Il governo Monti è stato prodigo di novità quotidiane per giornalisti e lettori durante i due mesi e mezzo del suo mandato. Con le misure della manovra finanziaria, i progetti di riforma, le liberalizzazioni, le lacrime della Fornero, gli incarichi di Passera, il dileggio di Martone verso gli “sfigati”, le convinzioni di Monti sulla noia da posto fisso – l’intero consiglio dei ministri ha mostrato una creatività insospettata in favore della richiesta di titoli e motivi di dibattito da parte dei quotidiani nazionali. Se i direttori delle testate e i professionisti dell’informazione possono dichiararsi soddisfatti per le loro esigenze lavorative, occorre però domandarsi quale traccia la compagine di governo abbia segnato negli interessi e nelle passioni degli italiani.
In ambito marketing l’espressione “mind share” indica la tendenza spontanea del pubblico a ricordare il nome di un prodotto o di un marchio in connessione con le necessità della propria esperienza quotidiana. Il pubblico di Internet è un campione significativo della popolazione complessiva dal momento che, secondo le stime Audiweb del dicembre 2011, oltre 13 milioni di famiglie in Italia dispongono di un accesso a Internet da casa; l’analisi delle parole ricercate su Google è un buon indice di “mind share”, perché non si limita a controllare cosa pensa la gente di un certo argomento, come accade nei sondaggi tradizionali, ma verifica anche se e quanto le persone se ne interessano – senza la forzatura delle domande somministrate dal ricercatore o dall’intervistatore.
“Mario Monti” comincia ad entrare nel fuoco della curiosità collettiva l’8 novembre 2011, il giorno che segna il picco della passione per le query che contengono la parola “Berlusconi”, sottoposta a Google oltre 430 mila volte in sole 24 ore. Il 10 e il 13 novembre “Mario Monti” raggiunge i due punti di massimo interesse, con 230 e 256 mila interrogazioni; “Berlusconi” tocca a sua volta il 13 novembre il secondo picco, apparendo oltre 390 mila volte nelle domande inoltrate al motore di ricerca. Il 10 e l’11 novembre, insieme all’arco di giorni tra il 14 e il 19 novembre, rappresentano l’unico scorcio temporale in cui le richieste relative al nuovo capo del governo sovrastano quelle relative al leader del Popolo delle Libertà.
Ma già a partire dal 16 novembre il calo dell’interesse per entrambi i personaggi appare irrimediabile, con una media giornaliera che dopo il 21 novembre si limita a circa 26 mila interrogazioni per Berlusconi e di 13 mila per Monti. Nel complesso, durante il mese di novembre la parola “Berlusconi” è figurata in oltre 2,7 milioni di query, mentre “Mario Monti” si è presentato in oltre 1,2 milioni di domande. A dicembre Berlusconi si mostrava in 550 mila interrogazioni, mentre Monti veniva convocato in poco più di 300 mila stringhe.
A gennaio per entrambe le personalità il volume dell’interesse è sceso sotto la soglia delle 13 mila query al giorno, con un interesse medio rivolto all’attuale presidente del consiglio equivalente al 75% di quello diretto verso Berlusconi. Dal punto di vista della passione popolare, basti pensare che a partire dal 1° dicembre fino alla fine di gennaio le interrogazioni che riguardano la classifica della serie A di calcio sono state il doppio di quelle che insistono sul precedente capo del governo e quasi 3 volte quelle che riguardano Monti. Dalla ripresa del campionato il 7 gennaio, “classifica serie A” sovrasta tutti i giorni della settimana la curiosità destinata ai leader politici, con la sola eccezione dell’intervallo tra l’11 e il 13 gennaio. D’altra parte la stessa situazione si era già presentata a dicembre, fino alla sospensione delle partite di calcio per la pausa natalizia, con la sola eccezione dei martedì e dei mercoledì.
Per quanto riguarda le altre personalità del nuovo governo, Passera ha conquistato una finestra di notorietà tra il 15 e il 18 novembre, con una cuspide il 16 di oltre 180 mila interrogazioni; la Fornero ha beneficiato della curiosità del web negli stessi giorni, e di una nuova finestra tra il 3 e l’8 dicembre, con un massimo il 5 dicembre di poco meno di 140 mila query; il web è diventato consapevole di Martone tra il 23 e il 28 gennaio, con un vertice il 24 di oltre 60 mila domande.
