A 37 anni dalla caduta dei colonnelli, l’estrema destra è in qualche modo tornata al governo in Grecia. Nel nuovo esecutivo tecnico di Lucas Papademos figurano infatti Makis Voridis (Ministro delle Infrastrutture e Trasporti) e Adonis Georgiades (Viceministro allo Sviluppo), entrambi esponenti di spicco del Laos (Coalizione Popolare Ortodossa), il partito fondato nel 2000 dal deputato Giorgos Karatzaferis.
Quali sono le biografie politiche di alcuni nuovi membri del governo? Dopo essersi diplomato al collegio di Atene – un liceo d’élite da cui sono usciti anche l’ex premier Georges Papandreou e l’attuale primo ministro Papademos – Voridis si iscrive alla facoltà di giurisprudenza di Atene ed inizia una lunga militanza nei partiti nazionalisti ed estremisti. A metà degli anni Ottanta diventa il segretario generale della sezione giovanile dell’Epen (Unione Politica Nazionale, il partito che l’ex capo della junta Georgios Papadopoulos ha fondato direttamente dal carcere). A proposito della sua adesione, Voridis ha detto: «L’Epen era lo strumento principale attraverso il quale la destra nazionale, popolare e sociale poteva esprimere le sue idee. Per un giovane attivista inserito nei circoli nazional-patriottici che volesse essere politicamente attivo, [l’Epen] era l’unico sbocco».
Il 15 marzo del 1985, al termine di un’infuocata riunione, Voridis viene espulso del Consiglio studentesco dell’Università per le sue attività di estrema destra. Mesi dopo Voridis e altri membri dell’Epen organizzano una spedizione punitiva contro gli studenti di sinistra. La circostanza è documentata in una foto pubblicata per la prima volta nel 2002 dal quotidiano Eleftherotypia: nell’istantanea si nota chiaramente Voridis, vestito con anfibi, jeans e giubbotto di pelle nera, brandire un’ascia fatta in casa. Era solo autodifesa, dirà in seguito l’allora giovane estremista.
Nel 1994 Voridis dà alla luce il Fronte Ellenico (Elleniko Metopo). I risultati elettorali sono deludenti. Alle elezioni comunali di Atene del 1998, Voridis raccoglie lo 0,58% dei voti. Alle elezioni europee del 1999 il Fronte Ellenico conquista lo 0,12%; a quelle nazionali del 2000 lo 0,18%; e alle regionali del 2002 l’1,4%. Un articolo del Guardian sulla destra radicale europea (tra cui figurava anche la Lega Nord), definisce così il Fronte Ellenico: “un piccolo partito […] la cui insignificanza evidenzia la relativa debolezza della politica di estrema destra in Grecia”. Per le politiche del 2004 il Fronte Ellenico decide di allearsi con Proti Grammi (Prima Linea), partito neonazista capeggiato da Kostantinos Plevris, avvocato e prolifico autore di libri razzisti e antisemiti. L’ennesimo fallimento (0,9% dei voti) porta allo scioglimento del Fronte Ellenico e alla sua convergenza nel Laos, nel 2005.
Sebbene irrilevante dal punto di vista elettorale, Voridis riesce ad accrescere il suo peso politico all’interno della galassia estremista grazie all’appoggio di Jean Marie Le Pen e del Front National francese. Il 16 settembre del 2007 quest’ultimo (Voridis) viene eletto in Parlamento nelle file del Laos con 8,663 preferenze. La sua ascesa all’interno del partito sembra arrestarsi quando alle regionali del 2010 Karatzeferis lo estromette dalla corsa alla presidenza della regione di Atene. Il motivo? “La sua relazione con Jean Marie Le Pen, le asce e tutto il resto”, spiega il capo del Laos al quotidiano To Ethnos.
