“Lo sviluppo del Paese passa dalle infrastrutture”

“Lo sviluppo del Paese passa dalle infrastrutture”

Katiuscia Eroe, 32 anni
Ufficio Energia e Clima di Legambiente Onlus
Roma

Che cosa ha funzionato nel 2011?
Credo che ciò che ha funzionato di più nel 2011 sia stata la partecipazione attiva e determinante dei cittadini su moltissime questioni che hanno non solo un valore ambientale ma anche sociale ed economico. A partire dai sempre più diffusi Gruppi di Acquisto Solare che solo in Veneto hanno permesso di installare oltre 1 MW di impianti fotovoltaici e oltre 1.500 mq di solare termico. Quello dei GAS è un sistema di “acquisto collettivo” che permette ai cittadini di risparmiare dal punto di vista economico rispetto ai prezzi di mercato. Inoltre a questi vanno aggiunti tutti quei progetti di “solare collettivo” che invece danno la possibilità di trasformare i consumatori di energia, normalmente prodotta da fonti fossili, in produttori di energia pulita. Questi movimenti che nascono dalla volontà dei cittadini sono stati rafforzati da scelte collettive come quella del voto referendario del 11 e 12 Giugno, dove oltre 25 milioni di italiani hanno scelto con forza un pezzo di futuro energetico per questo Paese. Un futuro che esclude il nucleare e che valorizza gli interessi comuni, come l’acqua, a discapito di quello privato di pochi. Un futuro scelto anche attraverso l’installazione di oltre 9 mila MW di impianti fotovoltaici installati in un solo anno che permettono di produrre energia elettrica pari al fabbisogno di 4,5 milioni di famiglie. Ciò che, dal mio punto di vista, è stato il vero successo, sono stati proprio tutti quei movimenti nati dal basso che con proposte concrete, manifestazioni pacifiche, idee e politiche hanno determinato parte del futuro energetico di questo Paese. Mi viene ancora in mente politiche energetiche di Piccoli Comuni, come Peglio, Vaiano, Dobbiaco che puntando sulle rinnovabili e sull’efficienza, hanno messo una pietra importante nella costruzione di un futuro sostenibile in quelle città, offrendo così maggiore qualità di vita alle famiglie che vi abitano.

Cosa deve cambiare nel 2012?
Credo che la sfiducia e il malcontento mostrato in questi ultimi anni dalla società civile venga da molto lontano, da anni di mancate politiche attente non solo alle persone ma anche ai territori, alle necessità sociali ed economiche che devono andare insieme. Ciò che deve cambiare è l’idea di politica prima di tutto. Che deve essere a servizio del Paese e dei cittadini. Ma ancora di più l’idea di sviluppo. Questo infatti deve essere finalizzato a migliorare la qualità di vita di tutti i cittadini, a preservare l’ambiente per le future generazioni e a mettere tutti nella condizione di avere una vita dignitosa. Per fare questo bisognerebbe smettere di puntare, ad esempio su politiche scellerate e poco lungimiranti, come quella del carbone e al contrario attuare politiche di diffusione delle rinnovabili, dell’efficienza in edilizia, del risparmio. Oggi dobbiamo iniziare un percorso nuovo, fatto di risposte concrete ai fabbisogni energetici delle famiglie e delle PMI.

Una proposta concreta per il futuro?
Credo che questo momento di crisi debba essere trasformato in opportunità per il nostro Paese di rinascere, di essere di nuovo competitivo a livello internazionale, di offrire lavoro, formazione e qualità di vita.
Quattro i punti principali su cui agire per ridare fiducia ai giovani e alle famiglie italiane: lavoro e precariato, cogliendo l’occasione offerta ad esempio da tutti quei settori che rappresentano per l’Italia un occasione di rilancio e che anche in tempi di crisi hanno garantito competitività, posti di lavoro e miglioramento della qualità di vita dei cittadini, come le rinnovabili, l’efficienza e il risparmio energetico, la riconversione ecologica dell’economia. Basti pensare solo agli oltre 120 mila nuovi posti di lavoro nel solo settore delle rinnovabili. Città e qualità della vita: prevenire e investire in manutenzione ordinaria e di tutela dei territori per garantire una migliore qualità di vita e sicurezza. Abbiamo bisogno di opere e infrastrutture necessarie per lo sviluppo: niente opere faraoniche irrealizzabili e ambientalmente non sostenibili, come il Ponte sullo Stretto, che tengono bloccati fondi inutilmente, ma piuttosto, ammodernamento delle infrastrutture, con piccoli interventi diffusi sul territorio che darebbero lavoro a piccole-medie imprese e rilancerebbero un’occupazione di qualità migliore (ferrovie e treni per il trasporto pendolare, metropolitane leggere, ammodernamento ed efficientamento di edifici pubblici, scuole, efficienza energetica, ecc…). Rilancio del servizio civile nazionale come riconoscimento “legale” di attività di volontariato, di esperienza di formazione e di apprendimento non-formale. Scuola e università pubblica, luoghi di formazione della cittadinanza, in cui introdurre educazione civica ed ambientale. In particolare rendere dignitosa la presenza nelle strutture di formazione, di qualsiasi ordine e grado, tornare a una inclusione concreta dei giovani disabili con servizi garantiti. 
 

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