Arriva la manovra da 24 miliardi di euro. Dopo un consiglio dei ministri di oltre tre ore il governo Monti licenzia il testo. Tra i principali capitoli ci sono la previdenza, il bilancio pubblico, lo sviluppo. Mancano invece gli interventi sul mercato del lavoro, che saranno adottati dall’esecutivo in un secondo momento. Tante le novità, non tutte inattese: dall’aumento dell’Iva a partire dal prossimo anno al ritorno della tassazione sugli immobili di proprietà. Tramonta, invece, l’ipotesi di un ritocco all’aliquota Irpef del 43 per cento. L’obiettivo principale – come ribadito da Mario Monti durante le consultazioni della giornata con i rappresentanti di enti locali e parti sociali – resta quello del raggiungimento del pareggio di bilancio entro il 2013.
“Il governo ha ricevuto un mandato di corta durata e severo impegno: aiutare l’Italia a uscire da una crisi gravissima”. Monti introduce così, prima della conferenza stampa, la presentazione del decreto. Poi rassicura gli italiani: “Insieme ce la faremo”.
Al primo punto il capo del governo sottolinea il taglio ai costi della politica. Si parte dagli enti locali. L’organizzazione delle province sarà profondamente modificata: i membri dei consigli saranno ridotti a dieci, cancellate le giunte. Il premier annuncia che rinuncerà al suo compenso da premier. Ma saranno rivisti al ribasso anche gli stipendi di ministri e sottosegretari. Riduzioni in vista anche per le autorità indipendenti, che vedranno diminuire il numero dei propri componenti da 50 a 28.
Gli interventi più discussi sono quelli relativi al comparto previdenziale. Come racconta il ministro Elsa Fornero in conferenza stampa, l’esecutivo ha previsto la definitiva sostituzione del metodo retributivo con quello contributivo. La manovra approvata dal governo introduce un’età minima per l’ottenimento della pensione: 62 anni per le donne, 66 per gli uomini. Da qui al 2018, un processo di adeguamento porterà a 66 anni il requisito anagrafico minimo per tutti. Sono previsti incentivi per chi vuole rimanere al lavoro, almeno fino ai 70 anni. Si potrà andare in pensione a prescindere dall’età solo dopo aver accumulato 42 anni di contributi (per gli uomini) o 41 (per le donne). Pianto di commozione del ministro Fornero, al momento di presentare l’ultimo “sacrificio” chiesto agli italiani: il totale congelamento di tutte le pensioni rispetto all’inflazione, escluse quelle fino a 960 euro.
Salta, invece, l’ipotesi di un incremento temporaneo (fino al 2014) dell’aliquota Irpef del 43 per cento. Un aumento che avrebbe interessato i redditi superiori ai 75 mila euro. Non c’è una vera e propria patrimoniale. Ma alcune norme dettate dalla ricerca di “equità”, su cui il premier Monti insiste molto presentando il decreto. Il primo intervento prevede l’estensione dell’imposta di bollo già prevista sui conti correnti anche per titoli e altri prodotti finanziari. Il secondo è un intervento una tantum dell’1,5 per cento sui capitali fatti rientrare in Italia con lo scudo fiscale. Viene introdotto, infine, un super bollo per le auto di lusso riservato ai titolari di autovetture di potenza superiore ai 170 chilowatt e per i proprietari di aerei privati e barche sopra i dieci metri.
Cresce l’Iva. Si tratta di un aumento pari al 2 per cento per le aliquote del 10 e del 21 per cento, a partire dal secondo semestre 2012. Con un ulteriore ritocco di altri 0,5 punti a partire dal giugno 2014. Intervento, quello dell’Iva, al momento solo teorico. Servirà per coprire i risparmi di spesa già iscritti in bilancio e sarà attuato solo se necessario.
Come ampiamente anticipato dalle indiscrezioni degli ultimi giorni torna la tassazione sugli immobili di proprietà. Il ritorno dell’Ici (già ribattezzata Imu dal decreto sul federalismo municipale) – assieme alle rivalutazioni catastali – porterà nelle casse dello Stato una cifra tra i 10 e i 12 miliardi di euro. Così le cifre: l’aliquota ordinaria sarà fissata allo 0,76 per cento, mentre sarà ridotta allo 0,4 per cento per l’abitazione principale.
Spetta al ministro Corrado Passera la presentazione degli interventi per la crescita e lo sviluppo. Almeno quattro le principali norme: la defiscalizzazione del costo del lavoro sul computo Irap; la riorganizzazione dell’Ice per supportare le aziende che operano all’estero, il rafforzamento del fondo di garanzia per assicurare 20 miliardi di credito alle piccole e medie imprese; l’introduzione di un meccanismo di favore fiscale alla raccolta di capitale in rischio, per favorire la patrimonializzazione delle imprese.
Rivisti anche i limiti ai pagamenti in contanti. Il viceministro dell’Economia Grilli conferma che la soglia scenderà fino a mille euro. Una norma che servirà a favorire la tracciabilità dei pagamenti e ridurre il fenomeno dell’evasione fiscale.
Tagli agli enti locali per quasi 5 miliardi. L’intervento, di cui si è occupato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Piero Giarda, è così articolato: i Comuni vedranno ridurre gli stanziamenti di 1,4 miliardi di euro. Cinquecento milioni in meno per le Province. Quasi tre miliardi in meno alle Regioni. A parziale compensazione dovrebbero essere destinati agli enti locali circa 600 milioni di euro per finanziare il trasporto pubblico locale.
E ancora: via libera alla liberalizzazione dei farmaci di fascia C, quelli a pagamento, che potranno essere venduti anche nelle parafarmacie. Ma altre liberalizzazioni interesseranno i trasporti e gli orari dei servizi commerciali.