Un Mucchio Selvaggio di accuse e controaccuse. Un tourbillon dai toni aspri nato su Facebook, proseguito sui blog di settore e conclusosi (per ora) sul sito ufficiale della rivista. A scatenarlo Max Stefani, fondatore ed ex direttore – dimessosi la scorsa primavera in seguito a “insanabili contrasti” con il resto della redazione – della storica rivista musicale “Il Mucchio”.
Tutto comincia questa mattina, quando Stefani annuncia su Facebook che la rivista è in crisi e che dovrà interrompere le pubblicazioni con l’inizio del nuovo anno. Un colpo al cuore per i tanti seguaci del Mucchio, che da subito scatenano online un vivace dibattito sulla questione. Le accuse di Stefani, che parla di “una bruttissima fine”, non risparmiano nessuno: non solo i tagli governativi, ma anche l’amministrazione della cooperativa che edita il Mucchio, la Stemax e il calo di vendite dovute al suo allontanamento.
Nel pomeriggio, però, arriva la smentita ufficiale dell’attuale direttore Daniela Federico: il Mucchio ristruttura, ma continuerà a uscire. Ci saranno licenziamenti e la redazione attuale chiuderà, ma continuerà a essere stampato nei prossimi mesi. Il pericolo di veder scomparire una delle testate più apprezzate del panorama editoriale italiano sembra, in questo momento, scongiurato. Intanto, però, la sequenza di botta e risposta (e con essi di vecchi rancori e nuovi dissapori) non è ancora finita. Ecco, intanto, il riepilogo di quanto è successo oggi.
Questa mattina, Max Stefani pubblica sulla sua pagina Facebook la notizia della chiusura della storica rivista. Secondo Stefani la notizia gli arriva direttamente dall’avvocato della cooperativa che edita “Il Mucchio”.
Il Mucchio chiude. Mi scrive l’avvocato del Mucchio/Stemax Coop. che, fatto salvo l’uscita di fascicolo di gennaio, a inizio anno la società va in pre-liquidazione. Chiude l’ufficio, licenziati tutti gli assunti. Tutti gli aventi diritti a compensi, compreso il sottoscritto ma anche tutti i coll che hanno lavorato gratis nel 2011 in attesa dei pagamenti a dicembre, potranno rivalersi nelle sedi adatte etc etc. Una bruttissima fine. Nel modo peggiore.
Stefani, nel suo post, elenca cause e conseguenze: i tagli, l’amministrazione, le vendite in calo.
Gli assassini? Il Governo Monti con i tagli all’editoria “assistita” (anche retroattiva agli anni 2010-2011), una amministrazione “ballerina” e un forte calo di vendite dovute al mio allontanamento dalla direzione a febbraio dello scorso anno. A Blow Up e Rumore fanno festa (5000 lettori da spartirsi) e tutto sommato pure io anche se con una profonda tristezza nell’animo. È come perdere un figlio che hai fatto nascere e crescere per 33 anni. Te lo hanno sequestrato e l’hanno fatto morire.
Dopo poco arriva il commento di Federico Guglielmi, il responsabile delle pagine musicali della rivista. Guglielmi, compagno di viaggio (“ma con profonde diversità sulla visione del mondo e della vita”) di Stefani dal 1979, risponde nel merito.
Ennesima triste vicenda nella quale, bene o male, mi trovo coinvolto in prima linea. Sarà il Mucchio a rispondere in via ufficiale, ma a titolo personale ci tengo a sottolineare che la famosa defezione non ha comportato alcun calo di vendite ma, anzi, ha avuto come effetto un (pur lieve) incremento delle vendite e degli abbonati. Oltre a un’accresciuta credibilità del giornale un po’ ovunque. Purtroppo l’ex direttore mi ha precluso la possibilità di scrivere, e quindi di replicare a questa ennesima porcheria, sulla sua pagina facebook. Credo che questo la dica lunga su molte cose.
Dopo poco arriva anche la risposta ufficiale della rivista, nelle parole dell’attuale direttore, Daniela Federico. Nel comunicato apparso sul sito internet, Federico smentisce la chiusura della rivista, parlando piuttosto di una ristrutturazione.
È, innanzitutto, falso che la rivista chiuda e che la società sia in stato pre-liquidatorio. Verosimile, invece, che la stessa Stemax sia costretta, in ragione dei recentissimi tagli ai contributi all’editoria attuati dal Governo Monti, a chiudere l’attuale redazione e a terminare il rapporto con alcuni dipendenti. Ciò che, per chiarezza, non vuol affatto dire che Il Mucchio non sarà più pubblicato: si utilizzeranno, semplicemente, strumenti più snelli ed economici (come accade per il 90% delle riviste).
Il direttore risponde personalmente alle accuse lanciate da Stefani.
Falso, altresì, che i collaboratori non siano stati saldati per l’attività svolta nel 2011; lo sono stati per il 50% con l’impegno della Stemax – condiviso da tutta la redazione – di onorare la restante percentuale nel corso del 2012 ovvero, se (come tutti, fatta eccezione di Stefani, ci auguriamo), le cose dovessero andare meglio con riferimento a pubblicità e abbonamenti, non appena vi sarà una più immediata disponibilità. Falso, inoltre, che il Mucchio abbia subito “un forte calo di vendite” riconducibile al cambio di direzione. Vero l’esatto contrario: i dati medi da aprile a oggi sono, in assoluto, i migliori da quando la rivista è tornata mensile. Con buona pace, questa volta, delle “feste” che dovrebbe organizzare (non tanto i concorrenti Rumore e Blow Up quanto) l’ex direttore. Che, probabilmente, in considerazione dello strascico di cause penali che ha lasciato in dote alla società (e le relative parcelle…), farebbe meglio ad evitare richiami ad “una amministrazione ballerina”. Per il momento, lasciando ad ognuno di voi la valutazione sul (solito) stile di Stefani e rinviando alle sedi opportune ogni considerazione sulla legittimità delle sue affermazioni, non c’è bisogno di aggiungere altro.
Infine, ecco la controreplica dell’ex direttore. Ancora una volta su Facebook, Stefani spiega nei dettagli come è venuto a sapere dell’ipotetica chiusura della rivista. I toni sono ancora più aspri.
Succede che dieci giorni fa ho ricevuto una mail dell’avvocato del Mucchio (Gabriele Pescatore) il quale mi comunica che il Mucchio è in pre-liquidazione, che l’ufficio chiude a gennaio, che vengono tutti licenziati, che sia io che i giornalisti non prenderemo più un euro, che la notizia è da tenere (“mi raccomando!”) “segreta” (perchè poi??) e che quindi il mio onorario non sarà più pagato a partire già da gennaio. Premetto che il mio onorario altro non è che una sorta di liquidazione “rateizzata”, chiesta e concessa al nuovo direttore-editore Daniela Federico, in quanto impossibilitata a liquidarmi in un’unica soluzione e anche in cambio della mia uscita da socio (oltre che da direttore). […] Poi però oggi arriva la smentita “ufficiale” sulla pagina fb del giornale e molti di voi abboccano. Secondo voi a chi dovrei credere? All’avvocato o a Daniela Federico e Guglielmi a cui non darei da portare fuori neanche il cane? E perchè dovrei accettare supinamente di non essere più pagato per quello che era mio? E non venite a parlare a me di classe per favore.