La storia è di quelle sospese tra il riso e il pianto. Da mesi ormai va avanti la procedura per cedere il 29,75% di Sea, la società che gestisce gli aeroporti di Malpensa e Linate, controllata dal Comune di Milano. Una parziale privatizzazione già avviata dalla precedente giunta e non revocata da quella guidata da Giuliano Pisapia. Stamane alle dieci scadevano i termini per la consegna delle buste con le offerte.
Alle 9.50 c’era una sola busta, quella del fondo F2i guidato da Vito Gamberale, che prezza la quota in Sea 385 milioni. Il fondo F2i – sia detto per inciso – è un fondo che raccoglie fondazioni bancarie, Cassa Depositi e Prestiti e altri investitori istituzionali. Guidato da una vecchia volpe come Gamberale F2i è insomma una centrale di interessi pubblici e privati fortemente intrecciati tra loro. Alle 9.50 c’era solo la sua offerta.
Ma proprio a quell’ora – appena dieci minuti prima della scadenza – si presenta in Comune a Milano, a Palazzo Marino, un rappresentante del fondo indiano Srei. Anche lui ha in mano una busta, anche lui offre dei soldi per quella quota: e per la precisione offre 40 milioni in più. Non proprio spiccioli, in un’epoca di vacche magrissime e con le casse dello stato e delle città che piangono.
Il rappresentante del fondo indiano viene indirizzato subito al Palazzo della Ragioneria, lì accanto. Gli dicono il civico sbagliato – o lo capisce male, in fondo che importa – e ci mette qualche minuto ad entrare nella porta giusta. Insomma, secondo il racconto degli indiani, alle 9.55 sono arrivati alla Ragioneria, e lì hanno atteso dieci minuti perchè qualcuno li ricevesse. Già, solo che poi, arrivati finalmente e faticosamente alle metà, l’ora x era passata da dieci minuti. Insomma, niente consegna della busta, niente verbalizzazione, niente più gara e il 30% di Sea dritto dritto nelle mani di Gamberale.
Ora, se noi fossimo gli indiani di Srei, e fossimo stati davvero interessati alla Sea, prenderemmo subito da parte il nostro advisor – a proposito, chi è?- e gliene diremmo quattro, o anche otto, visto che i consulenti in teoria servono apposta a non fare figuracce e a non perdere gli affari in cui si crede. Ma poi inizieremmo a fare una pessima pubblicità di Milano e dell’Italia in giro per il mondo, cosa che in effetti i manager e finanzieri indiani hanno già cominciato a fare alludendo a una gara poco trasparente.
Ma noi non siamo manager indiani, siamo cittadini italiani. Chi scrive e molti di quanti hanno fatto nascere Linkiesta, poi, sono o si ritengono assolutamente milanesi. Cittadini, elettori, contribuenti del capoluogo lombardo. Che – sappiamo – non naviga nell’oro, che è stato finanziariamente messo in difficoltà dalle precedenti manoivre finanziare e non sarà certo coperto d’oro. E quindi la nostra preoccupazione naturale è un’altra: ma davvero è stato fatto al meglio per ottenere la massima resa da questa procedura di rendita?
La domanda è ovviamente retorica, se i fatti sono andati davvero come vengono ricostruiti da Srei. Ovviamente, viene facile mettere in dubbio anche la serietà delle intenzioni di chi si presenta a dieci minuti dalla fine della partita. E tuttavia, questa è una storia che sembra insomma destinata a finire così, salva la possibilità di ricorso che al momento è ancora tutta da verificare. Così, F2i di Vito Gamberale, delle banche, delle Fondazioni della Cdp si prende Sea al prezzo di asta più un euro. E gli altri 39.999.999 euro chi li restituisce a Milano?
Più in generale, alla fine di questa storia strana e di questa offerta mal gestita anche dall’offerente, resta una domanda: si è fatto tutto il possibile per vendere Sea al meglio?
Twitter @jacopotondelli