Post SilvioArriva l’uragano perfetto, ma New York non perde la calma

Arriva l’uragano perfetto, ma New York non perde la calma

NEW YORK – Ad Harlem gli ultimi riluttanti, o coraggiosi, tirano giù le serrande dei negozi a pomeriggio avanzato. “Magari non succede niente, ma ci hanno raccomandato di chiudere, è un continuo ripetere che arriva la catastrofe, e non si sa mai…”. A New York piove e tira un po’ di vento, ma se non ci fosse un’allerta mondiale per la città più famosa del mondo, minacciata dall’avanzata di Sandy, sembrerebbe semplicemente una giornata normale in un autunno normale. Anzi, in un autunno caldo. E invece no. Taxi, case, bar e ristoranti ancora aperti echeggiano come un sol uomo la paura del “più grande uragano di tutti i tempi”. Per chi è appena arrivato a New York, con un’agenda carica di appuntamenti, è una specie di strana disdetta. “Ci sentiamo nei prossimi, oggi non mi muovo da casa: sto cercando di proteggerla da Sandy…” dice il gestore di un fondo di private equity, che incontrerò dopo che Sandy se n’è andata. “Sto scappando da un albergo di dowtown” scrive invece un politico italiano, nel mezzo di un tour americano sospeso tra l’incerta riconferma di Obama e le primarie all’americana (cioè vere) che abbiano riguardato la storia del suo partito. “Ci sentiamo mercoledì, dopo che Sandy ci avrà lasciato in pace”, dicono banchieri, finanzieri, scrittori e giornalisti.

“Siamo seri, ci terrorizzano per niente” dice sicuro un tassista etiope. “Continuare a cambiare l’orario del picco, prima dicono che il momento peggiore è di pomeriggio, poi di notte, poi domani, poi ieri…”. Ridacchia. Lui è scappato dal Corno d’Africa quando è arrivata la rivoluzione socialista che ha confiscato quei due pezzetti di terra che aveva la sua famiglia. “Questo lavoro è stressantissimo, meno male che oggi, grazie a Sandy, si viaggia bene e non c’è caos in giro…”. Già, le grandi strade sono deserte e a Times Square le luci, i neon, le insegne, i grandi negozi tutto succede in un silenzio irreale per la Grande Mela. Stare in mezzo alla strada a fotografare prospettive che corrono senza incontrare macchine è un’esperienza nuova per tanti, e tanti si buttano. “Sandy? Ma quale Sandy… speriamo solo di trovare un ristorante aperto stasera”.

Lungo il canale che porta all’Oceano, a fianco al Central Park, non ci sono macchine. Si corre veloci, dal sud al nord, in pochi minuti. La Polizia blocca chi si affaccia al fiume per fare fotografie. “No way, go home”. In un attimo ti ritrovi da dov’eri partito, ad Harlem. In un silenzio che fa impressione, senza macchine, senza stress, senza agitazione. In strada non c’è nessuno, e negli ultimi supermercati aperti aperti è inutile sperare di trovare acqua. “L’acqua è finita, l’han comprata tutta, ripassate dopo Sandy”. Chi per lavoro o per qualsiasi altra ragione è andata a Brooklyn, di là dai ponti, là si fermerà. L’acqua sale troppo, e i ponti restano chiusi fino a nuovi aggiornamenti.

Ma pensando alle città italiane, ci si accorge di quanto New York risponde tranquilla all’allerta, anche troppo. Martellata da informazioni in tempo reale, sembra però anestetizzata, e trattiene con discrezione il fiato mentre al calar della sera si vedono ogni tanto piccoli istantanei blackout lasciare tutti al buio. “La grande maggioranza dei 300 mila che devono sfollare è rimasta a casa sua, queste persone non saranno arrestate ma stanno mettendo a rischio la vita propria e dei soccorritori”. Radio e tv continuano a ripetere lo stesso ritornello fino a quando è troppo tardi per evacuare e Bloomberg dice a tutti gli abitanti delle zone a rischio di non muoversi da lì: l’ora x – è vero, spostata più volte lungo la giornata – si avvicina. Da qualche parte, come in un inconscio condiviso dalla città, si sente che di qui l’evento estremo, il “big one” è già passato una volta, in un giorno di settembre di tanti anni fa. Sandy arriva dopo. Fa paura, certo, ma New York – quasi imprudente – la vive come una pausa tra la frenesia di ieri e quella di dopodomani, sperando di non dover piangere per colpa della sottovalutazione di chi non ha voluto lasciare casa.

E la politica? Cuomo e Bloomberg, governatore dello Stato e sindaco, sono in tv in servizio permanente effettivo. Spiegano, tranquillizzano, allertano, visibilmente preoccupati. E Obama? “Sono preoccupato, non per le elezioni ma per la vita delle persone”. Così, grazie a Sandy, anche New York si è ricordata delle presidenziali. Voterà Obama, e lo avrebbe fatto comunque. A una settimana dal voto, la grande mela continua però a non pensarci. “Sai, qui siamo tutti democratici da sempre”, ripetono tutti. E così, in un voto che si decide tutto in Ohio e Florida, perfino la democratica New York è protagonista delle elezioni. Non più per colpa di Lehman Brothers ma di Sandy: dalla tempesta perfetta della finanza a quella che si muove nei cieli.  

(fotografie di Federica Verona)

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