Siena, all’Università mancano 200 milioni e la retta si impenna

Siena, all’Università mancano 200 milioni e la retta si impenna

SIENA – «Gli organi di governo valuteranno l’eventualità che l’Ateneo si costituisca parte civile nel dibattimento, dal momento in cui la procedura giudiziaria lo consentirà». Con queste parole il rettore dell’Università di Siena Riccaboni ha reso nota la volontà dell’ateneo di costituirsi parte civile, nell’imminente processo relativo al dissesto finanziario dell’università.

A margine dell’annuale cerimonia d’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Siena, tenutasi lunedi 21 Novembre, Riccaboni ha deciso di commentare così la recente notizia della chiusura delle indagini. La procura senese ha notificato 18 avvisi di conclusione delle indagini ad altrettanti indagati, con capi d’accusa che ipotizzano i reati di peculato, falso ideologico in atti e abuso d’ufficio. Tra gli interessati al provvedimento ci sono gli ex rettori Piero Tosi e Silvano Focardi, assieme agli ex responsabili amministrativi dell’ateneo.

Come si legge nel comunicato congiunto di Guardia di Finanza e Procura della Repubblica della città del Palio, «gli indagati sono accusati di aver gonfiato i bilanci per far apparire sano lo stato di salute dell’istituzione, contabilizzando attivi inesistenti per decine di milioni». L’inchiesta iniziata a fine 2008 è durata 3 anni ed è stata portata avanti dai sostituti Nastasi e Natalini, dopo che era stata avviata dall’allora capo della Procura di Siena Calabrese e dal sostituto Formisano. Attraverso perquisizioni, controlli incrociati e intercettazioni telefoniche, il nucleo di Polizia Tributaria delle Fiamme Gialle senesi è giunto a conclusione dell’ indagine denominata “Buco nell’ Università”.

L’entità del danno causato alle casse dell’università è attorno ai 200 milioni di euro e ancora a fine 2010, l’ateneo produceva un disavanzo negativo di 37 milioni 800 mila euro. Gli amministratori delle finanze, invece di certificare il disavanzo negativo dei conti universitari, avrebbero ideato un sistema per presentare un bilancio che risultasse falsamente in attivo dal 2003 fino al 2007, quindi essenzialmente sotto la gestione del rettore Piero Tosi, decaduto a fine 2006. Le accuse riguardano anche il reato di peculato, se è vero che gli indagati hanno «sottratto anche per scopi personali beni e denari pubblici, contribuendo in tal modo a svuotare le casse dell’Università», come scrivono ancora gli inquirenti.

Di questo reato è accusato anche Silvano Focardi, alla guida dell’istituzione senese dal 2007 al 2010 e appunto secondo l’accusa, partecipe del reato di peculato. Focardi avrebbe destinato fondi pubblici ad enti privati, senza passare dal vaglio del Cda dell’università. All’ex rettore si imputano finanziamenti ingiustificati concessi dal 2004 al 2007 alla contrada della Chiocciola, della quale fu principale esponente durante il periodo in cui occupava la Presidenza della facoltà di Scienze Matematiche.

Come riportato dagli atti ormai di dominio pubblico, in quel periodo la contrada avrebbe ricevuto finanziamenti dall’Università di Siena per circa 15 mila euro, finalizzati all’acquisto di palchi destinati a «cene che non potevano essere considerate spese di rappresentanza, per carenza dei requisiti richiesti». Sotto la lente degli inquirenti sono finiti anche i fondi stanziati dall’ateneo per l’acquisto di «campioni biologici di prodotti ittici per analisi contaminanti». In totale 360 chili di aragoste e polipi, considerati dalla Procura «materiale non pertinente» all’uso stabilito inizialmente e in ogni caso fonte di un esborso eccessivo per le disastrate casse universitarie.

Le polemiche sull’inchiesta si sono susseguite per mesi, con quasi tutte le forze politiche del territorio molto interessate all’accaduto. Interesse confermato a Linkiesta dal consigliere provinciale dell’Italia dei Valori, Antonio Giudilli: «Il buco di bilancio dell’Università di Siena è solo più eclatante di altri dissesti finanziari, in molte altre realtà universitarie italiane». L’autonomia alle università ha spesso portato ad «approfittarsi del mancato controllo puntuale della Corte dei Conti su bilanci e spese», continua Giudilli che poi conclude con un accenno all’attività del suo partito: «L’Idv di Siena vuole che si accertino tutte le responsabilità in fretta, per consentire agli aventi diritto di costituirsi parte civile nel processo e per evitare il rischio della prescrizione dei presunti reati commessi».

Nonostante i problemi di bilancio siano ancora in essere e da anni l’Università senese sia ancora in perdita, l’ateneo ha già perso oltre 70 dipendenti in virtù dell’incentivazione alla mobilità volontaria, dando così un po’ di ossigeno alle sue casse. Intanto le rette degli studenti restano tra le più alte d’Italia, con massimi che oscillano tra i 1700 e i 2200 euro annuali a seconda se si sceglie il campo umanistico nel primo caso, o quello scientifico nel secondo. Così, a ben vedere, scelte amministrative a dir poco errate e spese concesse forse con troppa leggerezza, finiscono per avere un impatto diretto sui costi di studenti e famiglie.  

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