Scandalo in Calabria, patenti facili per trasporti pericolosi

Scandalo in Calabria, patenti facili per trasporti pericolosi

COSENZA – Diciotto lezioni, venticinque domande, quarantacinque minuti a disposizione, per provare a ottenere l’abilitazione a guidare un camion da trasporto di merci pericolose. Questo è ciò che si esige nelle scuole guida di tutta Italia, ma che non era necessario a Catanzaro e a Reggio Calabria. Dove per ottenere il lasciapassare e salire alla guida degli enormi Tir che tutti vediamo in autostrada, bastava pagare un po’ di più. E come accadeva a molti laureati in cerca dell’abilitazione all’esercizio della professione di avvocato, la Calabria era diventata la Mecca anche di aspiranti autisti provenienti da tutta Italia.

A eliminare l’organizzazione ci ha pensato la Polizia Stradale di Lamezia Terme, che ha eseguito 17 ordinanze di custodia cautelare. Tra i destinatari delle misure cautelari disposte dalla Procura di Lamezia ci sono i Direttori delle Motorizzazioni Civili di Reggio Calabria e di Catanzaro, insieme a vari gestori di autoscuole. Inoltre come si legge nel comunicato della Polizia, «è stato disposto il sequestro preventivo di 66 patenti di guida, 50 certificati di formazione professionali A.D.R. (per il trasporto di merci pericolose, ndr) e di 195 veicoli sottoposti a collaudo mediante la produzione di relazioni tecniche apocrife». Ad insospettire le autorità era stata appunto l’alta percentuale di candidati che, pur risiedendo in altre province italiane, arrivavano in Calabria nella speranza di ottenere «il fraudolento rilascio di documenti di guida e certificazioni amministrative, in cambio di laute ma illecite dazioni di denaro». Così, le ipotesi di accusa a carico degli indagati vanno dall’associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, all’abuso d’ufficio, al falso e alla truffa ai danni dello Stato.

È la Motorizzazione di Catanzaro ad essere al centro del sistema, che secondo l’accusa funzionava così: tutto iniziava da un pensionato il quale, pur non avendo alcun ruolo nella Motorizzazione, reclutava i candidati alle patenti facili. Gli impiegati compiacenti al centro dell’inchiesta, predisponevano le sedute d’esame in modo tale da presiederle direttamente, o destinarle ad esaminatori di fiducia. Tra i funzionari conniventi vi era anche un ingegnere, che si occupava di stendere relazioni tecniche false per il collaudo di veicoli. Il sistema spesso era cucito addosso a candidati stranieri e sarebbe stato coordinato dal direttore della Motorizzazione civile di Reggio Calabria, Gaspare Pastore. Secondo l’accusa «Pastore, d’accordo con le autoscuole, assicurava il rilascio di patenti in assenza dei presupposti di legge, tanto che in qualche caso sarebbero stati persino promossi candidati assenti all’esame teorico o pratico».

Infatti nel corso delle indagini, gli agenti hanno scoperto che nel giorno dell’esame molti candidati non erano presenti presso gli uffici della motorizzazione di Catanzaro, perché impegnati a lavorare in altre regioni. E appunto, sfruttando la necessità degli aspiranti autisti di ottenere l’abilitazione per poter lavorare, l’organizzazione incassava anche tremila euro a candidato, spesso sollevandolo dall’obbligo di sostenere l’esame. Ma dall’operazione denominata “Isola Felice” è emerso anche che i candidati stranieri, i quali spesso non comprendevano la lingua italiana, riuscivano in ogni caso a superare la prova d’esame in virtù di esaminatori compiacenti che fornivano loro le risposte giuste alle domande dei test.

Così, con il certificato in mano, gli abilitati erano pronti a mettersi alla guida dei loro mezzi, pericolosi almeno quanto le merci che avrebbero trasportato. E assolutamente al corrente di non avere le competenze per farlo.  

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