Pochi e divisi su tutto: ecco come finiscono i Forconi

Pochi e divisi su tutto: ecco come finiscono i Forconi

Riparte la protesta dei forconi. Ma in sordina, e nel silenzio quasi unanime dei media. Ieri bastava dare un’occhiata ai siiti d’informazione delle testate più autorevoli per non accorgersi del ritorno dei forconi. Sarà per via della protesta soft, niente blocchi stradali ‘per non danneggiare i siciliani’, a differenza di quello di fine gennaio che mise in ginocchio la città. Sarà per via delle divisioni interni all’interno del movimento stesso. Ma questo volta i tre leader del movimento: Mariano Ferro, Martino Morsello e Giuseppe Richichi, sono tornati ma nell’anonimato.

Tre forme di protesta differenti per i tre leader. Dalla mattina di ieri Martino Morsello,l’eretico dei forconi ormai lo chiamano, presidia insieme a poche decine di manifestanti di fronte a Palazzo D’Orleans, sede della presidenza della regione. Al telefono con Linkiesta Morsello non ha dubbi:”Mi trovo qui a Palazzo D’Orleans per far dimettere il presidente della regione Raffaele Lombardo che non ha dato risposte alle mostre richieste”. E perchè la separazione dall’altro leader Mariano Ferro:”Lui non vuole fare l’attacco alla casta. E io dico che questo atteggiamento fa perdere tempo e non risolve i problemi”.

Di tutt’altro avviso Mariano Ferro, che non condivide la protesta di Morsello, e ha iniziato a presidiare di fronte a diversi comuni:”Io le dimissioni di Lombardo non le chiedo perché ad un anno dalla scadenza della legislatura non ha senso. Tutto si svolgerà in maniera tranquilla. Saremo davanti ai comuni ma anche davanti alla Serit e all’Agenzia delle entrate”. Nel frattempo l’ala dei forconi guidata da Ferro ha promosso una campagna tesseramento nei vari presidi. ‘Anche un modo per organizzare il movimento’, continua a Linkiesta Mariano Ferro. E la campagna di tesseramento ha subito coinvolto un big della politica siciliana. Pippo Gianni, parlamentare eletto fra le fila dell’Udc, poi confluito al partitino di Saverio Romano ‘Popolari Italian Domani’, non ha perso tempo e ha acquistato la tessera del movimento.

Uno scherzo? Macché. Anche se Ferro precisa: “L’onorevole Gianni con noi? Bene. Ma a due condizioni. Prima condizione: deve lasciare il Pid, per evitare strumentalizzazioni politiche. Seconda condizione: deve dire addio a Berlusconi”. E non è da escludere che alle amministrative della primavera prossima la fronda dei forconi di Mariano Ferro possa scendere in campo:”Non escludiamo di trasformare il movimento in partito”, fa sapere ai cronisti. E la prima vera battaglia di Mariano Ferro sarà la riforma elettorale:”I deputati nazionali non sono eletti dal popolo, ma nominati dal Capo. Berlusconi, Casini, Fini e Bersani fanno finta di volere cambiare la legge elettorale, nonostante ci sia stato un referendum molto chiaro in questa direzione ma che viene ignorato”.

Sullo sfondo gli autotrasportatori guidati da Giuseppe Richichi sono le ‘colombe’ del movimento un tempo compatto sotto la sigla ‘forza d’urto’. Richichi attende l’incontro delle prossima settimana fra Mario Monti e Raffaele Lombardo all’interno del quale dovrebbero partire i famosi ‘tavoli tecnici’, annunciati una decina di giorni fa. Ma ‘la spaccatura con Richichi non c’è”, sottolinea a Linkiesta Mariano Ferro. ‘C’è stata una separazione consensuale. Noi ci siamo tenuti i ‘forconi’, e loro la sigla ‘Forza d’urto. Comunque oggi(ieri per chi legge) con Richichi non ci siamo sentiti”.

Altre notizie arrivano dalla Sardegna. “Ma sono notizie frammentarie – continua Ferro- anche perché, da qualche giorno, non riuscìamo a contattare i nostri amici sardi. Ci dicono, ma sono notizie da confermare, che l’occupazione dei Comuni potrebbe cominciare anche da quelle parti. Alcuni aggiungono addirittura che l’occupazione sarebbe già cominciata. Ma, lo ripetiamo, aspettiamo conferme. Noi, intanto, andiamo avanti”. 

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