Al termine della manifestazione degli obbligazionisti di Dieulemar Compagnia di Navigazione tenutasi ieri a Torre del Greco una delegazione di creditori e loro legali è stata ricevuta dall’amministratore delegato Roberto Maviglia e da alcuni dei soci (Angelo e Pasquale Della Gatta, Giuseppe e Leonardo Lembo). Dall’incontro sono emersi alcuni dettagli della proposta di concordato che Maviglia a giorni (prima del 18 aprile, data fissata per l’udienza in cui si discuterà l’istanza di fallimento presentata pochi giorni fa) formalizzerà al Tribunale di Torre Annunziata. L’idea, confermata dallo stesso Maviglia, sarebbe quella di arrivare alla quotazione in borsa di Deiulemar.
Per farlo occorrerà intervenire sullo scostamento fra passività e attività della compagnia, considerando che fra le prime rientrano i 684 milioni di euro delle cosiddette obbligazioni irregolari, i circa 40 milioni di obbligazioni regolarmente iscritte a bilancio e i circa 100 milioni di debiti bancari (oltre a una pendenza, soggetta però a contenzioso, con l’Agenzia delle Entrate). Sul piatto dell’attivo le tre famiglie Della Gatta, Iuliano e Lembo considerano di poter mettere circa 300 milioni (sebbene le perizie su beni mobili e immobili non siano ancora state svolte), composti da una piccola parte cash (circa 30 milioni, che serviranno però per la gestione ordinaria), da partecipazioni immobiliari, da una ventina di milioni di crediti e dal conferimento di Deiulemar Shipping. La cui valutazione relativamente bassa (inferiore a 200 milioni) a dispetto del patrimonio armatoriale (16 navi di proprietà) dipende e dalla situazione del mercato dei noli e dalla sua esposizione finanziaria.
Per ovviare a questo scostamento di oltre 500 milioni Maviglia proporrà agli obbligazionisti e agli altri creditori chirografari di convertire i loro crediti in azioni della Compagnia, con una ragione del 30-40% e quindi una perdita netta del 60-70% di quanto investito. Inoltre per la Deiulemar quotata, che, si prevede, opererà in campo armatoriale ma anche in ambito immobiliare, sarebbero allo studio meccanismi di canalizzazione degli utili futuri a parziale compensazione di tale perdita.
Una simile soluzione secondo l’amministratore delegato sarebbe la migliore fra quelle percorribili dagli obbligazionisti. Migliore del fallimento, ma anche di ipotesi di mantenimento di un così alto ammontare di obbligazioni: «Posto che comunque esistono dei limiti giuridici al rapporto fra capitale di prestito e capitale proprio, alla luce della situazione di mercato e del prevedibile shock inflattivo da cui saremo colpiti una volta che l’economia dovesse ripartire, detenere obbligazioni a lunghissima scadenza e a basso rendimento (come sarebbero quelle di Deiulemar dopo un ipotetico piano concordatario basato su questa soluzione) equivarrebbe comunque a detenere carta straccia o poco più».
Un quadro non condiviso dal comitato di obbligazionisti “Noi Deiulemar”, un cui rappresentante partecipante all’incontro (che preferisce mantenere l’anonimato) ha spiegato che «una simile proposta non risulta accettabile, alla luce del fatto che ci sono ragioni di ritenere che le famiglie detengano altri fondi all’estero. Senza dimenticare che occorrerebbe approfondire anche l’affermazione di Angelo Della Gatta di essere uno degli obbligazionisti di Deiulemar». Mentre scriviamo, intanto, apprendiamo che la Guardia di Finanza ha avviato alcune ispezioni nelle sedi di Deiulemar Compagnia di Navigazione.