iPhone è simile al Lego. La notizia dell’accordo siglato fra Nokia e Apple, a parte gli aspetti economici e legali, la si può meglio comprendere alla luce di questo fatto. Lo smartphone della casa di Cupertino è una sorta di aggregatore di tecnologie. E in questo risiede la sua forza. L’azienda fondata da Steve Jobs è stata una delle prime a capire l’importanza di non realizzare un prodotto interamente in-house ma tenendo sempre la porta aperta a tecnologie che vengono dall’esterno. Evitando l’atteggiamento di superiorità altre aziende che si fidano solo di ciò che hanno realizzato loro internamente. Ovviamente il pericolo che scatti l’accusa di rubare tecnologie altrui può essere in taluni casi dietro l’angolo.
L’iPhone è infatti una composizione, quanto mai sapiente, di licenze diverse. Così come, in qualche modo, anche iPod nacque “ispirato” dall’idea di un inventore inglese. Dopo che il brevetto era scaduto, Apple aveva creato il suo iPod. Kane Kramer, questo il suo nome, aveva pensato non solo alla struttura hardware, ma anche ai servizi da associare al player mp3, quello che oggi si chiama iTunes.
Proprio l’iPhone, se guardato meglio nella parte che descrive le licenze in uso, rivela la vera natura del telefono che ha costituito la grande novità industriale per Apple. La sezione Legal, del telefono (che si trova fra le impostazioni) è talmente lunga che più di un video su Youtube la fa scorrere tutto per mostrarne le dimensioni da papiro.
Quello che è interessante è guardare alla quantità di brevetti che Apple ha inserito nell’iPhone. Si trova la Privacy Notice di Google, in cui si legge «La maggior parte delle informazioni che ti identificano personalmente che raccogliamo è quello che tu ci dici di te stesso». E ancora «A volte registriamo il tuo numero di telefono quando ce lo mandi; ci chiedi di ricordarlo; o quando fai una chiamata o mandi un sms per o da Google».
Dopo quelli di Google, Apple inserisce una clausola significativa: «Porzioni di questo software Apple potrebbero utilizzare il seguente materiale coperto da copyright, il cui uso viene qui di seguito riconosciuto». E parte una lista infinita di brevetti usati da Apple dentro l’iPhone, dal font alle app, che fanno parte del “pacchetto” del telefono della Mela.
Dal software di Google si passa ai font, segnalati dal copyright riconosciuto al Linotype Library GmbH & affiliati. «I copyright dei font HelveticaNeue e Zapfino sono trademark della Heidelberger Druckmaschinen AG». Si cita anche Stig Brautaset, che una persona fisica e ha anche un account Twitter, per il suo json-framework. Riferimento comune a molti altri software è questo: «Questo software viene fornito dai detentori del copyright e contribuenti “così com’è”». Si tratta di una formula che si ritrova in molti altre licenze riportate da Apple.
D’altra parte, la scienza e la tecnologia sono il risultato della produzione di una comunità e non di un singolo. È nota la lite fra Newton e Leibniz su chi sia arrivato prima alla formulazione del calcolo infinitesimale. Così come è nota la lite fra Meucci e Bell per l’invenzione del telefono. Nella mondo della letterature o nasceva Dante o nessuno scriveva la Commedia. La scienza lavora invece a comunità. E Apple l’ha capito, anche se significa avere una sezione Legal lunga come un’enciclopedia.