GENOVA – «Sì, forse è vero: per certi versi siamo amanuensi 2.0, pionieri della nuova divulgazione della fede cattolica on-line». Don Paolo Benvenuto, 50 anni, una laurea in fisica e un’altra in teologia, nel 2006 decise di intraprendere con il fratello, don Giovanni, anch’egli sacerdote, la scalata al cielo di internet: creare la prima enciclopedia cattolica sul web in stile wiki. Cioè aperta ai contributi esterni: Cathopedia. Adesso conta 9.543 voci. «E circa 2.000 contatti al giorno, una platea di utenti che si aggira intorno ai 30 anni. Il progetto è in espansione ed è sempre più qualificato dal punto di vista scientifico».
E qui si entra subito nel cuore della questione: la differenza con la magmatica Wikipedia è proprio l’autorevolezza delle fonti e quindi delle voci. «Al nostro progetto collabora una comunità di autori preparati e affidabili: sacerdoti e laici, semplici studiosi e teologi veri e propri. Tutte le voci, prima di essere pubblicate, vengono vagliate con attenzione: vogliamo sapere il curriculum di chi le scrive e le fonti da cui vengono prese: da noi si trovano fatti documentati, non opinioni». Niente a che vedere con Wikipedia, che «non è autorevole e con cui collaboravo prima di andarmene proprio per la faciloneria del lavoro». Anche se è impossibile reggere il confronto con una community che vanta milioni di contributi da tutto il mondo: «La nostra forza però è la specificità. Quando ci sono i quiz in televisione con domande sulla Bibbia vediamo che i contatti schizzano in alto perché siamo i più autorevoli nel nostro campo».
Ma qual è la mission di Cathopedia? «La cattolicità: le voci che vi appaiano devono rispecchiare fedelmente il punto di vista cattolico e si candidano quindi ad essere un punto di riferimento per chi vuol conoscere la dottrina e il pensiero della Chiesa, nella fedeltà all’insegnamento della stessa». Un vademecum on-line per presentare la ricchezza di vita della Chiesa: la sua storia, le sue istituzioni, i suoi uomini, in particolare i santi. Un modo, mal celato, per rendere moderna e ancora più eterna un’istituzione millenaria costretta dai tempi a rinnovarsi. Non solo. Secondo gli ideatori, è anche una questione di messaggio contro il pensiero unico della rete, «nella certezza – si legge nel sito – che il pluralismo sia l’unico antidoto contro la censura invisibile nel web».
Non a caso la start up ebbe subito la benedizione della Cei e della Congregazione per il clero e lo scorso 12 febbraio è arrivato anche il sigillo papale: una lettera di apprezzamento per il progetto scritta da monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione. Dietro a Cathopedia, c’è Qumran, un’associazione privata di fedeli riconosciuta dall’arcidiocesi di Genova, nata nel periodo del boom della rete con un fine preciso: lo sviluppo delle realtà pastorali su internet (Pretionline.it, Tuttosullesette.it, SguardoCattolico.it). E da qui che viene don Giovanni, il fratello di don Paolo.
Ma il vero viaggio è nel motore di ricerca. L’ultima arrivata, come voce, è stata nube: «Uno dei simboli che manifestano e velano la presenza e la gloria di Dio». Nessun dubbio sul matrimonio etero («vincolo affettivo e sociale di unione tra uomo e donna che dà un apporto significativo alla società») e tolleranza zero su quello omosessuale («La Chiesa cattolica è contraria al riconoscimento giuridico»). Cathopedia – tradotta anche in inglese, spagnolo e rumeno – si avventura anche nel campo scivolosissimo della pedofilia.
Così: «A partire dal 1993, e soprattutto dal 2002, sono emersi diversi casi di abusi sessuali su bambini e adolescenti da parte di una minoranza di membri del clero cattolico, avvenuti prevalentemente negli anni ‘70-80 (elemento non adeguatamente evidenziato dai media). Dal punto di vista statistico il fenomeno non appare al di sopra della norma degli abusi su minori che si verificano in altri contesti (soprattutto famiglia, ma anche scuola, organizzazioni educative o altre confessioni cristiane o religioni), ma sia per l’oggettiva gravità e odiosità dei reati in sé, sia perché in alcuni casi i dirigenti ecclesiali locali non si sono resi conto della gravità dei fatti adottando misure di fatto inadeguate, le accuse hanno causato un notevole scandalo e danno d’immagine all’intera Chiesa».
Don Paolo, parroco nella frazione genovese di Lagaccio, ha scritto di suo pugno circa mille voci. «In questa fase continuiamo a cercare teologi interessati gratuitamente al nostro progetto. A quanto ammontano i costi di gestione? A poco, giusto il prezzo di un buon server: 100 euro al mese. Su internet fa la differenza chi ha il tempo per lavorare e io ho anche una parrocchia a cui pensare, ma se Dio vorrà andrò avanti».