Le elezioni amministrative in Sicilia sono alle porte. Il prossimo 9 e 10 giugno, infatti, 141 comuni dell’isola saranno chiamati alle urne per il rinnovo di sindaci e consigli comunali. Quattro i capoluoghi di provincia che saranno coinvolti nella tornata elettorale: Siracusa, Ragusa, Catania e Messina.
A tenere banco in questi giorni, però, è una modifica alla legge elettorale in vigore, che ha fatto discutere parecchio. Il ddl presentato dal presidente dell’Assemblea regionale siciliana Giovanni Ardizzone, ha introdotto una variante particolare: quella della doppia preferenza di genere nella scelta dei consiglieri comunali.
Nello specifico l’elettore, diversamente che in passato, avrà ora diritto ad esprimere due preferenze: una per un candidato uomo e una per una donna. In questo caso i voti saranno entrambi validi. Se però l’elettore decidesse di esprimere due preferenze nei confronti di candidati dello stesso sesso, la seconda preferenza non verrà considerata. E qui si apre il dibattito.
Accompagnato dalla relatrice del ddl, l’onorevole (così si chiamano gli eletti all’Assemblea regionale siciliana) Alice Anselmo, e dall’assessore regionale alle Autonomie locali Patrizia Valenti, Ardizzone ha illustrato la norma esprimendo la sua personale soddisfazione: «ho voluto che si presentasse questo disegno di legge perché lo ritengo innovativo. È una norma che non ha progeniture, siamo infatti tra i primi, assieme alla Campania, a introdurre la doppia preferenza di genere nelle votazioni. Si tratta di una legge che tutti volevano ma che nessun governo era riuscito a portare avanti».
La legge approvata il 4 Aprile scorso dall’Assemblea Siciliana – con una maggioranza formata da Pd-crocettiani-Udc-Drs-Pdl – aveva scatenato le ire degli oppositori. Il capogruppo del Movimento cinque stelle all’Ars Giancarlo Cancelleri l’ha definita «una porcata, frutto di un inciucio tra Pd e Pdl. È venuto fuori il vero volto dell’Assemblea, pronta a tutto per approvare norme discutibili».
In realtà qualche dubbio su questa legge rimane: se da un lato non si può nascondere che essa possa favorire l’aumento del numero di donne nei consigli comunali, e quindi una loro partecipazione più attiva all’interno della politica. Dall’altro un uso distorto di questa legge potrebbe, come sostengono i grillini, incentivare il voto di scambio o comunque spianare la strada al classico meccanismo del controllo del voto. Il fatto che, in caso di due preferenze dello stesso sesso, non venga annullata la scheda ma solamente la seconda preferenza è un po’ come mettere una sorta di codice identificativo al voto. Una seconda preferenza assegnata ad un candidato dello stesso sesso equivarrebbe quindi ad un “voto firmato”.
Va anche tenuto in considerazione, il precedente importante di Messina durante le primarie del Pd per il Parlamento, tenutesi a dicembre. Anche in quell’occasione si sceglievano i candidati con il meccanismo delle doppie preferenze: Francantonio Genovese fu il più votato in Italia ottenendo 19mila preferenze, trascinando con sé anche l’elezione di Maria Tindara Gullo, che tra l’altro ottenne 11mila voti. Un risultato, inaspettato per una new-entry della politica, che i più attribuiscono alla partnership con Genovese. Merito della doppia preferenza di genere?
Da parte di chi ha voluto fortemente questa legge, c’è la convinzione di «aver tutelato la volontà dell’elettore, prevenendo la nullità in caso di doppia preferenza allo stesso sesso per il secondo nome» spiega l’on Alice Anselmo, relatrice della norma «il principio è quello di garantire la parità di genere. Ci siamo rifatti all’articolo 51 delle Costituzione italiana. E a coloro i quali parlano di agevolazione alle mafie per la compravendita dei voti, faccio presente che l’Ars ha attuato una norma già introdotta in passato dal governo con la legge 215/2012»
Il ddl “norme in materia di rappresentanza e doppia preferenza di genere” può considerarsi legge a tutti gli effetti, avendo superato il vaglio del Commissario di Stato che non ha riscontrato requisiti di incostituzionalità nella norma. Il voto alle porte sarà il primo test per la legge e si capirà quanto sarà stata rinnovata la classe dirigente siciliana, quanto si saranno tinti di rosa i consigli comunali e soprattutto quanto sarà stata efficace una legge che, come al solito, piace ad alcuni e scontenta altri.
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Twitter: @FabrizioMarino_