E’ tutto da dimostrare che ci sia vita nel (sul) Pd e soprattutto di quale vita si tratti, se quella franca e consapevole di umani che riconoscono debolezze personali e altrui virtù, o l’altra che esclude alla radice ogni possibile contaminazione con mondi più o meno pericolosi, più o meno conosciuti, più o meno scandalosi.
Di questa seconda vita sembravano permeati quegli alieni di sinistra che l’altro giorno in Assemblea si sono combattuti a suon di cavilli procedurali certi sacri principi quali i pari diritti tra persone dagli orientamenti sessuali non predeterminati (dalla Chiesa cattolica). Insomma, se si potesse mettere «addirittura» nero su bianco, anche con una qual leggerezza responsabile, che una coppia gay può tranquillamente sposarsi, e neppure sotto la dittatura dolce dell’amore reciproco, ma magari solo per l’uzzolo di vivere un giorno bellissimo della propria vita. Per concludere, appunto, che la vita è troppo bella (e forse breve) per ridurla a tracciati sin troppo schematici.
In questa vicenda, ancora una volta, il Pd ha fatto acqua da tutte le parti e viene da domandarsi – una volta stabilito che si vorrebbe magari votare da quella banda – cosa ormai rappresenti della società italiana, se ne taglia fuori una fetta molto abbondante (qui si fa la somma tra omosessuali dichiarati e quella larga porzione tra ignari, inespressi con famiglia modello a carico, omosessuali che non intendono rivelarsi e molto altro ancora). Notate le difficoltà del Partito Democratico ad assumere una posizione definita, profittatori d’ogni tipo hanno cominciato a succhiare dalla grande mammella elettorale (dove per un voto ci si perde tranquillamente in dignità) ed ecco spuntare come per magia i nuovi difensori del santo sepolcro omosessuale, tal Di Pietro e tal Beppe Grillo di cui, peraltro, non ricordare neppure un mezzo accenno sull’argomento negli ultimi dieci anni.
Del resto è inevitabile, ogni volta che c’è di mezzo qualche tema sensibile il Pd è votato alla cessione di enormi porzioni di territorio, a quell’estremo sacrificio di ridurre drasticamente le proprie aspettative, il proprio respiro sul mondo, in favore delle pattuglie più ortodosse. Ogni volta, la solita storia: alzano il dito i democristi, e hanno regolarmente la meglio.
Siamo ancora a questo potere di interdizione, gentile segretario Bersani?
Non crede che la gente di sinistra ne abbia ampiamente piene le tasche di questi signori che dettano la loro legge, e non tanto per un senso di supremazia intellettuale, come un tempo si attribuiva a uomini e donne del Pci, ma più semplicemente perché là fuori, fuori dalle segreterie di partito, dai comitati, dalle assemblee della direzione, c’è tutto un mondo che considera la questione omosessuale, con relativo matrimonio, neppure meritevole d’esser più discussa, tanto è scontata. Ma questo lo capite o siete completamente gnucchi?
Si tratta di far valere la propria anima riformista, ammesso che il Partito Democratico ne abbia (ancora) una. Si tratta probabilmente di andare anche a uno scontro con le parti cattoliche più radicali, sì uno scontro con i Fioroni della situazione che non sono tanto meglio delle Binetti che ormai fortunatamente han preso il largo. Si tratta forse di perderci qualcosa oggi, per guadagnare molto domani. E’ disposto, segretario Bersani, a entrare in rotta di collisione con tutte le Rosy Bindi che cristallizzano ogni modernità? Ce lo dica, ci faccia capire se può e, soprattutto, se vuole.
Noi possibili elettori abbiamo bisogno di una dimostrazione, come si dice tra innamorati, di un pegno d’amore. Non ne possiamo più di traccheggi che paralizzano quel senso di dignità che è sempre stato il tratto distintivo delle donne e degli uomini di sinistra. Vogliamo liberare qualche energia pulita, metterla a disposizione di un mondo nuovo, quel mondo che in molti altri Paesi è già realtà conclamata e neppure più discussa.
Non ci sono priorità quando si tratta della difesa dei diritti primari delle persone. L’obiettivo di abbassare le tasse, feticcio della destra e forse – alleluia – ora anche della sinistra, non è più importante della responsabilità che si porta nei confronti di classi sociali più in sofferenza. Non è più importante e non è neppure in contraddizione. Per cui, se non ora quando?