Oltre Berlusconi, il Pdl è il partito del cemento

Oltre Berlusconi, il Pdl è il partito del cemento

In tre anni 386 milioni di euro: a tanto ammontano i rimborsi elettorali ottenuto dal Popolo della Libertà e dai suoi due principali partiti fondatori dal 2008 al 2011. Di questi, circa 160 sono finiti nelle casse di Alleanza Nazionale e Forza Italia, le due formazioni da anni in stato vegetativo, ossia politicamente morte, ma tenute finanziariamente in vita da una «flebo» collegata saldamente al Bilancio dello Stato. Da questo infatti sono arrivati, fino all’anno scorso, rimborsi per le competizioni elettorali svoltesi prima del 2008, anno in cui nasce il PdL.

Al partito del predellino 238 milioni di euro di rimborsi negli ultimi 4 anni non sono stati sufficienti per mantenere in equilibrio i conti, che nel 2010 – anno relativo all’ultimo rendiconto pubblicato – non brillano e che sarebbero peggiorati nel 2011. Il bilancio 2010 si chiude infatti con poco meno di 6 milioni di euro di disavanzo (5 milioni 946mila 830), in crescita di quasi 4 milioni rispetto al 2009. Ciò accade nonostante i contributi statali siano aumentati nel 2010 di quasi il 60% rispetto al 2009 e le risorse provenienti dall’autofinanziamento abbiano avuto una impennata di circa il 70 per cento. Come si ricava dall’articolata e sufficientemente precisa relazione accompagnatoria del bilancio 2010, gli oneri della gestione caratteristica «sono aumentati di oltre il 60% rispetto a quanto esposto nel rendiconto dell’esercizio precedente, raggiungendo l’ammontare totale di 52,8 milioni di euro, a causa innanzitutto del forte aumento per 11,8 milioni di euro delle spese elettorali». Sui conti del 2010 incidono senza dubbio i conti delle spese elettorali per le regionali, ma, come viene ricordato nel rendiconto, anche la strutturazione del partito sul territorio, con l’apertura di ben 70 sedi in parte regionali e in parte provinciali e la conseguente assunzione di 23 lavoratori dipendenti.

Impressiona il dato dell’indebitamento, che nel 2010 pesa per 23,2 milioni di euro, contro i 13 dell’esercizio 2009. Il netto incremento dei debiti si deve «agli addebiti di costi relativi all’esercizio in corso effettuati da Alleanza Nazionale e, sopratutto, da Forza Italia in base alla scrittura privata sottoscritta» che prevede che il debito per gli anni 2009 e 2010 venga estinto in tre rate di uguale valore (circa 5,5 milioni di euro) il 30 settembre 2013, il 30 settembre 2014 e il 30 settembre. Solo grazie a ciò e dunque al fatto che – come candidamente ammesso dal tesoriere nella sua relazione – vengono rinviati gli effetti dell’addebito complessivo di 16,5 milioni di euro «in periodi dove si stima sia disponibile una maggiore, sufficiente liquidità», si spiega l’incremento dell’importo di depositi bancari e postali per oltre il 40% sul 2009. Si tratta di una somma rilevante (15,5 milioni di euro) generatrice però di soli 80 mila euro, che non compensano il cospicuo balzo degli oneri finanziari, che raggiungono quota 126 mila euro. Tra questi ultimi figura la somma di 55mila 879 euro «relativa agli interessi passivi […] dovuti sull’ammontare del debito verso Forza Italia […], come previsto dalla scrittura privata che ne ha regolamentato le modalità». Detta scrittura disciplina in particolare la messa a disposizione a favore del Popolo delle Libertà ed a partire all’aprile del 2009, delle strutture collocate a Roma in via dell’Umiltà ed in via del Plebiscito. Ebbene, per utilizzare i due immobili, nonché per godere «dei connessi servizi distaccati», il PdL si vede addebitare ben 8,4 milioni di euro da Forza Italia. I rapporti finanziari che il PdL intrattiene con Forza Italia non si esauriscono con il solo pagamento dei canoni; infatti altri 2 milioni vengono versati a favore della prima creatura politica di Silvio Berlusconi sotto forma di contributo.

