Seguendo la definizione proposta dall’Istat nel rapporto Noi Italia 2011, cento statistiche per capire il Paese in cui viviamo definiamo Neet i giovani che non lavorano, non studiano e non risultano iscritti a corsi riconosciuti dalla Regione di durata non inferiore a 6 mesi o 600 ore.
Per effetto della crisi il numero di giovani che non sono occupati, né impegnati in corsi di studio o formazione è aumentato; i giovani appartenenti a questa categoria sono spesso indicati con l’acronimo Neet – Not in Education, Employment or Training. Nel periodo 2005-08 i Neet tra 15 e 29 anni erano poco meno di 2 milioni, pari al 20 per cento della popolazione nella stessa fascia d’età; nel 2010 erano 2,2 milioni, circa il 23,4 per cento. L’aumento è stato più marcato nel Nord e al Centro, meno pronunciato nel Mezzogiorno, dove tuttavia l’incidenza di giovani Neet era prossima al 30 per cento già prima della crisi. L’incidenza dei Neet tra le donne supera il 26 per cento, contro il 20 degli uomini. La crisi ha in parte ridotto questo divario, soprattutto nel Mezzogiorno. La condizione di Neet è solo in parte collegata al fenomeno della disoccupazione. Nel 2008 il 30,8 per cento dei Neet cercava un’occupazione (il 25,3 per cento tra le donne); tale quota ha raggiunto il 33,8 per cento nel 2010. Nel Nord Ovest e al Centro quasi il 40 per cento dei giovani che non studiano e non lavorano era alla ricerca di un’occupazione, il 38 per cento nel Nord Est. Nel Mezzogiorno, dove la partecipazione al mercato del lavoro è inferiore per tutte le fasce d’età, la quota non raggiungeva nemmeno il 30 per cento.
Nella media nazionale, nel 2010 l’incidenza dei Neet era pari al 24,8 per cento tra i giovani non diplomati, contro il 21,9 per cento per quelli con il diploma. La percentuale di Neet è superiore tra i non diplomati anche nella fascia di età dei meno giovani (25-29 anni), dove è più frequente la presenza di diplomati. Se si analizza la fascia d’età fino ai 35 anni, al fine di includere coloro che hanno terminato un corso di laurea o di specializzazione, la quota di Neet tra i laureati è del 20,5 per cento: nelle regioni del Nord tale quota è meno del 15 per cento, nel Mezzogiorno oltre il 30. I giovani tra 15 e 29 anni che non studiano e non lavorano risiedono nella maggioranza dei casi con almeno un genitore; nel Mezzogiorno questo accade per oltre tre Neet su quattro. La quota di Neet che vivono in una famiglia nella quale nessuno dei componenti lavora supera il 25 per cento. Rispetto al 2008 tale quota è aumentata in Italia di 3 punti percentuali; l’aumento è stato più forte al Centro e nel Nord Est. La condizione di Neet non è necessariamente permanente. Prima della crisi, tra il 2007 e il 2008, il 32 per cento dei giovani Neet usciva da tale condizione nei 12 mesi successivi. Nel periodo successivo il tempo di permanenza è aumentato: solo il 28,8 per cento dei giovani che erano Neet nel 2009 usciva da tale condizione un anno dopo. La probabilità di uscita dalla condizione di Neet è calata di più nel Nord Est e al Centro (le aree che presentavano i più alti tassi di uscita prima della crisi). Tra il 2008 e il 2010 le transizioni verso un’occupazione sono calate dal 74,5 al 69,5 per cento; quelle verso attività formative sono cresciute dal 25,5 al 30,5 per cento.
Analisi tratta da: Economie regionali n.23 della Banca d’Italia
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