Asta bund «tecnicamente fallita», la crisi contagia Berlino

Asta bund «tecnicamente fallita», la crisi contagia Berlino

La Germania comincia a entrare nel vortice della crisi dell’eurozona. Oggi il risultato dell’asta dei titoli di Stato tedeschi a dieci anni, tecnicamente fallita con un tasso di ritenzione del 39%, ha lasciato gli operatori senza fiato. Secondo l’agenzia tedesca del debito la performance risulta figlia dell’elevato nervosismo dei mercati finanziari, ma non solo. Gli investitori istituzionali continuano a soffrire della crisi di liquidità e non possono prendersi più rischi. Nel frattempo, si apre un nuovo fronte di tensione sulla Grecia. L’allarme più duro è la Banca centrale ellenica, che non usa mezzi termini: «È in gioco la permanenza nell’eurozona». In una lunga analisi sullo stato economico della nazione, ha anche rimarcato come gli accordi del Consiglio europeo del 26 ottobre scorso sono «l’ultima occasione» per Atene.

L’instabilità dell’eurozona è ormai l’unica certezza. L’ultimo porto sicuro era la Germania. Ora vacilla anche quello. Il risultato dell’asta di oggi non deve stupire. Sui sei miliardi di euro previsti inizialmente da Berlino, solo 3,644 sono stati collocati. Il 39% dell’ammontare in collocamento, 2,356 miliardi di euro, è rimasto nelle casse della Bundesbank. Tecnicamente l’asta è stata fallita, nonostante un rendimento dell’1,98%, il più sicuro dell’eurozona. Lo stress che sta vivendo l’eurozona è elevato e si teme che gli investitori istituzionali stiano esaurendo la liquidità per le operazioni su una zona euro così incerta. Secondo il broker londinese Icap, uno dei più importanti a livello globale, «è stato un risultato orribile». Difficile pensare il contrario.

Sono tre le ragioni per cui il sentiment è così negativo. Oggi doveva essere il giorno degli eurobond e il cancelliere tedesco Angela Merkel ha già comunicato che non è una delle priorità dell’Unione europea. Alla Merkel si sono accodati Olanda e Finlandia, che hanno dato per scontato il fallimento della proposta che oggi arrivava in Commissione. Inoltre, la Germania ha ribadito il rifiuto alla modifica del mandato della Banca centrale europea (Bce) per rendere l’Eurotower un prestatore di ultima istanza sul modello della Federal Reserve americana. In questo modo, Francoforte continuerà solamente nel suo storico obiettivo della stabilità dei prezzi all’interno della zona euro, senza poter avere altri spazi d’azione. Infine, la Banca centrale di Grecia.

Se Berlino non ride, Atene piange. Secondo la Banca centrale ellenica l’economia greca si contrarrà del 5,5% in quest’anno, del 2,8% il prossimo e dovrebbe rientrare in territorio positivo, +1%, solo nel 2013. Quello che più conta, tuttavia, sono le sfide che la Grecia deve fronteggiare nei prossimi dodici mesi. L’accordo sulla ristrutturazione del debito è ancora in alto mare. Le trattative fra la lobby bancaria Institute of international finance (Iif), il governo greco e le istituzioni comunitarie continua senza novità e il rischio più vicino è quello di un’ulteriore perdita di tempo utile per risolvere una situazione che è ormai degenerata.

Nel calderone della crisi dell’eurozona è arrivata anche la Francia. Oggi il Credit default swap (Cds) sul debito transalpino ha toccato un nuovo record, sfiorando quota 250 punti base sulla piattaforma Markit. Colpa anche del presunto deragliamento dell’accordo sul salvataggio di Dexia, la banca franco-belga nazionalizzata pochi mesi fa dopo l’ennesimo buco di bilancio. Secondo il quotidiano De Standaard, Bruxelles non potrebbe essere in grado di sostenere il bailout di Dexia e avrebbe chiesto a Parigi di incrementare il proprio apporto finanziario. Questo accordo, tuttavia, rischia di aumentare le possibilità che la Francia perda il rating AAA. Un evento devastante per la situazione delle banche francesi, già in una pesante crisi di funding. La portavoce dell’Eliseo, Valérie Pécresse, si è detta «fiduciosa» del fatto che la Bce possa trovare «i metodi migliori per difendere l’eurozona». In programma c’è sempre l’utilizzo del Securities markets programme (Smp), lo strumento con cui l’Eurotower compra titoli di Stato dell’eurozona, finora utilizzato a man bassa su Italia e Spagna.

Sul versante valutario, l’euro ha risentito negativamente degli eventi che si stanno verificando nell’eurozona. La moneta unica europea è scesa sotto quota 1,34 nel cross contro il dollaro e stanno continuando gli stress test di CLS, la principale controparte mondiale del mercato valutario, su un futuro senza euro. Una soluzione, per Icap, «ogni giorno più probabile».

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