Con l’arrivo del 2012 il decreto Salva Italia varato dal governo Monti è entrato in vigore e così anche la tanto discussa norma sulla liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali. Non sono mancate le proteste di commercianti, associazioni di categoria e, soprattutto, di alcune Regioni, che rivendicano la propria autonomia nella gestione di orari e aperture dei negozi. Dopo la Toscana infatti, anche Piemonte, Veneto, Provincia autonoma di Trento e Puglia hanno dichiarato di essere pronte a fare ricorso alla Corte Costituzionale, organo deputato alla gestione dei conflitti fra Stato e Regioni. E anche nel Lazio, dopo il sì del Comune di Roma guidato da Gianni Alemanno, Renata Polverini, in Regione, sta valutando con i commercianti se impugnare il provvedimento del governo.
Nel 2001, con la riforma costituzionale del titolo V della Costituzione, le Regioni hanno acquisito maggiori autonomie, in una logica orientata ad un progressivo federalismo. La modifica, che ha riguardato 9 articoli, ha così affidato un numero consistente di materie alla sfera delle decisioni autonome dei livelli decentrati. È da notare che, se prima venivano elencate le materie in cui le Regioni avevano potere di legiferare (in via concorrenziale) ed era lasciata allo Stato la competenza su tutto il resto, dal 2001 la prospettiva si inverte: vengono elencate le materie di competenza esclusiva dello Stato, nonché alcune materie di competenza concorrente di Stato e Regioni, mentre viene lasciata alle Regioni la competenza generale o “residuale” (cosiddetto federalismo legislativo).
Nello specifico, l’articolo 117 della Costituzione, dopo aver elencato le materie di competenza esclusiva dello Stato e quelle di legislazione concorrente fra Stato e Regioni, al comma 3 recita così: «Spetta alle Regioni la potestà legislativa in riferimento ad ogni materia non espressamente riservata alla legislazione dello Stato».
Leggi anche: