Per catturare il boss abbatti la porta dell’appartamento? Ti chiedo i danni e pure dove abiti. Così è andata a finire per i carabinieri del Ros di Reggio Calabria dopo l’arresto del boss Pasquale Condello, detto “Il supremo”, ricercato dal 1990 e arrestato nel febbraio del 2008 dal Raggruppamento operativo speciale. Condello dal 1990 per le forze dell’Ordine era un fantasma, così nel 1993 per lui, in cima alla lista dei latitanti di ‘ndrangheta, era scattato anche un mandato di cattura internazionale ai fini dell’estradizione.
Fantasma fino al 18 febbraio 2008, data in cui il Ros dei Carabinieri guidato dal colonnello Giardina riescono a individuare e fare irruzione nel covo di Pasquale Condello. Una indagine complessa e difficilissima, nonostante “il supremo” si trovasse in realtà in quel di Reggio Calabria.
La notte del 18 febbraio il Raggruppamento Operativo deve abbattere la porta d’ingresso dell’alloggio in cui il boss è rifugiato. Un abbattimento che va a carico degli uomini che hanno eseguito la cattura, cui, incredibile ma vero, viene inoltrata una richiesta di risarcimento danni.
Questo è quanto mostra un documento del ministero dell’Interno datato 21 dicembre 2009, in seguito alla richiesta danni del proprietario dell’alloggio in cui Condello avrebbe passato alcuni mesi della sua latitanza. Nel documento del Ministero si chiede espressamente «con la massima e cortese urgenza, l’attuale domicilio, privato e di servizio, dei militari che hanno partecipato all’operazione di polizia dalla quale sono derivati i danni […] che questa Amministrazione ha provveduto a risarcire».
La notizia ha destato perplessità tra le forze dell’Ordine, in particolare uno dei sindacati di Polizia, il Coisp, ha diramato una nota sarcastica in cui scrive «pensavate di essere su Scherzi a Parte? No siete solo nell’Italia dei nani e delle ballerine», per poi commentare «restiamo basiti di fronte a queste storture di un sistema che dovrebbe difendere i suoi uomini e invece li combatte». A prendere atto della notizia è l’onorevole Angela Napoli che chiede conto di quanto successo con una interrogazione «l’interrogante – scrive Napoli nell’interrogazione – nel precisare che il boss Condello era latitante da ben 20 anni e che la sua cattura è avvenuta grazie alla capacità investigativa delle forze dell’Ordine, trova davvero disarmante che i singoli militari titolari dell’esemplare operazione vengano chiamati a risarcire personalmente i danni causati durante il blitz». La stessa Napoli chiede poi delucidazioni al ministero dell’Interno sulle prossime mosse del caso.
Lo scorso tre novembre è stato invece il senatore Minniti, in seguito alla notizia pubblicata sul Corriere della Calabria a mettere l’accento sulla vicenda, evidenziando soprattutto la possibilità di esporre i militari del Ros a possibili ritorsioni criminali vista la richiesta di identificazione del domicilio privato e di servizio. Una situazione paradossale, soprattutto se si pensa che il proprietario dell’alloggio ha fatto richiesta di risarcimento danni ai soli Carabinieri del Ros e mai all’affittuario dell’appartamento, individuato come favoreggiatore di Condello e arrestato nel corso della stessa operazione.
La risposta all’interrogazione dell’onorevole Angela Napoli risolverà forse la questione per capire se gli agenti del Ros impegnati nella cattura del “supremo” dovranno ripagare i danni fatti alla porta del covo dell’ex numero uno della ‘ndrangheta reggina.