In tema di oneri «per godimento di beni di terzi» va considerato che il PdL affronta un’ulteriore spesa pari a poco più di 1,5 milioni di euro (in crescita di ben 1,4 milioni sul 2009), relativa ai canoni di locazione delle sedi periferiche rese operative – che peraltro in tanti casi coincidono con quelle dei due partiti fondatori del Pdl – nonché della sede nazionale. Nel complesso dunque il PdL spende la bellezza di quasi 10 milioni di euro per l’utilizzo delle diverse sedi centrali e periferiche.

Un’altra voce di costo particolarmente pesante riguarda gli «oneri diversi di gestione» che nel 2010 sono pari a 31,1 milioni di euro, in aumento di 7,9 milioni di euro rispetto al 2009. Il dettaglio di tale corposa voce di costo non è purtroppo presente nella documentazione allegata al bilancio 2010 . Dalla relazione si ricava il solo fatto che la grandissima parte dei 31,1 milioni di euro è da imputare a «costi relativi alle spese elettorali, di informazione e di comunicazione che tra gli oneri in oggetto sono iscritte per un totale di 30 milioni 383mila 304 euro».

Nei conti d’ordine figura la cospicua somma di 5 milioni 366mila 096 euro, iscritta nella voce «fideiussioni a terzi». Tale somma, come si evince dagli scritti che accompagnano il bilancio 2010, «scaturisce dagli obblighi previsti nei contratti di cessione pro-soluto dei crediti per contributi elettorali sottoscritti nel corso dell’esercizio precedente spettanti per il rinnovo del Parlamento nazionale del 2008». Tradotto: il Pdl ha ceduto circa 180 milioni di euro di rimborsi elettorali alle banche per avere liquidità.

Passando all’esame dei ricavi, va innanzitutto evidenziata la netta crescita delle quote associative, che generano entrate per 4,9 milioni di euro. Considerando il valore medio di una quota di iscrizione attorno ai 30-35 euro, 4,9 milioni di euro dovrebbe fotografare un corpo associativo fatto di circa 150mila iscritti: un numero, questo, interessante per un partito nato appena l’anno prima. Certo nemmeno i più ottimisti seguaci di Silvio Berlusconi avrebbero immaginato che gli iscritti sarebbero lievitati solo due anni dopo e nel pieno di una fase di crisi di consenso verso il PdL, fino ad raggiungere quota 1 milione!

Sempre in tema di proventi, spicca il dato delle contribuzioni, che sono pari a 9,1 milioni di euro. Dei 5,8 milioni di contributi da persone fisiche, 4,8 provengono dai parlamentari nazionali, europei e dai consiglieri regionali, i quali versano al partito ogni mese una cifra che oscilla tra i 500 e gli 800 euro. Il contributo dagli eletti nelle assemblee elettive avrebbe però potuto essere decisamente maggiore, se, come si legge nel rendiconto del bilancio 2010, non ci fossero «numerosi eletti che, pur avendo iniziato a versare, hanno tuttora delle posizioni arretrate da regolarizzare e numerosi altri che non hanno mai corrisposto al nostro partito alcun contributo». La situazione delle inadempienze è così descritta: tra i parlamentari nazionali ed europei il 28% ha posizioni arretrate e il 24% non ha mai versato alcunchè, mentre tra i consiglieri regionali ben il 41% ha posizioni arretrate e più di un terzo (37%) non ha mai corrisposto la quota statutariamente prevista. Ciò significa che il valore complessivo dei contributi non versati nel 2010 equivale a ben 2.949.553 euro.

La parte più interessante del bilancio 2010 riguarda il capitolo delle contribuzioni da persone giuridiche, che sono pari a ben 3 milioni 379 mila 712 euro. Di questi, addirittura 2 milioni 507mila 400 euro sono rappresentati da contribuzioni di importo inferiore al limite di 50mila euro, oltre il quale deve essere reso pubblico il nome del benefattore. La restante parte, pari a 872mila 312 euro, è ascrivibile ad una serie di società, alcune delle quali famose per luce propria, altre note per essere finite sotto la luce dei riflettori a causa di problemi con la giustizia.

Tra i finanziatori del PdL troviamo, con 50mila euro, la Società Appalti Costruzioni spa di Emiliano Cerasi, indagato a Firenze per corruzione in concorso con Angelo Balducci, ex Provveditore alle Opere Pubbliche e Fabio De Santis per l’appalto per la realizzazione del nuovo auditorium di Firenze e finito in una informativa dei Ros, con l’accusa di aver versato denaro alla moglie di Guido Bertolaso per pilotare l’appalto della ricostruzione del teatro Petruzzelli.

