NAPOLI – È il «debole contesto socio-economico» che condanna la Regione Campania agli occhi delle agenzie di rating, incaricate di passare ai raggi X i conti di Palazzo Santa Lucia. Nella sua ultima analisi sulla Regione Campania, Moody’s ha emesso un rating Baa2 con prospettive negative. Ora, in una nota, gli analisti dell’agenzia spiegano il perché.
«Il posizionamento relativo della Regione Campania nella fascia bassa dei rating delle regioni italiane – spiega Massimo Visconti, responsabile Moody’s per quel che riguarda la Regione Campania – riflette principalmente le continue criticità finanziarie nella sanità e l’elevato indebitamento, che alimentano pressioni di liquidità e limitano la flessibilità di bilancio». Il deficitario sistema sanitario campano, già commissariato dal governo (a guidare il piano di risanamento è un uomo di Giulio Tremonti, Mario Morlacco) rappresenta una palla al piede dell’Ente guidato da una maggioranza di centrodestra presieduta da Stefano Caldoro, già alle prese coi pesanti tagli statali. «Moody’s – si legge nell’analisi – rileva una progressiva riduzione del deficit sanitario dai livelli registrati prima del 2005. Nonostante ciò, la regione non è riuscita a raggiungere l’equilibrio finanziario entro il 2009, come previsto dal piano di rientro. Il settore sanitario ha registrato nel 2010 un disavanzo di parte corrente pari a 500 milioni di euro pari al 4 per cento delle entrate correnti regionali, che è stato quasi interamente coperto da fondi statali e regionali».
«Il rispetto degli obiettivi previsti dal percorso di risanamento per il settore sanitario della Campania, resta un prerequisito per il rilascio di spettanze statali, che contribuirebbero al miglioramento della situazione di liquidità regionale» aggiunge Visconti. Moody’s sottolinea che le aziende sanitarie campane continuano ad avere problemi di liquidità tali da richiedere anticipazioni di cassa dalla Regione. Un problema, quest’ultimo che sta generando la chiusura di numerose strutture private accreditate, causa il massiccio debito e al tempo stesso una massiccia aggressione legale ai patrimoni regionali da chi invece ha ancora la forza per poter pretendere, legalmente, quanto dovuto.
La Campania, coi suoi 5,8 milioni di abitanti, è la seconda regione italiana per popolazione (il 10 per cento di quella italiana). Il blocco dello sviluppo e l’aumento della disoccupazione qui sono evidenti più che altrove e non solo per le proteste di piazza (anche ieri nuovi scontri tra polizia e lavoratori delle aziende regionali senza stipendio). Le cifre sono drammatiche: il Pil pro capite è del 36% inferiore alla media nazionale «rappresenta allo stesso tempo sia un limite per il potenziale uso della leva tributaria – scrive l’agenzia di rating – sia una fonte di pressione sulla spesa regionale».
Il debito diretto ed indiretto della Regione – rende noto Moody’s – è cresciuto negli ultimi anni, «raggiungendo 7,8 miliardi di euro a fine 2010, pari al 70% delle entrate correnti, il valore più alto tra le regioni italiane dopo quello del Lazio». Il debito regionale include le passività relative all’operazione So.Re.Sa. Si tratta di uno dei bubboni della sanità regionale, una società partecipata incaricata dell’acquisto di medicinali e macchinari ospedalieri. «Riteniamo che questo livello di debito – conclude Moody’s – insieme alla rigidità strutturale del bilancio e ai limiti sempre più stringenti del Patto di Stabilità interno, fungeranno da freno a un nuovo indebitamento regionale».