Suicidi & psicologi, come si sta in un carcere italiano

Il nuovo bando per 500 operatori

A settembre il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in visita al carcere di Poggioreale di Napoli aveva annunciato l’invio di un messaggio alle Camere. Aveva lasciato la necessità di un suo intervento, un provvedimento mirato. Le ipotesi viaggiano dalla clemenza all’amnistia, passando per l’indulto. Il ruolo del Parlamento è comunque fondamentale. Così come è estremamente importante legare qualsiasi scelta calata dall’alto ad altri due pilastri. La riforma della giustizia e le necessità umane di chi dentro le mura vive o lavora. Nulla di tutto ciò sarà facile.

Gli psicologi

Al contrario sembra che la riforma della giustizia e l’annesso intervento sul sistema carcerario con le conseguenze umane correlate (suicidi tra detenuti e guardie) si allontanino dall’agenda politica. E al momento l’unico cambiamento in atto sembra coinvolgere il ruolo degli psicologi che operano dentro le mura. Si sta andando verso una nuova fase, depotenziata e maggiormente frammentaria. È partito infatti l’iter per i bandi di selezione legati alle nuove disposizioni che finiranno per cambiare l’approccio dei circa 500 operatori psicologi.

Si tratta di coloro che si occupano di tutte le realtà non cliniche, ovvero dell’osservazione dei detenuti, finalizzata a stabilire un programma di reinserimento sociale con minori rischi possibili per i cittadini. I nuovi bandi sembrano voler mettere da parte gli psicologi penitenziari con esperienza trentennale. L’Amministrazione chiede di rifare la selezione già superata nel 1985, 1989 e 2003 senza che l’esperienza pregressa possa fare punteggio. Rispetto all’ultimo bando effettuato, i colloqui che termineranno intorno a dicembre prevedono rapporti di lavoro, sempre a partita Iva (17 euro all’ora e 19 nelle carceri geograficamente disagiata) come un tempo, ma con una scadenza annuale rinnovabile fino a quattro mandati. Il 2005 è stato assunto a linea di demarcazione. Col risultato che un laureato in quell’anno, che abbia svolto il tirocinio successivamente, si trova ad avere più titoli dello psicologo che gli ha fatto da tutor.

Avanti i giovani? A prima avviso potrebbe sembrare così. In realtà col mandato quadriennale non si offre un futuro nemmeno a medio termine. La riforma nasce invece da un fatto contingente. Alcuni psicologi negli anni scorsi hanno avviato cause con l’obiettivo di trasformare il rapporto lavorativo autonomo in uno subordinato. Così il timore (anche se le cause sono state quasi tutte vinte dallo Stato) che i casi isolati potessero diffondersi, in tempi di tagli al budget, ha fatto scattare la cesoia. Secondo gli psicologi il risultato sarà una maggiore difficoltà operativa e una minore tutela dei detenuti. Ci saranno più suicidi? Ovviamente si spera di no, ma certo i trattamenti si spezzeranno per poi ricominciare con un nuovo psicologo. Senza contare che, rimanendo in tema di spending review, impegnare ogni quattro anni i direttori degli istituti per circa 40 giorni in colloqui selettivi toglierà loro tempo per le altre (principali) mansioni.

In sostanza, anche se l’amministrazione non è chiamata a un esborso diretto, difficilmente si può dire che ci sarà risparmio di denaro. «A complicare la situazione», spiega a Linkiesta Carla Fineschi, psicologa impegnata nel carcere di Siena dal 1989 (20 ore mensili per 90 detenuti), «si aggiunge il fatto che la circolare ministeriale viene applicata a macchia di leopardo e a livello regionale, non facilitando certo un piano nazionale. Così io dovrei sottopormi a una selezione già fatta 25 anni fa con un punteggio inferiore ai miei tirocinanti mentre colleghe di altre regioni non dovranno farlo. Non parteciperò, dunque, perché ritengo che questa richiesta sia lesiva dei diritti e non posso in nessun modo avvallarla». Uno scoramento che sembra diffuso anche tra molti altri operatori e che non dovrebbe aver un buon impatto sulla popolazione carceraria, già gravata da numerose problematiche.

I veri numeri dei morti di carcere

Le statistiche sui suicidi nelle carceri europee sono elaborate annualmente dal Consiglio d’Europa e gli ultimi dati disponibili a livello Ue sono quelli relativi al 2007. Prendendo in considerazione anche i due anni precedenti (2005 e 2006) risulta una media annua di 9,4 suicidi ogni 10mila detenuti, tra i presenti in tutte le carceri del continente. Confrontando invece i tassi di suicidio nelle popolazioni detenute dei singoli Paesi, il valore mediano risulta di 7,4 suicidi l’anno ogni 10mila persone.

Negli Stati Uniti fino a 30 anni fa il tasso di suicidio tra i detenuti era simile a quello che si registra oggi in Europa. «La svolta avvenne nel 1988», spiega un report del centro studi Ristretti Orizzonti, «quando il governo istituì un Ufficio “ad hoc” per la prevenzione dei suicidi in carcere, con uno staff di 500 persone incaricate della formazione del personale penitenziario: in 25 anni i suicidi si sono ridotti del 70%. In dieci anni su una media Usa di circa 2 milioni di detenuti ci sono stati circa 1.700 suicidi. Nelle stesso periodo in Italia con una popolazione media carceraria di un trentasettesimo rispetto a quella americana si è assistito a poco meno di 500 sucidi. Circa un terzo rispetto a quelli Usa. In 40 anni da noi il numero dei detenuti è raddoppiato (ora sono circa 68mila), i posti letto sono aumentati di sole 10mila unità. Con circa 15mila tentati suicidi negli ultimi 20 anni e 98mila atti di autolesionismo, e i suicidi medi all’anno sono passati da 20 a oltre 60. Una frequenza 21 volte superiore a quella che si registra tra le persone in libertà e il dramma è che la statistica non è completa.

Nel 2012 ci sono stati 60 suicidi e 154 decessi per cause naturali. Tutti i detenuti morti sull’ambulanza, all’arrivo al pronto soccorso o in ospedale non rientrano nei conteggi. Tecnicamente il loro decesso non è infatti stato constatato dentro le mura. Ciò significa che il dato sui suicidi deve essere aumentato almeno di un dieci/quindici per cento e quello sui decessi per altre cause molto di più. A confermare a Linkiesta le stime è l’associazione Ristretti Orizzonti oltre a due operatori sanitari. Cifre scomode. Il rischio è volerle ignorare. Il dubbio però sorge: è proprio il caso di andare al risparmio sul sostegno psicologico?

Anni Suicidi Totale morti
2000 61 165
2001 69 177
2002 52 160
2003 56 157
2004 52 156
2005 57 172
2006 50 134
2007 45 123
2008 46 142
2009 72 177
2010 66 184
2011 66 186
2012 60 154
2013* 38 118
Totale 790 2205

* Aggiornamento al 20 settembre 2013