Altri 75mila euro sono elargiti dalla Italiana Costruzioni spa presieduta da Attilio Navarra, finito sotto inchiesta per il crac della Bravaitalia spa assieme a Marco Mezzaroma – marito dell’ex ministro Carfagna – nonché allo stesso Emiliano Cerasi. Va detto che Italiana Costruzioni, balzata agli onori della cronaca anche in relazione all’inchiesta sul restauro del Palazzo di Propaganda Fide a Roma, recentemente aggiudicataria di un rilevante appalto per la conduzione e manutenzione dei complessi immobiliari delle grandi stazioni italiane, è un grande committente di opere pubbliche come ad esempio la terza corsia sul Grande Raccordo Anulare o il MaXXI, il museo nazionale delle arti del XXI secolo realizzato in joint venute proprio con la SAC di Emiliano Cerasi.

Tra i generosi benefattori del PdL figura poi la Metro C Scpa, il raggruppamento di costruttori (Astaldi, Vianini Lavori, Ansaldo STS, CMB di Carpi, Consorzio Cooperative Costruzioni di Bologna) che sta realizzando la terza linea metropolitana a Roma. Un’opera, questa, pensata addirittura 25 anni fa, i cui costi di realizzazione sono lievitati nel tempo da 1,9 miliardi di euro fino «all’onere complessivo […] pari a 3 miliardi 379 milioni 686mila 560 euro» e, dopo essere stati oggetto di un’ampia relazione da parte della Corte dei Conti, sono finiti negli scorsi mesi sotto la lente di ingrandimento della Procura regionale della stessa Corte dei Conti.

Due ulteriori assegni, ognuno del valore di 50mila euro, sono staccati da due società (Milano 90 srl e Progetto 90 srl) riconducibili a Sergio Scaramellini – immobiliarista romano vicino al cardinale Tarciso Bertone – «beneficiario» fino a poche settimane fa e per ben 15 anni, da parte della Camera dei Deputati e come denunciato da un dossier dei Radicali, di «complessivi 561 milioni di euro per affitti di immobili e servizi senza gare, aste o consultazioni». Altri due finanziamenti, per complessivi 100mila euro, portano la firma della Impreme spa e della Mezzaroma Ingengeria spa, due società attive nel settore immobiliare che fanno capo al costruttore Pietro Mezzaroma, palazzinaro di razza con simpatie per Gianni Alemanno ed il cui fratello è stato nella seconda metà degli anni ’90 eurodeputato di Forza Italia. Altri due contributi di 80mila euro ciascuno provengono poi da due immobiliari, la Leva srl e la Master Immobiliare, ditta specializzata nei parcheggi sotterranei, mentre 200.000 euro giungono nelle casse del PdL dal Consorzio Villa Troili, soggetto partecipato da una serie di società private e dall’Istituto dei Servi del Cuore Immacolato di Maria, proprietario delle aree su cui si sta effettuando una trasformazione urbanistica controversa, deliberata nel 2005 dalla Giunta Veltroni che porterà all’edificazione di circa 70 mila metri cubi. Infine, l’unico assegno, del valore di 50mila euro, che sposta il baricentro dei benefattori del PdL a nord di Roma, è siglato dalla Pizzarotti spa, nota società parmense di costruzioni con un’esperienza consolidata in materia di grandi opere, come ad esempio la Tav, presente nel consorzio per la Brebemi ed impegnata nella realizzazione della linea 1 della metropolitana di Napoli.

Ma i generosi contributi dei privati, uniti ai grandi rimborsi dello Stato, pare non siano serviti ad evitare lo svuotamento delle casse del PdL. E di fronte al grido d’allarme lanciato nei giorni scorsi dal tesoriere del partito nel corso di un vertice a Palazzo Grazioli, pare, come ha riferito il Corriere della Sera, che il Cavaliere non abbia proferito verbo. Che sia il primo segnale che l’ex premier non sta solo pensando a coniare un nuovo nome ma addirittura a creare un contenitore politico tutto nuovo, visti anche i consensi a picco, il caos della fase congressuale e l’amalgama per ora mal riuscita tra ex forzisti ed ex missini?
 
 

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