Primo giorno di scuola con lite. Lunedì 12 settembre tornano sui banchi 8 milioni di studenti italiani. A Milano battibecco tra il sindaco Giuliano Pisapia e il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni. Pisapia difende la scuola pubblica e richiama la Costituzione mentre Formigoni difende gli istituti paritari ed elogia la propria politica di sostegno alle famiglie: «Solo la Lombardia – dice il governatore – con il sistema delle doti, ha dato una mano alle famiglie che hanno scelto di iscrivere lì i propri figli».
Sì perché mentre il governatore non perde occasione per piangere sui tagli del Governo centrale (Trasporto pubblico locale, assistenza ai disabili e sanità) e di conseguenza i servizi che è costretto a ridimensionare per i cittadini, c’è una voce nel bilancio della Regione che non accenna a diminuire: la dote scuola, passata dai 30 milioni del 2001 ad oltre 50 milioni per l’anno scolastico appena iniziato. Come funziona e quanto costa alle casse regionali?
La dote scuola è una forma di sostegno alle famiglie che la giunta guidata da Formigoni ha introdotto a partire dal 2001 e prevede diverse applicazioni: sostegno al reddito, al merito, per gli alunni con disabilità e buono scuola.
In pratica dai 6 ai 21 anni gli studenti lombardi possono usufruire di contributi «per premiare il merito e l’eccellenza e per alleviare i costi aggiuntivi sostenuti dagli studenti disabili» spiegano dalla Direzione generale Istruzione, formazione e lavoro del Pirellone. Ma mentre il sostegno al reddito e al merito prevede il valore Isee pari o inferiore a 15.458 euro, dato dalla somma dei redditi e dal 20% dei patrimoni mobiliari e immobiliari dei componenti il nucleo familiare (per la disabilità è a prescindere dal reddito) per il buono scuola il criterio adottato è invece quello dell’indicatore reddituale con una cifra doppia, 30 mila euro. In pratica la Giunta ha deciso di escludere dal calcolo dell’indicatore la casa e altri patrimoni e con una semplice autocertificazione si dichiarano il numero dei componenti della famiglia: più alto il numero di figli a carico maggiore è la possibilità di accedere al contributo.
A chiedere maggiore equità è stata la consigliera regionale Chiara Cremonesi (Sel) già a partire dallo scorso dicembre, durante la discussione del bilancio regionale: «In una Finanziaria che taglia tutti i servizi fondamentali a partire dai trasporti e dall’area socio-assistenziale, c’è una voce di bilancio in controtendenza che viene addirittura aumentata: è il buono scuola, con cui la Regione, anche quest’anno e ancora di più, regala milioni di euro a pochissimi ragazzi, tutti alunni di istituti privati, penalizzando la maggior parte degli studenti lombardi. Dal 2001 a oggi Formigoni – prosegue la consigliera regionale di Sel – ha speso 427 milioni e mezzo di euro per rimborsare le rette di una fetta piccolissima della popolazione scolastica lombarda». Per il 2011 vengono infatti stanziati 51 milioni e 850 mila euro. Oltre tre milioni in più dei 48.418.133,76 distribuiti l’anno scorso a 64.811 alunnni delle scuole private. Perche la Lombardia ha il record italiano di scuole paritarie: 2480 su oltre 13 mila italiane per un totale di 98.392 alunni su oltre un milione nazionale.
È così che un finanziamento tanto consistente finisce nelle tasche del solo 5.91% degli studenti lombardi, mentre gli altri 900 mila delle scuole statali rimangono le briciole: l’80% delle risorse proprie che la Giunta stanzia per l’istruzione finanziano, attraverso le famiglie, la scuola privata: il buono scuola «assorbe» infatti 44 milioni di euro su 51, mentre agli altri studenti arrivano circa 3 milioni per il merito, più alcuni trasferimenti dallo Stato.
Perché questo criterio più familiare che reddituale? A spiegarlo è lo stesso presidente Formigoni: «La famiglia è il perno del nostro futuro e la frontiera da raggiungere per realizzare politiche moderne ed efficienti è il quoziente familiare. La regione tempo investe su azioni di sostegno alla natalità e favorisce forme e strumenti innovativi per l’erogazione dei servizi alle famiglie, come ad esempio il buono famiglia, la dote scuola e i voucher conciliativi». È questa la strada tracciata negli ultimi dieci anni anche in campo sanitario: competizione tra strutture pubbliche e private, e poi libera scelta ma con sussidio. Ma i contributi non sono tutti uguali: se da una parte si abbonda per la scuola dall’altra si decide di cancellare vodi di spesa. Nel bilancio lombardo il capitolo «Attuazione del diritto allo studio dei Comuni» che significa trasferimento di risorse ai municipi per il trasporto e gli educatori per gli alunni con disabilità, è passato da 6.994.000 euro del 2010 a zero per l’anno in corso.
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