Yossou N’Dour, la playlist di un candidato presidente

Yossou N'Dour, la playlist di un candidato presidente

La mia speranza è in te
Io vorrei vedere il tuo spirito toccare il cielo
Possiamo fare molto di più
Lascia le pistole e vai a scuola
Mi senti, fratello?

My Hope Is In You, 1999

Non è mai stato soltanto un cantante, Yossou N’Dour. L’«artista africano del secolo», come l’ha definito la rivista Folk Roots, ha sempre messo in primo piano il lato sociale e umanitario della musica. La povertà, l’emarginazione, il malgoverno e i diritti umani sono tematiche che ricorrono in tutti i dischi della sua trentennale carriera. Per questo le sue canzoni sono diventate inni, che – attraverso le melodie nere del mbalax, mix di ritmi africani, cubani e latino americani che ha inventato e diffuso in tutto il mondo – hanno trasmesso a tutti gli africani, emigrati e non, un messaggio di pace e di speranza.

Quella che fino a ieri era la sua «missione», da oggi è diventata anche la sua professione. N’Dour ha infatti deciso di smettere i panni dell’artista per indossare quelli del politico, come candidato alla presidenza del Senegal nelle elezioni che si terranno il prossimo febbraio. Affronterà Abdoulaye Wade, da 11 anni a capo dell’ex colonia francese e contro la cui politica – giudicata corrotta e “sprecona” – N’Dour si è spesso schierato in questi anni. «Per me ci sono due Senegal» ha spiegato N’dour a Dakar, annunciando il suo ingresso nell’agone politico davanti a una folla plaudente. «Il Senegal di chi non ha nulla e il Senegal di chi ha tutto. Io mi voglio occupare del Senegal di chi non ha nulla».

Venite gente, ballate
Tutti nel mondo possiedono una cultura
Credete in ciò che volete
Rispettate le vostre tradizioni
Ognuno deve poter fare quello che il cuore gli suggerisce
Non causate problemi
Trattate bene le persone
Siate socievoli
Scambiatevi idee
La musica è la stessa in tutto il mondo
I musicisti sono pezzi di una stessa stoffa

Benn La, 1999

Del potere universale ed aggregatore della musica, N’Dour si accorse presto. Si rese conto che era un mezzo di comunicazione più efficace di qualsiasi altro, in grado di bypassare la voce della politica. «La musica è qualcosa di veramente potente e noi possiamo sfruttarla» disse nel 2004 in un’intervista rilasciata a Jeffrey Brown della Pbs. «Spesso quello che i politici cercano di comunicare non viene compreso dalle persone. La musica, invece, è un linguaggio trasparente». 

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Fin da giovane, N’Dour crebbe in un ambiente ricco di stimoli culturali diversi. In Senegal esistono oggi oltre venti gruppi etnici. I tre principali sono i Wolof (all’incirca il 43% della popolazione, diffusi soprattutto nell’ovest del Paese), i Tula (26%) e i Serer (15%). La famiglia N’Dour li rappresenta tutti. Il padre Elimane, meccanico, era un Serer. La madre Ndèye Sokhna Mboup, poetessa e cantante, discendeva da una famiglia Toucouleur, sottogruppo dei Tula. Yossou, invece, si dichiara Wolof. Proprio come Abdoulaye Wade.

Cresciuto in questo melange di costumi e credenze così diverse, Yossou N’Dour sviluppò una sensibilità particolare per la cultura intesa come valore sociale. Iniziò la sua carriera di cantante giovanissimo, esibendosi alle celebrazioni religiose. A tredici anni – mentre vendeva cd piratati nei parcheggi di Dakar – era già conosciuto in città, grazie al timbro originale della sua voce. Da lì in poi, la sua ascesa fu fulminante: se a vent’anni fondò la sua prima band, l’Etoile de Dakar, a venticinque già girava il mondo in tour, dividendo il palco con artisti del calibro di Peter Gabriel, Sting e Tracy Chapman.

La musica non ha frontiere
Un giorno gli americani
Troveranno un nuovo punto di vista
E anche i russi
Guarderanno alla vita in modo diverso
Perché ci sono troppe armi
E la guerra è terribile
Io vedo un’Africa
Tutta unita, un giorno
Datemi le vostre mani
Datemi una possibilità di scoprire
Che cosa vi aspettate
dal futuro?

Set, 1990

Mentre la sua fama cresceva (grazie anche al successo planetario di “Seven Seconds“), un accresciuto impegno a livello sociale contribuiva ad arricchire il suo curriculum extra-musicale. Nel 1985 organizzò un concerto di sostegno a Nelson Mandela; nel 1986 incise una canzone per Amnesty International, in collaborazione con Lou Reed; negli anni ’90 avviò con le Nazioni Unite Project Joko, un progetto per costruire internet café in Africa; dal 2000 è ambasciatore mondiale della Fao; nel 2007 è entrato nel World Future Council; nel 2011, infine, ha festeggiato il ventennale da ambasciatore dell’Unicef. 

I Paesi ricchi producono scorie tossiche
Perché devono mandarle a noi?
I Paesi poveri sanno cosa sono le scorie tossiche
Perché dovrebbero accettarle?
[…] Molti dei Paesi sottosviluppati stanno cominciando a dire no!

Toxique, 1989

Pur parlando a tutto il mondo, N’Dour non ha mai abbandonato – né musicalmente né territorialmente – le sue radici africane e senegalesi. La sua voce è diventata la voce dell’Africa, delle sue rivendicazioni, delle sue ferite e del suo popolo. «Il mondo vede solo il lato brutto dell’Africa» ha detto in un’intervista. «Qui abbiamo tanti linguaggi, tante religioni, tante culture diverse. Queste differenze, però, non sono un ostacolo, ma una ricchezza. La musica ci permette di mostrare, a noi stessi e al mondo, anche il lato bello dell’Africa, quello della felicità».

È ora di mettersi al lavoro
ti sfido a metterti al lavoro
il duro lavoro è l’unica strada per la dignità
[…] Quando sei in una posizione di autorità
dovresti dare il buon esempio
in modo che gli altri lo seguano
[…] Facciamo in modo che il lavoro sia una priorità
Il lavoro costruisce la nazione
Lavoriamo

Liggeey, 2000

Dopo anni di impegno “indiretto”, il terreno era pronto per la sua candidatura. Negli ultimi mesi del 2011 N’Dour aveva infatti lanciato, tramite le emittenti di sua proprietà – una radio e una televisione nazionali, spesso prese di mira dal presidente Wade – la campagna Fekke Maci Boolé (in italiano “Sono coinvolto”), un «movimento di consapevolezza» che proponeva di «disturbare le elité politiche» al potere il Senegal. Prima della candidatura, Wade si ritrovava quasi senza sfidanti degni di nota. Ora che la sfida di N’Dour è stata ufficialmente lanciata, la situazione si è ribaltata, con Wade costretto a misurarsi con la smisurata popolarità di N’Dour presso i ceti medi e bassi del Senegal. Noi, intanto, attendiamo di scoprire se davvero il «potente messaggio» della musica basterà a N’Dour per vincere anche questa sfida.

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