Oggi è la giornata dei funerali. Si è celebrato il funerale della tratta aerea Milano-Roma con la discesa ferroviaria nella Capitale di Silvio Berlusconi, ma si è celebrato anche – nel silenzio più generale – il funerale del giornalismo e questo, ne converrete, ci interessa un pochino di più. Si è celebrato all’insaputa dei legittimi interessati, i giornalisti, che naturalmente hanno fatto finta di niente, ma non di attenti e certosini lettori, ai quali non è sfuggito un batti e ribatti di una decina di secondi tra Sergio Marchionne e una giornalista che aveva seguito l’amministratore delegato Fiat all’inaugurazione dell’Unione Industriale di Torino.
Il cercatore di pepite si chiama Carlito, il quale scrive una brevissima mail al sito Dagospia per segnalare il video incriminato. Si nota un Marchionne infastidito per le continue domande che riportano alla polemica con l’industriale marchigiano, poi il numero uno della Fiat si rivolge a una giornalista che gli poneva una domanda sempre sullo stesso argomento: «Gli dica al suo amico Della Valle…» «ma no, non è mio amico» risponde lei, ma lui intigna: «Gli dica al suo amico Della Valle…» A questo punto, in replica (sic) si sente nuovamente la voce della giornalista: “Ma non è mio amico…mi regala le Hogan…». Ascoltate voi stessi, il video è questo.
A non voler malignare, a prenderla bene, bene, bene, a pensare che la sventurata volesse far dell’ironia, dovremmo concludere comunque che il rapporto tra il mondo dell’informazione e i potenti (politici, industriali, ecc.) è comunque definitivamente inquinato. Perché non ti può uscire una frase del genere, non c’è proprio ironia, non se avverte l’esistenza e soprattutto non è con questo tipo di becera ironia che si può rispondere all’insinuazione di Sergio Marchionne.
Ma se vogliamo invece pensar male, valutando per buona e credibile la risposta della giornalista, allora è utile decidere per tempo di smettere con questo mestiere inutile, che fa della servitù il suo segno distintivo. In tanti anni di carriera, una cosa del genere non l’avevo mai sentita, eppure ho visto cose che voi umani non potreste neppure immaginare.
C’è un problema antico di rapporto con il Potere che non si scioglie, che non riesce a trovare una sintesi virtuosa. Noi giornalisti siamo drammaticamente piegati in posizione servile, e se non c’è l’attitudine agli eroismi dovrebbe esserci – almeno – quella alla dignità personale (se non collettiva). La spiegazione ce la offre lo stesso Marchionne su un piatto d’argento, trattandoci come pezze da piedi. Nella stessa occasione, durante il suo discorso ufficiale all’Unione Industriali di Torino, si è rivolto ai giornalisti «a libro paga di Wolfsburg», dicendo loro di «ribadire ai vostri proprietari tedeschi che l’Alfa non è in vendita».
Questa è la considerazione che il potere ha di noi straccioni. Vale la pena per qualche paio di scarpe?