Al suo posto viene scelto l’attuale collega di governo Adonis Georgiades. Nato ad Atene nel 1972, Georgiades si laurea in storia e archeologia nel 1992, scrive il libro “Omosessualità nell’Antica Grecia: crolla il mito”, fonda le Edizioni Georgiades e diventa il direttore delle riviste “Storia dei greci” e “Educazione greca”. Per anni conduce su TeleAsty, la televisione finanziata dal Laos, una specie di trasmissione-televendita di libri che glorificano il passato della Grecia. Molti oppositori, e soprattutto i giornali Eleftherotypia e Ta Nea, lo hanno accusato di promuovere contenuti nazionalisti e neonazisti. Più di una volta, infatti, Georgiades ha pubblicizzato “Gli ebrei: tutta la verità” di Kostas Plevris, un libro del 2006 che è costato al suo autore una denuncia per istigazione all’odio razziale e un processo penale terminato con un’assoluzione in secondo grado. Fino al 2007 Georgiades ricopre il ruolo di portavoce ufficiale del partito, e nello stesso anno diventa deputato.
L’ingresso del Laos nella nuova compagine governativa è passato sotto silenzio. Con un comunicato emesso il 15 novembre, l’Anti Defamation League (un’organizzazione statunitense che difende l’immagine degli ebrei nel mondo) ha espresso la sua preoccupazione per le nomine di persone che in passato si sono ripetutamente prodotte in osservazioni antisemite. Makis Voridis, ad esempio, ha messo in dubbio l’autenticità del “Diario” di Anna Frank e la falsità dei “Protocolli dei Savi di Sion”. Adonis Georgiades ha dichiarato che «tutte le più grandi banche sono in mano agli ebrei» e che la «lobby giudaica» è in grado di decidere il destino del debito greco – e quindi della Grecia stessa. E il presidente Giorgos Karatzaferis, che in Grecia è conosciuto con il nomignolo di KaratzaFührer, ha più volte assunto atteggiamenti negazionisti (i campi di concentramento? «Un mito») e complottisti, specialmente sull’11 settembre. Ma ora i tempi dell’antisemitismo sembrano essere lontani. Il Laos è sorto come diretta reazione allo spostamento di Nea Dimokratia (Nuova Democrazia, il partito di destra in cui Karatzaferis ha militato per molti anni) verso il centro, e per molti anni ha rappresentato una specie di contenitore delle formazioni più estreme presenti sulla scena politica greca.
La situazione è cambiata completamente con le elezioni europee del giugno 2009. Cavalcando l’ondata di malcontento contro Nea Dimokratia, dovuta principalmente alla gestione delle rivolte di Atene del 2008 (nelle quali un giovane di 15 anni, Alexis Grigoropoulos, venne ucciso dalla polizia) e all’aggravamento della crisi economica, il Laos arriva ad ottenere un inaspettato 7,15% dei voti, riuscendo a mandare due deputati all’Europarlamento. Approfittando del successo, Karatzaferis inizia a “normalizzare” il partito: smussa gli aspetti più estremi della sua piattaforma, rinforza la retorica anti-immigrazione e punta aggressivamente sulle tematiche legalitarie. In un cablogramma del 2009 del Dipartimento di Stato americano pubblicato da WikiLeaks, l’ambasciatore americano evidenzia il rischio insito in questa strategia, ovvero la perdita della base ultranazionalista di estrema destra. Ma al tempo stesso descrive il Laos come «una forza importante della destra politica greca di cui si deve tenere conto» .
Il resto è storia di questi giorni. Mentre il governo del socialista Papandreou è ormai prossimo al collasso, Karatzaferis reclama a gran voce un governo di unità nazionale e arriva a chiedere al Presidente della Grecia Karolos Papoulias di affidargli l’incarico, dal momento che i due partiti principali – Pasok (Partito Socialista) e Nea Dimokratia – inizialmente non sembravano in grado di trovare un accordo. Papandreou si dimette il 10 novembre. Il giorno dopo vengono resi pubblici i nomi dei ministri del nuovo esecutivo tecnico-politico. È fatta: gli uomini del Laos sono lì. E Karatzaferis può assaporare il suo primo, autentico successo politico.