Il completamento della squadra di governo e le misure anticrisi. Ecco i due dossier che in queste ore stanno impegnando Mario Monti e il suo esecutivo. A Palazzo Chigi si continua a lavorare. Dalla sede del governo trapela poco. Stamattina la seconda riunione del Consiglio dei ministri si è chiusa senza la rituale conferenza stampa. Silenzio tra i responsabili dei dicasteri che hanno lasciato alla spicciolata il vertice.
La nomina dei viceministri e di una trentina di sottosegretari sarà il primo nodo ad essere sciolto. Già all’inizio della prossima settimana, lascia intendere qualche componente del governo. È una trattativa che il premier Monti sta portando avanti da solo con i leader politici. Tanto che al Consiglio dei ministri “il tema dei sottosegretari non è stato neppure affrontato” come ammette il titolare della Cooperazione internazionale Andrea Riccardi. Il premier continua a confrontarsi con gli emissari dei principali partiti. Non con l’Italia dei Valori e la Lega, che hanno rinunciato al confronto. Per ora sono state chiarite le “quote” di appartenenza dei nuovi membri del governo (il 40 per cento dei tecnici sarà di “area” Pdl e Pd, il restante 20 per cento del Terzo Polo, al premier spetterà l’ultima parola su ogni nomina). L’esecutivo non può perdere altro tempo. La settimana scorsa i lavori parlamentari sono stati bloccati dall’assenza dei sottosegretari. Risoluzioni e question time di tutte le commissioni sono stati cancellati per mancanza di esponenti di governo. E qualche parlamentare ha già iniziato a lamentarsi.
Più difficile la messa a punto del pacchetto di misure anticrisi. Monti ne ha parlato ieri nel trilaterale con la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy. Oggi il premier ha presentato il piano “a grandi linee” anche al commissario europeo per il Mercato Interno Michel Barnier e al vicepresidente della Commissione europea e commissario degli Affari economici Olli Rehn. Entrambi in visita a Roma. “L’Italia può farcela – ha detto dopo l’incontro Rehn – i fondamentali dell’economia sono solidi. Bene il programma del governo, apprezzo le priorità: consolidamento fiscale e crescita”. Ma i dettagli dell’intervento restano misteriosi. E se la Merkel ha ammesso di essere “impressionata” dall’impegno italiano, lo stesso non possono dire i ministri del governo Monti. Anche perché forse persino loro sono all’oscuro del dossier.
Stamattina durante il vertice di palazzo Chigi il premier ha confermato che il programma di riforme “sarà equo ma incisivo”. E dovrà essere perseguito “in tempi rapidi” e con il “consenso delle parti sociali”. Stretto riserbo sui contenuti. Anche questo è il segnale che nei palazzi della politica qualcosa è cambiato. “Le misure saranno presentate quando saremo sicuri – ha confermato il ministro dell’ambiente Corrado Climi – Non so i tempi. L’importante è presentarle quando saremo pronti: non si possono fare annunci e poi tornare indietro”.
La prima novità potrebbe essere presentata già martedì, alla ripresa dei lavori della Camera. A Montecitorio è in programma la votazione sul disegno di legge costituzionale di riforma dell’articolo 81, con l’inserimento nella Carta del principio di pareggio di bilancio. In anticipo rispetto alle altre misure Monti avrebbe deciso di introdurre nell’ordinamento una nuova autorità indipendente. Un organo di controllo della spesa pubblica – in contatto con Corte dei Conti, Bankitalia e Ragioneria generale dello Stato – in grado di verificare l’effettivo conseguimento del pareggio di bilancio.
Restano in discussione gli altri interventi. Al momento Monti e la sua squadra continuano a ragionare sulla patrimoniale (ipotesi che ormai anche qualcuno all’interno del Pdl inizia a prendere in considerazione). Si sta studiando la reintroduzione dell’Ici, accompagnata dalla rivalutazione delle rendite catastali. Al vaglio anche l’aumento dell’Iva. Possono attendere, almeno per l’immediato futuro, la riforma del sistema pensionistico e quella del lavoro. Due capitoli particolarmente spinosi dell’azione di governo, che dovranno essere affrontati “con il consenso delle parti sociali”, come ha ricordato oggi Monti in Consiglio dei ministri. Quindi con il tempo necessario.