FIRENZE – Nel primo pomeriggio la sala stampa inizia a svuotarsi. Soltanto i colleghi dell’online sono sempre lì sul pezzo a scrivere le ultime cose. Renzi ha concluso la conferenza stampa. E le due sale che hanno accompagnato i “Leopoldoni” in questa tre giorni di Big Bang sono pratiamente vuote. «Adesso tutti a vedere la Fiorentina», urla un passante.
Ma oggi c’è stato il tutto esaurito. Bastava essere alle 9 alla stazione Santa Maria Novella. Tantissima gente era lì in attesa di prendere la Tramvia direzione Leopolda, direzione Big Bang. Saliamo sul tram, e son tutti lì i leopoldoni con il giornale, o il Corsera o Repubblica, che chiacchierano del “fiorentino”. Una tipa sussurra al suo ragazzo: «Questa è una grande opportunità per l’Italia: una speranza per noi giovani». Alle 9.30 varchiamo il cancello della Leopolda, e percepiamo una differenza di partecipazione rispetto ai due giorni precedenti. Alle 9.55 non ci sono più posti a sedere, e l’organizzazione attrezza la sala buffet.
Facciamo un salto al bar. C’è la fila: gli altri giorni non era successo. La barman urla in fiorentino alla collega: “Fai caffè a nastro!” Giorgio Gori ne sorseggia uno, e un tipo dietro in fila rivela alla persona vicina: “Ho fatto una scommessa con Giorgio Gori lui dice che faranno il ticket Renzi-Chiamparino”. Nel frattempo l’editore Castelvecchi è sul palco. E un leopoldone confida a Linkiesta: «È un vedroide (da Vedrò, kermesse organizzata da Enrico Letta, ndr) che sta cercando di saltare da Enrico a Matteo. D’altronde, Enrico Letta sta collaborando con Renzi. Letta ha dato il permesso ai suoi di dare di dare una mano a Renzi. Hanno partecipato in diversi i vedroidi». Sarà.
Arriva sul palco Martina Mondadori, figlia di Leonardo Mondadori. «Matteo tocca a te», tuona dal palco. Poi c’è Dino Piacentini, presidente di Aniam, che afferma: «Mobilità sociale vuol dire fare scelte forti rispetto alla meritocrazia. Adesso è venuto il momento di fare una scelta forte sul tipo di lavoro che vogliamo creare. La flex-security vuol dire basta precariato. Noi siamo disponibili ad eliminare il precariato». Intorno alle 11.45 Matteo Renzi annuncia lo scrittore Antonio Scurati, accolto da un lungo applauso. «Se io fossi il presidente del consiglio mi chiuderei nel mio ufficio. E pareggerei i conti degli investimenti di ricerca con la media europea. La seconda cosa da fare sarà una seduta spiritica».
Su Twitter qualcuno twitta: “Buon Matteo Renzi”. C’è attesa in sala non solo per il discorso finale di Renzi ma anche per quello di Luigi Zingales, professore universitario di economia a Chicago e rubrichista de l’Espresso. Parte un video sui Millenium, ovvero sulla generazione nata negli anni ’80 e ’90. È il preludio all’arrivo sul palco di Antonio Campo dall’Orto, presidente di Mtv Italia. «Questa generazione è diversa, è una generazione di persone sempre connesse. Sono persone che vogliono farcela. Sono riformatori e non rivoluzionari. Molte delle idee che ho sentito servono a creare una società dinamica». Poi il microfono passa a Giorgio Gori, regista della Leopolda 2.0: «La parola verità è una parola chiave. Dire la verità è un nostro distintivo». E poi: «Per dirla con Arturo Parisi, tiro fuori dal baule il pronome “io”, e io, caro Matteo, ci sono». Applausi su applausi, e fra i tanti c’è anche Cristina Parodi, moglie di Gori, abbronzatissima ed elegantissima.
Ed ecco Luigi Zingales, il “più autorevole fra gli economisti” dice Renzi. «Tutti si aspettano da me che faccia un intervento sui dettagli dell’economia. Se il paese non cresce è perchè è malato. Ciò è dovuto al fatto che l’Italia è governata dai peggiori. Il nostro paese si è trasformato in una peggiocrazia». E poi: «Manca la cultura della legalità. In Italia ci sono le migliori segretarie e i peggiori manager». In sala c’è un silenzio assordante, la sala ascolta con le orecchie ritte le parole dell’economista. E quando Zingales dice «cambiare è possibile, Renzi lo ha fatto a Firenze ora gli chiediamo di farlo in Italia», sembrava di trovarsi all’Artemio Franchi quando bucava la rete Batistuta.
Alle 12.35 tocca al rottamatore, al sindaco fiorentino. Tutti ascoltano per venti minuti filati le parole di “Matteo”. Nel frattempo Bersani twitta: “Se guardi il mondo con gli occhi del più debole puoi fare un mondo migliore per tutti”. E Matteo: «Sarebbe facile dire che Bersani ha la stessa età di mio padre». Alle 13 Renzi finisce. Ma la «Leopolda tre non ci sarà», assicura. E probabilmente i Leopoldoni si aspettano già cosa sarà la prossima volta.
Giuseppe Alberto Falci