«Eccomi Max, ti avevo chiamato prima perché mi hanno detto da Milano che circola di nuovo questa cavolo di voce che se vado io, la Banca d’Italia si tranquillizza tutto con la Popolare di Milano», diceva al telefono, nel luglio 2011, Vittorio Grilli (adesso ministro dell’Economia) a Massimo Ponzellini, allora presidente di Bpm e ora agli arresti domiciliari con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata all’appropriazione indebita e alla corruzione privata. Grilli è tra i papabili per accedere al vertice di Banca d’Italia, e la voce che lo infastidisce racconta di una sorta di patto tra lui e Ponzellini. Un aiuto da parte del presidente di Bpm per diventare governatore di Bankitalia in cambio di un’attenuazione dei controlli su Bpm, da tempo nel mirino della Vigilanza. Grilli continua: «Questa diventa… cioè continua a circolare sta voce per poi ovviamente colpire me». Ponzellini risponde: «Eh, certo, io da quella volta che è uscito quell’articolo lì, mi sono mascherato sempre, ho parlato solo con te, non ho parlato». Grilli chiede «massima prudenza e ovviamente tu smentisci tutto, cerca di capire chi la mette in giro». E Ponzellini risponde: «Tendo anche a non venire a Roma… sai uno che mi vede a Roma, spesso da te e dice ecco allora Ponzellini è molto amico, capisci d’altra parte». Grilli capisce: «Certo, certo». (testi tratti e rielaborati da: Repubblica, 29 settembre 2012)
Dunque, se abbiamo capito bene quanto riportato da Repubblica di sabato 29 settembre (ma pagina 28 non è un po’ nascosta?), il ministro dell’Economia Vittorio Grilli, un annetto fa, chiedeva buoni uffici e pressioni per poter fare il governatore di Banca d’Italia. Il problema, ovviamente, è a chi chiedeva: Ponzellini Massimiliano, Max per gli amici, e tra questi – intercettato – c’è Grilli.
Chiede una mano, a un banchiere indagato e a tutt’oggi ai domiciliari, per fare bella figura con Bersani, o almeno una non brutta figura. Chiede di essere sostenuto in ambenti lega e Pd. Con Ponzellini, banchiere di riferimento con Bossi e Tremonti, ma ben dotato di aderenze anche nel centrosinistra che fu Di Prodi e ora è di Bersani, non è il caso di farsi vedere troppo in giro: «perché se no poi dicono che se vado io in Bankitalia per la tua Bpm tutto si aggiusta”». Che malfidenti, però, a pensare che ci fossero contiguità eccessive…
Già. Forse avete già capito dove vogliamo andare a parare. Uno che chiedeva a un banchiere – controllato da Bankitalia – di adoperarsi per farlo diventare il suo controllore è indegno di fare il civil servant. Per fortuna non è diventato governatore. Purtroppo però è diventato ministro dell’Economia, e oggi impugna pure l’arma della moralità nei cda pubblici.
Ecco, signor Grilli, salvo smentita totale di quelle conversazioni, le sue dimissioni sarebbero gradite. Se non ci arriva da solo, sarebbe bello che la porta gli fosse indicata da chi ha potere e autorità. Mario Monti è il primo nome che ci viene in mente.
(articolo originariamente pubblicato il 29 settembre)
L’editoriale del Sole24ore del 2 ottobre, di Luigi Zingales