I giovani pro-militari, padri del golpe anti Morsi

Iniziata come campagna di raccolta firme

Il Cairo – Piazza Tahrir è tornata ad essere popolata da giovani di Tamarrod (ribellione), venditori ambulanti, poveri, attivisti, come ai tempi delle rivolte del 2011. Si vedono spesso circolare anche uomini del Mukabarat (Servizi segreti), mentre sono intensi i controlli per chiunque voglia raggiungere il simbolo dei movimenti. Qui sembra che il colpo di stato ci sia stato solo in parte.

Tamarrod e la sinistra egiziana: da campagna di raccolta firme a movimento politico

Quando Morsi era ancora saldamente al potere, si è tenuta un’affollatissima assemblea in via Murad (Giza), nella sede del Partito dei socialisti rivoluzionari, uno dei movimenti più vicini alle ragioni dei lavoratori egiziani. Decine di attivisti fermavano automobili in strada per consegnare fogli da firmare per la campagna Tamarrod, ancora agli inizi. Al tavolo dei relatori sedevano Mahmoud Badr, ora portavoce della campagna, e Mohammed Abdel Aziz. Quest’ultimo è un volto noto tra i giovani contestatori perché ha fatto parte del movimento Kifaya! (Basta) che chiedeva a Mubarak di non ricandidarsi per un sesto mandato nel 2005. Questo episodio può far pensare ad una relazione diretta tra Tamarrod e movimenti della sinistra egiziana, prima del colpo di stato del 3 luglio scorso. Riunioni simili però si svolgevano anche nei quartieri della classe media agiata di Mohandessin o nei pressi delle sedi dei partiti liberali.

Tamarrod, nata come una campagna di raccolta firme e non un partito politico, ha cementato l’entusiasmo di centinaia di giovani e ha ottenuto l’incredibile risultato di evidenziare l’estesa opposizione alla leadership dei Fratelli musulmani. Non solo, ha rimescolato le carte tra i giovani rivoluzionari, restituendo respiro ad un movimento informale, che sembrava destinato alla marginalizzazione. A conferma del successo dell’iniziativa, con l’imponente contestazione del 30 giugno scorso, sul treno di Tamarrod sono salite le opposizioni laiche del Fronte di salvezza nazionale e i socialisti del Tagammu. Ma, con il colpo di stato, qualcosa è andato storto. I Tamarrod hanno insistito che non fosse in corso un golpe e hanno perso per strada parte dei movimenti di sinistra.

«Prima del 3 luglio, lavoravamo con Tamarrod , ora facciamo solo parte del coordinamento che unisce le componenti della campagna», ci spiega, Hesham Foad, dirigente del Partito socialista rivoluzionario. Hanno rivisto il loro sostegno a Tamarrod anche molti attivisti del movimento, nato nel 2008 in difesa dei lavoratori, “6 aprile”. «I Tamarrod vogliono che l’esercito abbia un ruolo politico e non bocciano la possibilità che si formi un Consiglio nazionale di ufficiali. Noi invece siamo completamente contrari alla commistione tra politica ed esercito», aggiunge Hesham. E va anche oltre: «Non permetteremo che la Costituzione sia scritta da un manipolo di tecnocrati, vogliamo una nuova Assemblea costituente eletta. E non procedure affrettate in sei mesi come previsto fin qui». Su questo concorda l’attivista socialista Mahiennour El-Masri, una delle più accorate esponenti della raccolta firme ad Alessandria. «Stanno dirottando le intenzioni di Tamarrod. Non abbiamo mai aderito completamente alla loro ideologia politica, sono dei riformisti, nazionalisti e nasseristi, più che socialisti», dichiara Mahiennour.

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Le relazioni di Tamarrod con esercito e polizia

Quando il caos regna nelle strade delle città egiziane, i primi ad avvantaggiarsene sono i poliziotti, che possono attivare i loro delegati, spesso semplici criminali o affiliati del dissolto Partito nazionale democratico, per diffondere terrore e insicurezza. La polizia è stata fin qui presa di mira dai manifestanti per le sue pratiche sommarie. Il ministero degli Interni, che controlla le forze di polizia, ha spesso dato ordini specifici ai poliziotti in merito all’uso della violenza. Quando sono in corso due enormi manifestazioni contrapposte e le vie del centro sono bloccate, polizia ed esercito si uniscono per diffondere con metodi diversi un senso di instabilità che spinga tutti a tornare a casa.

Il movimento per le dimissioni di Morsi ha assunto una portata tale anche per il ritrovato accordo tra manifestanti e polizia. «Ora i contestatori sono mano nella mano con la polizia, si abbracciano per strada con i poliziotti. I media descrivono la polizia come cambiata, non sono più gli assassini che hanno ucciso centinaia di manifestanti ma festeggiano insieme al popolo. Questo è uno degli errori principali della campagna Tamarrod», ci spiega Wael Abbas, giornalista e blogger. Perché i giovani che hanno promosso la raccolta firme non criticano la polizia? «Ho il sospetto che abbiano ampie connivenze con i Servizi di sicurezza o comunque una grave immaturità politica. Stanno appoggiando il golpe militare, – prosegue Abbas – non ricordano forse cosa hanno significato due anni di giunta militare per i movimenti?», aggiunge Wael. A questo proposito, Mahiennour continua: «La campagna è iniziata lentamente. Con il boom delle contestazioni per l’anniversario dell’elezione di Morsi, l’ordine dei militari è stato di far apparire continuamente nella televisione di Stato giovani di Tamarrod, creando il clima necessario per il loro intervento, mentre uomini dell’Intelligence erano dovunque».

Anche dalle dichiarazioni dei leader del movimento, si evince il tentativo di manipolazione da parte delle Forze armate. «Ci hanno chiesto di partecipare a riunioni decisive sulla sorte del governo, noi abbiamo chiesto a El-Sisi (capo delle Forze armate, ndr) di stare dalla nostra parte e indire elezioni anticipate», è questo il racconto di Mahmoud Badr, portavoce di Tamarrod, della notte in cui è stata presa la decisione di destituire Morsi. Ora i Tamarrod rischiano di essere di nuovo marginalizzati, come era successo con i loro giovani predecessori, per la manifesta connivenza con i militari golpisti e un odio intrinseco verso i Fratelli musulmani. Ma lentamente emergono le critiche delle opposizioni alla tabella di marcia forzata definita dal presidente ad interim Adli Mansour, anche se i colloqui con i militari continuano.

Twitter: @stradedellest

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