“Nel 2012 abbassare le tasse su impresa e lavoro”

“Nel 2012 abbassare le tasse su impresa e lavoro”

Stefano Casertano, 33 anni
Docente di politica internazionale all’Università di Potsdam, in Germania.
Berlino

Cosa ha funzionato nel 2011?
Scriveva Oriana Fallaci nel 1979: “In un’azienda, un’industria, il direttore generale e il consiglio di amministrazione non sanno cosa farsene delle persone intelligenti e fornite di iniziativa, degli uomini e delle donne che dicono no, e questo per un motivo che supera perfino la loro arroganza: pensando e agendo gli uomini e le donne che dicono no costituiscono un elemento di disturgo e di sabotaggio, mettono rena negli ingranaggi della macchina, diventano sassi che rompono le uova nel paniere” (da “Un uomo”, BUR, p. 515). Ma si trattava di trent’anni fa, viene da pensare. Si trattava di una visione maturata osservando mostri sociali come la Finsider, incubatrice del grottesco italico Fantozzi. Forse il mondo è cambiato? Forse sì, ma non in Italia. Le maggiori aziende di successo al mondo nate negli ultimi anni si contraddistinguono per una caratteristica: la possibilità di mettere in discussione le strategie, per avere una presenza più dinamica nel mondo concorrenziale. È vero in tutti gli ambiti. Perfino in quello militare: la tattica di “counter-insurgency” inaugurata dal generale Petraeus in Iraq richiede l’impiego di ufficiali di basso livello in grado di prendere decisioni, per questo da alcuni anni è stato chiesto alle accademie militari – non ultima West Poin – di formarne di più.
In Italia non solo manca la meritocrazia: siamo all’opposto. Vige una “dittatura dei mediocri”. È per questo che gli stipendi aumentano solo all’avanzare dell’età, e gran parte di chi è bravo va all’estero, come evidenziato da alcuni articoli de Linkiesta. È per la stessa “dittatura dei mediocri” se troppi posti sono assegnati per parentela e affiliazioni, nelle Università, nelle aziende e nella politica. E aggiungo: non è stato fatto davvero nulla per contrastare questo fenomeno. Mi rifiuto di citare come esempio positivo lo sconto fiscale introdotto per i “cervelli che ritornano”. Si tratta di un palliativo. Sono d’accordo con il senatore Baldasarri, tra i pochi assennati a votare contro questo insulso provvedimento.
È un provvedimento inutile perché è un velo colorato su un panorama desolante, che distoglie l’attenzione dal vero problema della dittatura dei mediocri. Convincerà ben poche persone a tornare: quattro soldi per un paio d’anni non sono nulla, in confronto al rischio di rovinarsi una carriera in un sistema economico votato al declino. È inutile perché improntato all’idea sciatta e stantia di “far tornare i cervelli” (basta!). È inutile perché iniquo nei confronti di chi è rimasto in Italia. È inutile perché scopre il fianco a numerose frodi, che vi potevamo risparmiare.

Cosa deve cambiare nel 2012?
Per far valere la meritocrazia, il punto è uno solo: piantiamola con questa logica del “ritorno dei cervelli”. Il vero impegno deve essere quello di “attrarre cervelli”, creando le condizioni perché professionisti, anche stranieri, abbiano voglia di venire a lavorare in Italia. Possiamo escludere che il rinnovamento provenga dalla grande impresa italiana. La strada è una sola: consentire ai piccoli di crescere, e fare in modo che nasca un sistema di finanziamento per le start-up. Ciò viene sistematicamente impedito dalla dittatura dei mediocri, che cerca di preservare lo status-quo.

Una proposta concreta per il futuro?
Immediatamente, imporre sconti fiscali per gli investimenti in creazione di nuove imprese e per lo sviluppo di quelle esistenti. Soprattutto, è necessario abbassare le tasse sull’attività d’impresa e sul lavoro. Altro che “ritorno dei cervelli” e sconticini fiscali. 

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