troppi incarichi. E pochi soldati semplici». Solo un ragazzo in polo verde gira con la spilla del Popolo della Libertà, che poi si toglie.

«Ho appena parlato con l’avvocato Giuliano Pisapia per fargli le mie congratulazioni e gli auguri di buon lavoro». Inizia così il suo discorso Letizia Moratti. Entra preceduta da Paolo Glisenti, l’uomo che ha richiamato al suo fianco per le ultime due settimane di campagna elettorale. «È un risultato che mi spinge a moltiplicare il mio impegno per Milano e per l’Italia con tutte le forze moderate e riformiste», dice l’ex sindaco di Milano. Rimanda l’analisi del voto ai prossimi giorni. Si alza, sorride, e se ne va. Mentre cammina va verso Piazza della Repubblica, un militante si lascia andare: «Questa sconfitta viene da lontano».

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