Cile, il popolo di Camila arriva a casa del Presidente

Cile, il popolo di Camila arriva a casa del Presidente

In un intervento che ha postato domenica scorsa sulla sua pagina pubblica (57.000 fans che crescono al ritmo di circa mille al giorno), Camila Vallejo Dowling ha dedicato qualche riga alla tragadia aerea dell’arcipelago di Juan Fernández. «Esprimiamo le nostre condoglianze alle famiglie delle 21 vittime dell’incidente aereo», ha scritto. Un C-212 Aviocar con 21 persone a bordo si era inabissato il 2 settembre al largo di una delle isole e tra le vittime c’era Felipe Camiroaga, popolarissimo conduttore televisivo molto amato dai cileni e in particolare dagli studenti, che aveva sempre appoggiato in quattro mesi di proteste. Un gruppo di estrema destra ha creato su facebook una pagina così intitolata: «È morto finalmente quel comunista di Camiroaga», la bella faccia del 45enne presentatore che sorrideva sotto la scritta, ma gli studenti lo hanno immediatamente “funato” (una sorta di sputtanamento su tutta la rete). Oltre che parteggiare per questi ultimi, Camiroaga passava per paladino degli oppressi, dei marginali. Con il Cile sotto schock, i portavoce del movimento hanno deciso di rispettare i due giorni di lutto nazionale decretati da Sebastián Piñera, astenendosi da mobilitazioni e marce. E la Vallejo ha addirittura annunciato la sospensione dello sciopero previsto per giovedì 8 settembre, ma dato che la dichiarazione era a titolo personale i suoi omologhi l’hanno convinta a ritrattare.

Nel frattempo, sabato scorso i dirigenti studenteschi hanno incontrato a La Moneda Piñera e il ministro per l’Istruzione Felipe Bulnes: una specie di evento storico che si attendeva da tempo. Appannato temporaneamente dalla commozione per l’incidente, l’incontro potrebbe essere un primo passo nella risoluzione del conflitto benché la vera negoziazione non sia iniziata. «Si tratta solo di un avvicinamento in cui aspettiamo di avere il primo faccia a faccia con il presidente», aveva dichiarato Camila alla Cnn ma aveva aggiunto che, in ogni caso, le mobilitazioni sarebbero continuate. Le richieste degli studenti erano state consegnate a Pinera il 23 agosto scorso ed erano le stesse che si erano sentite fino allo sfinimento nei mesi scorsi: tra le altre, una istruzione gratuita e di qualità e la fine del lucro nell’intero sistema educativo. Il presidente e Bulnes si sono impegnati, nell’incontro di sabato, a consegnare il cronogramma di una agenda di lavoro che sarà poi valutato dagli studenti.

Ai giornalisti che l’aspettavano fuori dalla Moneda, subito dopo la riunione, la prudentissima Vallejo ha dichiarato: «L’incontro si inquadra nella cornice di una prima istanza di dialogo in cui si chiariscono le posizioni». E il portavoce della Federazione Mapuche, José Ancalao, si è arrischiato a un prudente entusiasmo: «Il Presidente ha detto che era possibile arrivare alla gratuità e ha segnalato che è importante che l’istruzione sia garantita come un diritto sociale. Certo», ha aggiunto «esiste una gran sfiducia nei confronti della classe politica». Perfino Giorgio Jackson, secondo leader per popolarità dopo Camila, in genere compassatissimo, ha partorito un sorriso. Per inciso, Giorgio Jackson è anche lui molto mediatico. Considerato una testa fina, presidente della Feuc (la Federazione degli studenti dell’Università Cattolica), di posizioni vicine alla Concertazione di centro-sinistra, ha un seguito imbarazzante con le ragazze cilene. E la sua pagina web è inondata di attestazioni di stima e sdilinquite dichiarazioni d’amore.

Camila Vallejo

Giorgio Jackson e Camila Vallejo
Giorgio Jackson
Per il momento, però, è ancora Camila la vera leader, il volto della protesta, la cui popolarità si mantiene altissima nonostante qualcuno avverta di un certo rischio locale di sovraesposizione. I giornali stranieri le dedicano copertine e i ragazzi di molti Paesi di identificano con la sua protesta. La presidente brasiliana Dilma Rousseff l’ha ricevuta qualche giorno fa, ospite d’onore di una delegazione di studenti brasiliani che manifestavano per un aumento del budget per l’istruzione. Il popolarissimo gruppo portoricano Calle 13, che si è esibito qualche sera fa a Santiago, l’ha chiamata sul palco insieme ad altri dirigenti. Davanti a un pubblico di 14.000 persone, hanno cantato tutti insieme uno degli inni studenteschi: «Vamos compañeros, hay que ponerle un poco de empeño, salimos a la calle nuevamente, la educacion chilena no se vende, se defiende!».

