Dirigere un giornale a venticinque anni? In Sicilia si può

Dirigere un giornale a venticinque anni? In Sicilia si può

Dieci ragazzi, un’Apecar, qualche computer e tanta voglia di raccontare la propria città, Catania. Parte così l’avventura di CTzen, un nuovo ambizioso quotidiano online siciliano. CTzen nasce dalle ceneri di Step1, storica testata della facoltà di lingue dell’università di Catania, diventata in sette anni una voce importante per la città etnea. Sfrattati nel 2009 dai locali universitari dopo alcuni contrasti con il rettore e con l’ateneo, i ragazzi di Step1 non hanno mai smesso di credere alla possibilità di proseguire la loro esperienza giornalistica sotto altra veste. Lunedì scorso, finalmente, il sogno si è avverato e sul sito un editoriale, intitolato Buongiorno Catania, ha salutato l’inizio della nuova avventura targata CTzen. «Catania aveva bisogno di una ventata d’informazione nuova», racconta il direttore Claudia Campese, classe 1986. «Il panorama dei mezzi d’informazione in città è poverissimo. A Milano la domanda “che giornale leggi?” ha senso, a Catania no. Qui c’è solo La Sicilia, ‘u giurnale di Mario Ciancio Sanfilippo. Gran parte dell’informazione in città è in mano sua; ha partecipazioni anche in gran parte delle tv locali e attorno a lui e al suo potere mediatico c’è terra bruciata. Fino a oggi, almeno».

L’età media della squadra di CTzen è di venticinque anni, probabilmente la più bassa nell’ambito del giornalismo professionistico in Italia. Anche i direttori sono molto giovani: oltre a Claudia, oneri e onori di guidare la redazione spettano a Carmen Valisano, ventisei anni e a Salvo Catalano, venticinque. Con i sette redattori formano un gruppo ben affiatato, unito fin dai tempi di Step1: «Quella è stata un’esperienza incredibilmente formativa. Ricominciamo da lì, ma con mezzi diversi e soprattutto con una libertà diversa», spiega Claudia. La sfida è quella di raccontare Catania dal basso: «Il cuore del nostro giornale saranno i cittadini con le loro segnalazioni. Confidiamo nella loro partecipazione attiva, in cambio promettiamo battaglia. Prima di noi non c’era nessuno che rompesse le scatole agli assessori. La gente lasciava che le cose andassero male, si lamentava ma non faceva niente per cambiarle. Mi ricordo la vicenda di una signora anziana che aveva una buca enorme davanti alla porta di casa: per dieci anni non l’aveva segnalata al comune perché, secondo lei, “comunque non sarebbe cambiato niente”. Da adesso i cittadini possono scrivere a CTzen».

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Come il suo collega Salvo Catalano e come tanti altri coetanei, Claudia ha lasciato Catania due anni fa per inseguire il sogno del giornalismo. Si è trasferita a Milano, dove ha frequentato la scuola dell’Università Statale. Poi l’esame di stato, l’ingresso nell’albo dei professionisti e il ritorno a casa. «Quando mi sono allontanata dalla Sicilia l’ho fatto con un peso sul cuore. Stando a Catania difficilmente sarei riuscita a trovare un praticantato. Così non avevo altra scelta che trasferirmi a Milano dove, oltre a frequentare la scuola di giornalismo, ho effettuato uno stage a Rtl e uno al Fatto Quotidiano. Ma il mestiere volevo farlo qua, a casa mia, perché è la realtà che conosco meglio di ogni altra». Quindi la decisione di tornare e di dare vita a CTzen, un giornale «fatto da giovani ma dedicato a tutti». Un progetto non facile da realizzare, in cui è stato fondamentale il sostegno dei concittadini: «Un grosso aiuto c’è arrivato dalla rete delle forze giovani e attive della città», racconta Claudia. «Per esempio, la stanza che ci ospita ci è stata prestata dai ragazzi del Cinestudio. I mobili li abbiamo raccattati qua e là, alcuni ce li siamo portati da casa. Il sito lo ha disegnato gratis un ragazzo molto bravo che ha saputo del nostro progetto e ha voluto darci una mano. La campagna marketing è opera gratuita di un amico che di lavoro fa il social media strategist. Allo stesso modo il trailer è stato fatto da un ragazzo che già aveva collaborato ai tempi di Step1. In tanti si sono attivati spontaneamente per sostenerci e questo è frutto anche della credibilità che ci siamo conquistati in questi anni».

Per il momento CTzen si sta autofinanziando, ma ha aperto diversi canali per chi volesse sostenere il progetto. «Per adesso il sostegno che ci fa più piacere è quello morale, che stiamo ricevendo fin dal primo giorno. La nostra unica paura era che attorno a noi ci fosse silenzio. Invece, non è stato così: sia su Facebook sia nelle mail arrivate in redazione si legge la felicità di una città che ha finalmente trovato uno strumento per informarsi». I catanesi sembrano davvero apprezzare il progetto di questi ragazzi. «Catania è piena di fermento e avrebbe le carte in regola per diventare una metropoli. Ciò nonostante, non si può dire che sia una città per giovani. La colpa è soprattutto delle scelte politiche troppo provinciali fatte in questi anni», prosegue il direttore. In questa situazione, CTzen – progetto nato con «poco romanticismo e molto pragmatismo» – potrebbe diventare un punto di riferimento anche per le altre iniziative dei giovani della città? «Ci speriamo. È una sfida molto stimolante per tutti noi. Essere così giovani non è un limite, è un punto di forza. Del resto, se non ci proviamo a 25 anni, quando ci dobbiamo provare?».

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