Paola Severino difende la Goodyear nel processo per l’amianto

Paola Severino difende la Goodyear nel processo per l’amianto

«Onorevole signor Ministro, sono la signora Valeria Nocioni, Le scrivo in quanto orfana di lavoratore deceduto in seguito all’inalazione di fibre di amianto nell’ambiente lavorativo». Ci saranno due donne a confronto, martedì al tribunale di Latina. Valeria Nocioni, di Frosinone, e Paola Severino, avvocato di fama e ministro della Giustizia. Saranno una di fronte all’altra per l’udienza preliminare di uno dei procedimenti penali contro i vertici della Goodyear.

Valeria Nocioni sarà lì come parte offesa, orfana di un operaio che ha inconsapevolmente respirato l’amianto durante la sua vita lavorativa. Il ministro Paola Severino sarà lì come avvocato dei datori di lavoro, per i quali è stato richiesto il rinvio a giudizio per il decesso di lavoratori esposti all’amianto e altre sostanze cancerogene. E poco importa se fisicamente non sarà presente. Il suo nome figura nel collegio difensivo degli imputati.

Una ventina in tutto gli operai deceduti, e almeno tre i procedimenti aperti. Tra l’altro i vertici della multinazionale degli pneumatici sono già stati penalmente condannati in primo grado proprio a Latina per i medesimi reati. Valeria Nocioni, appena 35 anni, scrive al ministro e al presidente della Repubblica. Chiede se non è il caso che l’avvocato Severino rinunci a questa difesa, dato «il ruolo istituzionale di ministro della Giustizia.

È tutta in salita la strada del processo: la denuncia è arrivata cinque anni fa, quella di martedì sarà solo l’udienza preliminare. «Temiamo fortemente la prescrizione – commenta amaro Ezio Bonanni, avvocato delle vittime e presidente dell’Osservatorio nazionale amianto – e questo procedimento è importantissimo perché coinvolge anche gli stessi sindacati che sapevano del rischio e hanno taciuto. Chiediamo al ministro di lasciare l’incarico, sarebbe un pessimo precedente e un colpo mortale per la giustizia italiana».

Giornate difficili per i processi contro le lobby dell’amianto. La notizia di Latina arriva proprio nel giorno in cui il comune di Casale Monferrato ha accettato, dopo un consiglio comunale infuocato, con proteste e lanci di monetine da parte dei cittadini infuriati, i 18,3 milioni di risarcimento da parte dell’ex patron della Eternit, Stephan Schmidheiny. In cambio dovrà ritirare la sua parte civile nel processo e non potrà nel futuro intraprendere alcuna altra azione legale. A Casale Monferrato e sul web monta la protesta. I cittadini si sentono traditi: la città ha pagato un prezzo elevatissimo nella guerra contro la fibra killer.

Sono almeno 1800 i morti e centinaia le persone ammalate, e tra di loro c’è anche chi non ha mai messo piede nella fabbrica. E a poco sono valse le parole del sindaco, Giorgio Demezzi, che ha promesso: il denaro andrà impiegato in opere di bonifica dall’amianto, nella ricerca medica, nel sostegno alle famiglie delle vittime. «Ci sono momenti – ha detto Demezzi nella dichiarazione conclusiva all’assemblea – in cui è difficile fare il sindaco di tutti, e me ne dispiace. Ma bisogna fare delle scelte. La nostra è stata una scelta sofferta. Non siamo in malafede, non siamo avidi e non siamo assassini». Ma i cittadini di Casale, insieme con le vittime dell’amianto di tutta Italia, stanno già organizzando una manifestazione di protesta.
 

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