Tra le azioni del governo, la preoccupazione collettiva per le misure della “finanziaria” ha risvegliato l’esigenza di informazioni tra il 3 e l’8 dicembre, con un massimo il 5 dicembre di quasi 80 mila query; per il resto del mese, la media di interrogazioni quotidiane è scesa intorno alle 17 mila, ed è calata sotto le 8 mila a gennaio.
L’attenzione per le “liberalizzazioni” si è risvegliata intorno al 10 gennaio, per assopirsi di nuovo intorno al 28 gennaio. Il momento di maggiore rilievo si è verificato tra il 19 e il 27 gennaio, con un picco il 21 gennaio intorno alle 95 mila domande. Tra il 18 e il 23 dicembre anche l’“articolo 18” fa la sua comparsa tra le ansie degli italiani, con un picco il 20 dicembre di 26 mila query.
L’unico tema che irrompe nella vita dell’opinione pubblica a partire dal 12 novembre senza uscirne più è quello delle “pensioni”. La parola compare un milione e mezzo di volte nelle ricerche di novembre, oltre 2,7 milioni di volte in quelle di dicembre, sfidando e superando l’ossessione nazionale per Berlusconi – e raggiungendo un primo massimo il 5 dicembre con oltre 200 mila interrogazioni, e una seconda cuspide il 14 dicembre con quasi 120 mila query in un giorno. Nel trimestre compreso tra novembre e gennaio la questione delle pensioni si è imposta con un’intensità del 10% superiore a quella evocata da Berlusconi e del 60% maggiore rispetto a quella dedicata a Monti; l’attenzione per il futuro previdenziale degli italiani è riuscita anche a sfidare l’ansia per la classifica di serie A, facendosi superare dalla passione per il calcio soltanto nelle domeniche.
Lo schema della distribuzione degli interessi a livello nazionale subisce poche modifiche in ambito locale nelle aree di Milano, Roma e Torino. Nel Sud l’attenzione per la serie A invece riesce a sovrastare le criticità politiche fino a mettere a tacere la curiosità per le liberalizzazioni a Napoli e a Bari, e ad oscurare anche quella nei confronti di Monti a Palermo. Genova ignora Monti e le liberalizzazioni come il capoluogo siciliano, ma sono le pensioni ad assumere il ruolo leader nella classifica del mind share cittadino.
La percezione della vita politica continua ad essere polarizzata sui nomi delle personalità di spicco, piuttosto che sui temi del dibattito pubblico. Il merito di Monti consiste nell’aver interrotto l’ipnosi collettiva che riconduceva qualunque evento politico al nome di Berlusconi; il successo contro questa paranoia di massa non è comunque compiuto del tutto, dal momento che l’attuale capo del governo non è riuscito a sovrastare con il proprio nome e con l’autorevolezza del proprio incarico l’intensità dell’attenzione ancora rivolta al suo predecessore.
Gli argomenti che insistono su una strategia di ampio respiro per il futuro comune, dal dibattito sull’articolo 18 alle liberalizzazioni, riscuotono un credito di attenzione da parte dell’opinione pubblica che non raggiunge mai i livelli di entusiasmo riservati alle personalità dei leader, e che si rinchiude nei limiti cronologici di qualche giorno, al massimo di qualche settimana. I confini temporali e quelli geografici della concentrazione dedicata a questi temi non sono sufficienti né per la formazione di un’opinione critica da parte degli individui, né per la costruzione di un dibattito collettivo che possa superare la fase emotiva della novità, in vista della formulazione di un progetto razionale.
L’unica istanza che riesce a trovare un ascolto permanente nel pubblico è quella delle pensioni, in cui gli utenti si sentono coinvolti in prima persona per il proprio futuro individuale. Il coinvolgimento diretto permette alla questione della previdenza di superare la distrazione di massa del calcio – almeno nelle giornate in cui non si disputano le partite – e di proporsi come oggetto di preoccupazione al di là degli schieramenti di partito, della fedeltà ai condottieri o delle ossessioni mediatiche.
Il mind share italiano continua a schiacciarsi verso gli estremi dello storytelling della sfida personale tra i leader da un lato, e le preoccupazioni per il futuro individuale dall’altra. Lo spazio per la strategia politica collettiva, per il bene comune e per la posizione italiana nello scacchiere internazionale, non si è ancora creato nell’opinione pubblica. Non basta un governo tecnico per creare una nazione civile.
*epistemologo fondatore di Socialgraph.it