Maroni si prende la Lega e avvia il divorzio col Pdl

Maroni si prende la Lega e avvia il divorzio col Pdl

«La Lega ha scelto una pessima strategia. Se continuano così, presto ci faremo tutti molto male. Noi del Pdl, ma anche loro». Un deputato berlusconiano che segue da vicino le vicende politiche del Nordest racconta così il suo disagio nei confronti dell’ex alleato. Ormai non è più un mistero: tra i pidiellini sono in molti a ritenere definitivamente chiuso il rapporto con il Carroccio. «Siamo alla fine di un’epoca». Una presa di coscienza relativamente recente. Le ultime sceneggiate padane – dalla riapertura del Parlamento del Nord all’ostruzionismo alla Camera – non avevano sorpreso nessuno. Fino a qualche settimana fa nel Pdl erano convinti che, archiviata la parentesi del governo tecnico, i rapporti con la Lega si sarebbero rinsaldati. In tempo per le prossime elezioni politiche, magari anche per le amministrative di primavera. Ora molti berlusconiani ammettono di essersi sbagliati. E dopo le ultime uscite del Carroccio cominciano a ragionare sulle prossime alleanze.

«Si è aperta la guerra di successione a Umberto Bossi – denunciava questa mattina il sindaco di Roma Gianni Alemanno – Fino a quando questa transizione non sarà conclusa dalla Lega dovremmo aspettarci il peggio». In realtà la guerra di successione leghista è già finita. Ha vinto Roberto Maroni. La linea seguita negli ultimi giorni a via Bellerio è quella dettata dall’ex ministro degli Interni: nessun rapporto con il Pdl. Se necessario, la Lega si presenterà da sola alle prossime elezioni. Dietro agli ultimi strappi c’è la regia di Maroni: è sua la decisione di presentare un ordine del giorno alla Camera per chiedere al governo un’asta per le frequenze tv (scelta che nel Pdl hanno vissuto come un attacco personale al Cavaliere).

E sempre riconducibile a Maroni è la presa di posizione di numerosi sindaci leghisti che ieri hanno proposto un’obiezione di coscienza sull’Imu. Invitando i propri elettori a non pagare l’imposta sulla casa. Una scelta che ha messo in imbarazzo qualche deputato padano vicino al Cerchio Magico (il gruppo di dirigenti contrapposti a Maroni). «Sulla questione dell’Imu – si giustificava oggi uno di loro chiacchierando a Montecitorio con un collega del Pdl – noi non c’entriamo nulla. È stata un’idea di Salvini». Matteo Salvini, consigliere milanese del Carroccio, uno degli uomini più vicini all’ex titolare del Viminale.

La definitiva rottura tra Pdl e Lega potrebbe consumarsi a breve. Domani la Giunta per le autorizzazioni della Camera dovrà esprimersi sull’arresto di Nicola Cosentino, il coordinatore regionale campano del partito di Berlusconi. I due leghisti in commissione sono Luca Paolini e Fulvio Follegot. Ufficialmente non hanno ancora deciso come votare. Anche se qualcuno giura che stavolta la Lega si schiererà con Pd e Terzo Polo. In ogni caso quando il dossier arriverà in Aula – presumibilmente a metà gennaio – sarà decisiva «la valutazione che farà il gruppo della Lega», come spiega Paolini. Insomma, contrariamente a quanto accaduto in precedenza, ai deputati padani non sarà garantita alcuna libertà di coscienza. La posizione del Carroccio sull’arresto del deputato Pdl sarà presa dai vertici di partito.

Nel Popolo della libertà si inizia a ragionare sul dopo-Lega. Il partito è diviso tra quanti ancora sperano di ricucire con gli ex alleati e chi spinge per rompere (tra questi l’ex ministro Franco Frattini). E se Alemanno chiede «di tenere a distanza la Lega e immaginare alleanze diverse», il governatore della Lombardia Roberto Formigoni propone di strutturare il partito a livello federale. Una sorta di doppio Pdl – al Nord e al Sud – per dare più voce al territorio. Ed evitare consistenti perdite di voti nei confronti del movimento di Umberto Bossi. Nel frattempo tanti pidiellini guardano con timore alle prossime amministrative. In primavera saranno rinnovate le amministrazioni di numerosi capoluoghi di provincia. Molti sono al Nord, alcuni sono governati da Pdl e Lega.

Si vota a Genova, Belluno, Alessandria, Asti, Cuneo, Monza, Verona, Piacenza. «In alcune realtà – racconta ancora il deputato del Nordest – rischiamo tantissimo. Senza un accordo con la Lega possiamo anche evitare di presentarci. A Verona, poi, la Lega potrebbe vincere anche da sola. Per noi sarebbe una tragedia». Quasi ovunque gli accordi elettorali non sono stati ancora chiusi. Ma in alcune città lo scontro tra ex alleati sembra inevitabile. Esemplare il caso di Monza, sede dei discussi ministeri del Nord. Nel cuore della Brianza la Lega ha chiesto la ricandidatura del sindaco leghista uscente, Marco Mariani. Nonostante le perplessità del Pdl pochi giorni fa si è presentato in città proprio Roberto Maroni per lanciare la volata al primo cittadino. L’obiettivo dell’ex ministro – raccontano le cronache locali – è quello di rompere l’asse con gli alleati e costringere il Pdl a correre da solo. Per trovare un accordo sarebbe intervenuto lo stesso Silvio Berlusconi. Ma neppure una cena ad Arcore avrebbe convinto Maroni a cercare un’intesa.

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