Calabria, bombe della ’ndrangheta contro l’integrazione

Calabria, bombe della ’ndrangheta contro l’integrazione

Caulonia (RC) – Una bomba è esplosa all’ingresso del locale multietnico gestito dal consorzio di cooperative sociali Goel a Caulonia nella Locride, in Calabria, una minaccia per il paese che insieme a Riace e Stigliano (per un totale di 10 mila abitanti) da diverso tempo è diventato per molti Comuni un modello da seguire nel sostegno dei migranti arrivati in Italia, senza distinzione tra coloro che hanno un permesso di soggiorno e quelli che ancora lo aspettano. Iniziativa che poi è diventata, con la vecchia giunta regionale guidata da Agazio Loiero, una legge regionale apprezzata anche dall’Unchr, l’Agenzia dell’Onu per i rifugiati che ha preso dure posizioni nei confronti dei respingimenti degli stranieri provenienti dalla Libia attuati dal precedente governo.

«Abbiamo avviato – spiega il sindaco Ilario Amendolia – una nuova politica dell’accoglienza. Anziché predicare accoglienza, abbiamo scelto di praticarla. Da anni ormai ospitiamo più di 130 migranti. La novità sta nel fatto che abbiamo voluto accoglierli nelle case del centro storico e non nelle strutture come alberghi abbandonati, ma inserirli nel cuore della nostra comunità anche attraverso il lavoro regolare. La bomba esplosa al Goel potrebbe essere certamente un atto dove si nasconde la mano della ‘ndrangheta calabrese e sicuramente rappresenta l’ennesimo atto di razzismo contro i processi di integrazione».

Il gruppo Goel si occupa della gestione e inserimento di rifugiati politici e di stranieri. L’intimidazione avvenuta la notte di fine anno ha danneggiato la trattoria “La Grotta” che da diverso tempo era gestita proprio dal Goel per favorire i processi di inserimento dei migranti della zona. Il modello calabrese però ha avuto il doppio obiettivo di accogliere da una parte e rivitalizzare i centri storici abbandonati dai cittadini del Sud in cerca di lavoro nel produttivo Nord. «Abbiamo fatto cartello – aggiunge Amendolia – perché non potevamo più assistere ai proclami razzisti che volevano risolvere i problemi degli sbarchi a Lampedusa buttando a mare coloro che venivano nel nostro Paese in cerca di una opportunità di vita migliore e lontano dalle guerre».

Il Comune di Caulonia oggi fa parte della rete Sprar e di quelle città italiane che hanno deciso di accogliere e realizzare il “Progetto Paese”, cioè di creare un’accoglienza che blocchi gli interessi delle ‘ndrine nel territorio. Sono circa 6.850 i richiedenti e titolari di protezione internazionale accolti nella rete Sprar nel solo 2010. Secondo i dati resi noti da Anci, l’associazione dei comuni italiani e il ministero dell’Interno nel rapporto annuale. I migranti provengono per lo più da Somalia, Eritrea, Afghanistan, Nigeria e Iraq.  Sempre nel 2010, sono stati 180 i bambini e le bambine nati in Italia da una mamma accolta nei progetti Sprar e 253 i minori non accompagnati richiedenti asilo accolti nella rete. Lo Sprar è un sistema capillare e diffuso, con una copertura regionale pari al 95 per cento. I progetti avviati nei territoriali offrono un’accoglienza integrata che comprende assistenza sanitaria e sociale, attività multiculturali, inserimento scolastico, mediazione linguistica e interculturale, orientamento e informazione legale, servizi per l’inserimento abitativo e lavorativo, formazione.

Quello di Caulonia è solo l’ultimo di una serie di attacchi ai Comuni calabresi che attuano questo percorso di integrazione: a Natale, infatti, a Lamezia Terme c’è stato un altro attentato. È stato fatto esplodere un ordigno davanti l’entrata di un centro per minori stranieri aperto dalla comunità “Progetto Sud” di don Giacomo Panizza, in un bene confiscato alla cosca Torcasio. Stesse intimidazioni a Riace, dove ci sono stati spari contro il ristorante di proprietà del sindaco Mimmo Lucano. Questa volta oggetto della violenza di Caulonia è stato il consorzio di cooperative sociali Goel.

Nato nel 2003, Goel è un’impresa sociale, forma scelta come strumento per l’attività imprenditoriale e rappresenta un profondo cambiamento politico-culturale della Locride e della Calabria. Un’autorevolezza che si è legittimata sia attraverso l’efficacia imprenditoriale che grazie ad una crescita economica importante. Dopo la bomba il Goel ha scritto: «Non sono noti moventi e destinatari di questo gesto assurdo e vigliacco, indipendentemente da quali siano stati gli intenti, il gruppo si sente comunque ancor di più motivato a continuare nel proprio percorso di legalità, giustizia sociale e sviluppo sostenibile». E ancora, «la cooperativa diffonderà, nelle regioni settentrionali le iniziative di contrasto all’infiltrazione criminale che da alcuni anni vengono portate avanti attraverso l’alleanza con la Locride e la Calabria».

Leggi anche:

Acquaformosa, in Calabria qualcuno sa come si fa integrazione

Al confine del Parco nazionale del Pollino, in Calabria, il comune di Acquaformosa accoglie famiglie di richiedenti asilo e rifugiati. In questo modo ripopola il comune che negli anni ha perso quasi un terzo dei propri abitanti. Una realtà resa possibile dalla volontà del sindaco e dai progetti di accoglienza finanziati dalla regione e dal ministero dell’Interno, che assistono quasi 7 mila persone in tutta Italia.

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter