Più che il consueto “Punto di vista” settimanale, quello di Goldman Sachs sembra un amarcord. A firmarlo è il celebrato Jim O’Neill, economista e inventore dell’acronimo Bric, che indica i Paesi emergenti (oggi emersi) Brasile, Russia, India, Cina e che di recente ha festeggiato il decimo anniversario. «C’è una sola cosa che conta questo weekend: l’Italia», scrive O’Neill riferendosi alle dimissioni di Berlusconi dopo l’approvazione della legge di Stabilità alla Camera, lanciandosi in una lode piuttosto inconsueta per chi si occupa di trovare in tutto il mondo gli investimenti con il migliore rapporto tra rischio e rendimento, in tutto il mondo.
La banca d’investimento più famosa e spregiudicata di Wall Street è stata in questi giorni al centro della scena politica nazionale, con un opinioni simili dalla Lega Nord a Sel, per via di quella che il quotidiano Le Monde ha definito “l’ombra” su Mario Monti, cioè il ruolo di consulente internazionale che il presidente dell’Università Bocconi ricopre in Goldman. Anche Domenico Scilipoti, leader del movimento di Responsabilità Nazionale, ha denunciato: «Monti è solo l’espressione di quella lobby bancaria internazionale che ha distrutto migliaia di piccole imprese italiane, e che ha fatto privatizzare la Banca d’Italia togliendola allo Stato e ai cittadini». Un’appartenenza che accomuna l’ex uomo forte dell’antitrust europea ad altri uomini forti della politica e della finanza italiana, da Mario Draghi a Gianni Letta, da Massimo Tononi a Romano Prodi.
«Per un paio di giorni, questa settimana, ho pensato che il progetto europeo nato nel dopoguerra fosse giunto al capolinea», scrive ancora l’economista, che osserva: «Così come è stata creata, l’unione monetaria europea non ha mai funzionato […]. È palese che alcuni Paesi non sarebbero dovuti entrare in Eurozona, così come il Patto di stabilità e crescita non è stato produttivo». E ancora, «tutto ciò non ha portato a un cambiamento, per questo le questioni italiane sono diventate il focus del dibattito. L’Italia non è la Grecia. […] L’economia italiana è quattro volte quella di Grecia, Irlanda e Portogallo insieme, e il suo debito rappresenta il 25% sul totale europeo. Molto semplicemente, l’Italia non può sostenere la posizione in cui si è trovata in questa settimana», si legge ancora nella nota.
O’Neill è da due decenni il volto mediatico della banca d’affari newyorkese, al contrario dello schivo e antipatico Lloyd Blankfein, ex trader sulle materie prime salito ai piani alti della banca dopo la nomina di Hank Paulson a ministro del Tesoro nel secondo governo Bush. «L’Italia è il primo Paese che mi affidarono come analista 30 anni fa e da allora mi è sempre rimasto nel cuore», scrive ancora l’economista, che è stato direttore non esecutivo del Manchester United, esperienza che ricorda le sue serate in platea al Delle Alpi e a San Siro per gli incontri di Champions League. «Quanto l’Unione monetaria europea è stata introdotta, nel 1998, per me era evidente che, nonostante le molteplici obiezioni, l’Italia avrebbe dovuto farne parte, sia per via delle sue dimensioni, sia per l’alta produttività di vaste aree del Nord Italia, in grado di competere con Francia e Germania». Conclude O’Neill: «Mentre riesco a immaginare un Eurozona senza alcuni Paesi, non riesco a pensare a un’Europa senza l’Italia, così come non riesco a capire come potrà sostenere tassi delle obbligazioni decennali che si aggirano tra il 6 e 7 per cento». Una considerazione ribadita quasi all’infinito dagli esperti e dagli analisti in queste settimane.
Non è chiaro come queste considerazioni si traducano nell’operatività quotidiana della banca statunitense. Va però sottolineato un dato tecnico: Goldman è la proprietaria di Sigma X, una dark pool, cioè una piattaforma alternativa di trading non regolamentata (Multilateral trading facility), prevista dalla direttiva comunitaria Mifid, dove gli investitori istituzionali possono scambiare titoli, bond e liquidità, con regole meno stringenti rispetto alle normali borse valori. Su Sigma X i volumi mensili scambiati toccano quota 203.000 miliardi di dollari. Tra fine giugno e inizio luglio le posizioni ribassiste sui titoli bancari nella piattaforma sono aumentate significativamente. Segno che gli investitori internazionali stavano cominciando a vendere, proprio attraverso l’infrastruttura designata da Goldman Sachs, che si tiene una percentuale che va dall’1 al 2,75% della somma scambiata. Una fonte di guadagno che prescinde dagli investimenti o disinvestimenti della banca in titoli di debito italiano.