MICHEL MARTONE – Il vero destro del governo ha i tratti giovanilisti del perfetto venditore di Publitalia anni ’80: tonico, un filo schizzato, la giacca che si strizza sui fianchi come le modelle, solo che lui porta impeccabili tre bottoni. Come potete immaginare, argomenti comuni di discussione con gli altri membri del governo, zero. Il rapporto con la Elsa è tipo quello del sequestrato con il sequestratore: lei gli centellina gli argomenti, spesso lo benda per fargli perdere la cognizione di tempo e di luogo, insomma spera di restituirlo completamente guarito alla fine dell’esperienza governativa. Quando non è vessato dalla Fornero, al nostro giovane Michel piace molestare gli altri colleghi sull’unico argomento che gli interessa: la gnocca. Solo che l’altro giorno, girando intorno al buon Giarda (anni 75) in cerca di consenso, quello lo ha fulminato con una battuta: «Guarda che noi alla tua età si trombava in 500, giù il ribaltabile e via!». La cosa lo ha gettato in una profonda depressione, essendo – il nostro viceministro del Lavoro – possessore di una vetturetta da vero sfigato: una Smart for two coupé del 2011. Tornato in garage, ha cominciato a smanettare con i sedili della medesima, accorgendosi immediatamente che non si inclinano praticamente di una cippa. Gli è montato il nervoso e ha chiamato immediatamente la Mercedes in Germania, ma al centralino avevano già l’ordine di buttargli giù la cornetta. Non si è perso d’animo e adesso è in contatto con un signore napoletano che vorrebbe rifilargli dei vecchi ribaltabili della Cinquecento.
VOTO: DAL 7 ALL’8
MARIO MONTI – È davvero il nostro Presidente. Per dirla alla maniera politica, è quello da cui compreresti, tranquillamente, serenamente, pacatamente, un’auto usata. Solo che, come opportunamente segnalato da Linkiesta, il Professore è possessore di due macchine-cadavere che giacciono inanimate nel garage di casa. Si tratta di una Lancia Dedra del ’95, una roba che se ti sgasa in faccia devi correre al Pronto Soccorso per una rapida disintossicazione, e sempre un’altra Lancia, ma questa volta Kappa, del ’98, anch’essa segnalata più volta da Greenpeace come un reale pericolo per l’umanità. Questa storia delle macchine vecchie è fonte di qualche malumore familiare, più volte i figli del Prof gli hanno consigliato di sbarazzarsi di quei due mammozzoni, e la stessa Elsa, adorata moglie, negli ultimi mesi ha cominciato a non fargli più il minestrone con la pasta spezzata che lui adora. Ma l’inossidabile Mario non molla, nella mente gli frulla un progettino eversivo niente male che accompagna quei pensieri in libertà che precedono il sonno del giusto: «Il giorno che sarò nominato Presidente della Repubblica – sogna – voglio entrare al Quirinale con la mia Dedra».
Intanto, a Milano, nel quartiere del Professore, la vita è inevitabilmente cambiata. Sappiamo già del suo barbiere, costretto ad aprire di domenica mattina: il presidente ama la brillantina Linetti (quella dell’ispettore Rock), di cui conserva vecchissimi esemplari d’epoca che centellina come un Sassicaia dell’85. Li porta personalmente dal barbiere, li apre al momento e poi ne scaraffa il contenuto – ormai pietrificato – in una bacinella di acqua calda. Se vi interrogate su quella meravigliosa patina argentea che sovrasta la sua permanente, questo è il segreto. Qualche imbarazzo, l’altro giorno, quando il Presidente si è presentato da Gattullo, il suo bar di riferimento, storica pasticceria milanese. Mentre sorseggiava un caffè insieme alla scorta, ha buttato l’occhio sul banco dei panini, sempre sfavillante di colori e ne ha trovato uno, l’unico davvero triste, monocorde, intitolato a suo nome: «IL SOBRISSIMO». Ha chiamato Gino, il proprietario del locale, e gli ha chiesto quale fosse la farcitura, scoprendo amaramente che conteneva solo un cetriolo punitivo. Gino era sottoterra, non sapeva come scusarsi. Ha poi scoperto che era stato uno scherzone della cucina, tragicamente riuscito: fregandosene altamente dell’art. 18, ha provveduto a licenziare dodici dipendenti.
VOTO: 10 DI STIMA
ELSA FORNERO – Non si sa come, non si sa perché, ma di tutta questa storia del pianto in diretta planetaria la conseguenza più fastidiosa è che a ogni semaforo, in qualunque città la nostra ministra si trovi, le si avvicinano contemporaneamente decine di venditori di Kleenex che le oppongono sempre e solo la stessa frase: «Compra fazzoletto, compra fazzoletto…» La Elsa, evidentemente infastidita ma legata all’idea del politicamente corretto, si è imposta comunque una linea di faglia, che si traduce materialmente nell’acquisto giornaliero di circa settecento pacchi di fazzoletti. Una parte la distribuisce al ministero, ma ha già notato segni di nervosismo da parte dei dipendenti, e soprattutto ha scoperto che i cassonetti circostanti ne sono pieni e ancora impeccabilmente confezionati. La parte più massiccia la riporta a casa, a Torino, dove per ottimizzare ha costretto Amilcare, il portiere dello stabile, a buttarne anonimamente almeno sei pacchi cadauno nelle caselle postali dei condomini. Uno dei quali, l’avvocato Ricciardi, estenuato dalla cartaccia, ha già fatto piombare la cassettina.
Sul sito del ministero, Fornero, oltre la cifra del reddito, ha voluto inserire un’unica frase: «Non sono proprietaria né ho la disponibilità di aerei e imbarcazioni. Possiedo invece un’autovettura Toyota AYGO, immatricolata nel 2011». Una frase sottilmente ironica, che ha spalancato una ridda di ipotesi: a chi si è ispirata, maliziosamente, la ministra? Vi offriamo alcuni indizi: uomo, (già?) comunista, sui sessanta, elegante ma rigido, non esattamente caloroso con i suoi simili, tifoso della Roma, baffo dotato. Intanto, in famiglia è rimasto quel filo di tensione inevitabile per via della posizione della Elsa su Belèn. Proprio alla vigilia dell’esibizione contestata della valletta a Sanremo, durante la lezione all’università il serissimo Mario Deaglio aveva confessato ai suoi studenti che «questa Belèn è davvero di una simpatia unica». I due non si parlano da qualche giorno, solo scambio di mail.
VOTO: 8