Camila era, come al solito, più che composta. Va detto a suo merito che la dirigente non trascende mai. Sempre quadrata, autorevole. «Seca», dicono di lei con ammirazione. Vuol dire asciutta, diretta. Eppure, i detrattori non sono pochi. Girava voce che chiedesse soldi per farsi intervistare (è risultato falso), e che avesse congelato l’anno scolastico per dedicarsi all’attività politica (una iniziativa che le permetterebbe di non perdere l’anno come invece chiede di fare agli altri studenti mobilitati). Falso anche questo. Di un altro genere, e ben più serie, sono le critiche all’interno del movimento, che non riguardano soltanto lei ma tutti i dirigenti della Confech, la confederazione delle 25 università che fanno capo al Consiglio dei Rettori e che comprendono sia quelle statali sia le tradizionali private, cioè create prima che una legge dell’81 permettesse la proliferazione incontrollata di nuove università private costose e spesso pessime. Benché la Confech dichiari di lottare per tutti gli studenti, molti istituti non si sentono rappresentati. «Quell’organismo esclude il mondo delle università private. Ci sono solo strizzate d’occhio e buone intenzioni», si è lamentato Fabián Rodríguez, presidente della Federación de Estudiantes de la Universidad Santo Tomás e portavoce del movimiento Educación en acción. Parecchi accusano le cupole della Confech, di cui la Vallejo è portavoce, di dirigismo, di burocratizzazione, e di non rappresentare la base, e c’è chi si lagna perché i giochi si fanno a Santiago, tenendo in poco conto gli studenti delle scuole più periferiche. Gli alunni delle secondarie si sono arrabbiati parecchio e hanno convocato una marcia quando Piñera non ha invitato all’incontro alla Moneda il loro organo più rappresentativo, la Aces. Camila, va riconosciuto, ha dato loro ragione. Le critiche più dure arrivano però da Las Armas de las Criticas, un’organizzazione marxista e molto radicale che fa capo alla facoltà di filosofia dell’Università del Cile, la stessa in cui Camila studia geografia, e le cui posizioni fanno apparire da oratorio il comunismo ortodosso della Vallejo.

Nel suo blog, la Lac accusa la Confech di essere gestita da Pc e Concertazione, l’alleanza di centro-sinistra che è stata al governo per vent’anni, e attacca la portavoce per essersi dimostrata troppo pronta a negoziare, dimenticando la morte di un ragazzino per mano dei pacos, i carabinieri, nell’ultima manifestazione (in realtà, la Vallejo non fa che chiedere le dimissioni del ministro dell’Interno, Rodrigo Hinzpeter). La Lac non crede affatto alle buone intenzioni di Piñera e del suo governo. «Quello che cercano di fare è allontanarci dalle strade, dalle occupazioni, dagli scioperi. Evitare che avanzi la alleanza tra lavoratori e studenti. Vogliono dividerci: dopo una prima riunione collettiva ci divideranno in commissioni, una per studenti, l’altra per professori universitari, e così via», scrivono. Hanno riempito la facoltà di filosofia di manifesti che recitano: No alla negoziazione. «Sono la parte più conflittuale e più pericolosa della protesta», ha detto un intellettuale che non vuole essere citato. La spina nel fianco di Camila e Giorgio.

Lunedì, intanto, il ministro della Pubblica Istruzione Felipe Bulnes ha consegnato come d’accordo l’agenda di lavoro in cui propone tavoli di concertazione a cui lavorare insieme agli studenti. Nel programma si toccano tutti i temi cari a questi ultimi, ma i dirigenti sono incerti. «Non sono sicuro che si risolva il conflitto attraverso la messa a punto di tre tavoli di lavoro», ha dichiarato Giorgio Jackson. «E il motivo è che c’è ovviamente una diseguaglianza di potere tra gli attori». La Federazione degli Studenti dell’Università del Cile, presieduta dalla Vallejo, ha poi puntualizzato che il dialogo con il Governo sarà possibile soltanto se il presidente si dichiarerà contrario al lucro nell’istruzione o si impegnerà a convocare un plebiscito su questo punto.

Per approfondire:

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