Nella folle corsa a diventare onesti ci sono anche un sacco di imbucati

Nella folle corsa a diventare onesti ci sono anche un sacco di imbucati

Si è scatenata da qualche mese una folle corsa a diventare onesti. L’idea che possa esistere solo un mondo degli onesti è – onestamente – terribile. Eppure la banda degli onesti, da marginalizzata che era, in quest’ultimo periodo ha allargato in maniera molto sensibile le sue maglie. E l’asticella etica si è improvvisamente impennata su scintillanti vette, sino a poco tempo fa inimmaginabili. C’è gente che fa la coda per diventare onesta. Il popolino pretende persino che i giocatori di calcio ammettano le loro colpe, se ne hanno, che rifiutino sdegnosamente i regali piovuti dal cielo, che si facciano testimonial virtuosi di un nuovo miracolo italiano. Insomma, una vera rivoluzione. Ma che sta succedendo in questo benedetto Paese?

Non si può non notare come l’avvento del governo Monti abbia prodotto, sotto questo cielo, un autentico scossone «morale». Sarà quella sobrietà, saranno le vite regolate da decoro professionale e umana decenza, saranno quei curricula che parlano da soli, sta di fatto che è bastato aver introdotto all’interno del nostro sistema politico e sociale un elemento così rivoluzionario per innescare una reazione eguale e contraria. E’ storicamente accertato, e statisticamente evidente, che i buonissimi esempi calati dall’alto producono un effetto domino, sulla cui genuinità è comunque opportuno vigilare, così come l’allegra vita che invece ci siamo sempre concessi ci stava per portare a un passo dallo sprofondo. Se ne concluderebbe che al popolino piace moltissimo essere etero diretto, in un senso o nell’altro, ed è per questo che una società veramente avanzata ha nelle sue regole il fondamento della democrazia. Noi, fino a oggi, abbiamo vissuto senza regole.

Sull’attitudine degli italiani a essere onesti, qualche dubbio è lecito elevarlo, se non altro perché il comportarsi bene non è affatto una predisposizione morale, ma la sommatoria tecnica di una serie di elementi concreti e progresssivi: educazione giovanile, percorso scolastico con relativo livello degli insegnanti, frequentazioni personali, confronto con il mondo del lavoro, classe politica con i suoi comportamenti. Tutto questo compone la nostra integrazione civile: capirete dunque che la nostra onestà è stata, sino ad ora, a serissimo rischio.

Il web è uno straordinario traduttore simultaneo di sentimenti che ribollono in pancia e poi esplodono. Questa arena on line si mette in moto in tempo reale e in tempo reale consegna la sue demoscopiche conclusioni. Ed è proprio sulla moralità, sull’essere onesti oltre ogni limite, che si sta giocando una partita molto delicata. Che può diventare anche pericolosa perché tra un anno (massimo) questo governo virtuoso abbandonerà la scena, certamente acclamato e rimpianto, ma l’abbandonerà. Vogliamo almeno dire che sarà un trauma, per tutti noi cittadini, riportare le nostre vite in balìa di «altri» di cui oggi poco (o nulla) ci fidiamo, che ci hanno devastato la reputazione, che hanno abusato del nostro consenso, ma che anche hanno potuto contare sulla nostra incredibile complicità?

E’ per questo che la folle corsa a diventare improvvisamente onesti non convince. Non convince che sia massacrata la figlia di Mario Deaglio e della ministra Fornero, ben oltre l’ineleganza dei genitori a farla convivere nella stessa loro università. Non convince che si stappino bottiglie a profusione per quei controlli improvvisi e benedetti della Guardia di Finanza, quando non abbiamo (mai) avuto il coraggio di chiedere la ricevuta al nostro idraulico. Non convince che, una bella mattina milanese, un’autorevole manager si alzi di fronte a Mario Monti per fargli una domanda che neppure un tardo sostenitore di Marco Travaglio avrebbe più il coraggio di porgli e cioè: «Nell’agenda di governo si prevede di attaccare la Casta?», e poi scoprire che si tratta della signora Furcolo in Nagel. Non convince che si chiedano a Buffon quei requisiti morali che non abbiamo mai preteso, con la stessa sollecitudine, da certi presidenti del Consiglio, il quale Buffon, sia detto con chiarezza, nella circostanza incriminata non ha fatto alcunché di disonesto. E tanti altri episodi che non abbiamo tempo di rammentare.

In questa folle corsa a diventare onesti, molti che non lo erano tendono a confondersi per comodità e vantaggio personale. Sono i rischi di certi passaggi storici. E’ un crudele paradosso quello che porta i peggiori a trarre beneficio da un’asticella etica che viene posta sempre più in alto, ma è anche la beffa più atroce perché sono questi i momenti in cui gli onesti veri si sentono defraudati del primato della solitudine.  

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